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Eurofighter, decollo costoso

15 dicembre 2004
Fonte: Il Sole 24 Ore - 15 dicembre 2004

La firma di un contratto del valore di oltre 16 miliardi di euro per l'industria della difesa in Europa dovrebbe essere salutata come un evento spettacolare dalle industrie cui farà affluire commesse e lavoro prezioso. Soprattutto per un settore che da tempo soffre per le riduzioni o la stagnazione degli stanziamenti (in Germania e Italia) o che, pur partendo da basi più elevate, non assiste ai fuochi d'artificio del generoso budget americano: vale per la Gran Bretagna e, benché non sia direttamente coinvolta in questa vicenda, la Francia.
Eppure la firma del secondo contratto di produzione per l'Eurofighter Typhoon contiene un paradosso: in privato le industrie si compiacciono, ma in pubblico non fanno annunci, né commenti. Questo silenzio probabilmente è sintomo dell'imbarazzo per una pratica che non si può considerare completamente "sdoganata". A Londra in luglio ci sono stati mugugni per l'aumento dei costi del programma. A Roma non è stato chiarito come sarà finanziato il nuovo contratto.
Il via alla seconda fase del programma, che giunge così a 384 aerei, pari al 62% rispetto a un totale programmato di 620 velivoli, è un segnale positivo per la cooperazione europea. Ma l'evento mette anche in luce le divisioni, politiche e industriali, che rendono ancora impossibile un'autentica competizione con gli Stati Uniti. Una settimana fa il Governo francese, che non aderisce all'Efa, ha firmato l'acquisto di 59 caccia Rafale dalla Dassault per 3,1 miliardi. Salgono così a 120 velivoli gli ordini in Francia dell'erede del Mirage. Un terzo caccia, più piccolo, il Gripen, è prodotto in Europa dalla Saab, industria svedese partecipata da Bae.
Negli Stati Uniti intanto avanza il programma del Jsf F35, l'ultimo supercaccia, realizzato da Lockheed, che prevede di venderne 2.500-3.000 solo negli Usa. Mentre l'Europa disperde le risorse più limitate su tre caccia, negli Usa si realizzano economie di scala, con la possibilità di spalmare su più macchine le spese di sviluppo. L'Europa deve trovare maggior collaborazione industriale e convergenza sui prodotti per far sì che quella che è un'occasione di festa per le industrie della difesa non si trasformi in un nuovo peso per i contribuenti.

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