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Difesa

Eurofighter, un affare da 23 miliardi per la produzione dei caccia europei

Contratto in arrivo anche dall'Italia Il ruolo di Finmeccanica e Avio
Andrea Nativi
Fonte: Il Giornale - 03 ottobre 2004

E' questione di poche settimane, poi i governi di Italia, Gran Bretagna, Germania e Spagna assegneranno al consorzio industriale Eurofighter il tanto atteso contratto che consentirà di procedere alla produzione di 236 velivoli da combattimento Typhoon e di 519 motori EJ200, nonché di sviluppare versioni evolute di questo aereo.
La posta in gioco è colossale, ufficialmente nessuno si azzarda a fare cifre, ma a quanto risulta a il Giornale la commessa vale poco meno di 23 miliardi. In particolare, per la produzione sono previsti quasi 10 miliardi, il resto servirà a pagare le attività non ricorrenti, quindi essenzialmente la ricerca e lo sviluppo. Il tutto terrà impegnate quasi 400 società aerospaziali, assicurando 120mila posti di lavoro diretti e indiretti. I primi di questi aerei potranno essere consegnati a partire dalla fine del 2007. L'Italia è impegnata con un ruolo rilevante: ha una quota del 19,5% nella produzione e tutte le aziende aerospaziali nazionali, a partire dalla galassia di Finmeccanica (cellula ed elettronica) e Avio (propulsione), sono coinvolte. Gli aerei destinati alla nostra aeronautica sono 46. Per le industrie europee un ulteriore ritardo nella firma del contratto avrebbe conseguenze devastanti: si creerebbe infatti un «»buco» tra la produzione e le attività coperte da un primo contratto da 7,5 miliardi, firmato
nel '98, relativo a 148 aerei (29 per l'Italia), e il nuovo lotto. Oltre a un incremento dei costi di almeno un miliardo, le aziende non avrebbero altra alternativa se non quella di licenziare gli addetti in eccedenza. Tra l'altro, i ritardi rischiano di avere gravi ripercussione anche sui clienti «export», a partire dall'Austria, che nel luglio 2003 ha ordinato 18 aerei della seconda serie. Se non li riceverà nei tempi e ai prezzi previsti, il Paese dovrà essere risarcito con penali pesantissime.
Singapore sta valutando il caccia europeo per un requisito che riguarda fino a 60 unità, in più lotti. L'aereo europeo sarà eliminato dalla gara se la continuità produttiva non sarà assicurata. In effetti, a fare le bizze è essenzialmente solo la Gran Bretagna, che vuole introdurre nuove formule contrattuali, insiste per firmare solo commesse a prezzo fisso/ garantito e ha chiesto anche di modificare l'aereo
per renderlo prima del previsto un cacciabombardiere multi ruolo. Alla fine, però, sembra proprio che un compromesso sarà raggiunto.
«C'è un cauto ottimismo, speriamo di poter chiudere entro fine novembre», ci ha detto Aloysius Rauen, amministratore delegato di Eurofighter. I problemi comunque non sono solo inglesi, l'Italia deve trovare un sistema per pagare la sua quota, visto che il bilancio ordinario della Difesa permette di coprirne solo una parte. Sembra che l'orientamento sia quello di ricorrere a mutui garantiti dal Tesoro, come già accaduto in passato.

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