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Un articolo di Daniel Pearl

Io ti compro un F-16, tu investi nel mio fondo

Le compensazioni nei contratti militari hanno spesso poco a che fare con l'acquirente
Fonte: microfinanza.it

Daniel Pearl - giornalista del Wall Street Journal, rapito e ucciso a febbraio 2002 in Pakistan da un gruppo armato del fondamentalismo islamista perché statunitense e, soprattutto, perché ebreo - è autore di importanti inchieste e servizi in cui ha descritto i nuovi meccanismi del commercio delle armi e i suoi intrecci con l'alta finanza.
In tempi di revisione, per fortuna contrastata, della legge italiana sul commercio bellico (n.185/90), riportiamo la traduzione di "Offset requirements of defense deals often have little to do with purchaser" di Pearl, uscito sul Wsj il 20 aprile 2000. Per la cronaca, tra le richieste dei suoi assassini c'era anche quella della consegna al Pakistan dei caccia F-16 promessi dagli Usa.

Può una vendita di armi statunitensi nel Golfo Persico aiutare un'azienda petrolifera a cedere stazioni di benzina in Europa? Sì, nelle nuove logiche del commercio internazionale degli armamenti.
Per decenni i principali paesi che acquistano armi hanno richiesto compensazioni economiche in beni (offset: tipico il caso dello scambio armi per petrolio n.d.r.) ai loro fornitori per mantenere alcuni dei benefici economici dell'affare nel paese. Ora però i fornitori delle commesse militari stanno sviluppando programmi più sofisticati per soddisfare i crescenti obblighi di compensazione. Molti affari non sono più in relazione con le armi vendute e alcuni hanno solo un lontano collegamento col paese acquirente. In Medio Oriente e in Asia ci sono operatori che lanciano fondi di investimento in offset, raccogliendo capitali dai venditori di armi per investirli in crediti di compensazione.
La recente vendita di caccia F-16 Lockheed-Martin agli Emirati Arabi Uniti - un affare da 6,4 miliardi di dollari - ha dato impulso a queste novità. La Lockheed infatti "compenserà" gli Emirati investendo 160 milioni di dollari nel portafoglio titoli - connesso al petrolio - gestito dal Gruppo Offsets, con base negli stessi Emirati. Il portafoglio comprende un gasdotto che attraversa gli Emirati Arabi, ma anche l'avvio di una nuova impresa in Gran Bretagna, la Summit Corporate Service ltd, che rastrella per conto degli Emiri petroliere e stazioni di benzina in Europa.

Rischio corruzione
A Washington ci sono opinioni contrastanti su questo approccio. Gli Stati Uniti ufficialmente si oppongono alle compensazioni con l'argomento che distorcono il libero mercato e recentemente hanno promosso colloqui con ventuno paesi per provare a ridurle o eliminarle. Le compensazioni però sono una parte cruciale delle trattative sulle armi e l'Amministrazione non intende mettere in difficoltà le imprese Usa. Così, all'interno dello stesso Dipartimento del commercio, la International Trade Administration ha pubblicato nel '97 uno studio che suggeriva che i fondi di investimento erano uno "strumento conveniente" per le imprese Usa per soddisfare le compensazioni, mentre l'Office of Strategic Industries and Economic Security criticava questa idea.
Mentre il Congresso si prepara ad esaminare l'affare Lockheed, il senatore del Wisconsin Russell Feingold, un critico delle compensazioni, ha chiesto informazioni sugli offset ai funzionari dell'Amministrazione Clinton. Tra le preoccupazioni segnalate nella risposta dell'Amministrazione, emerge quella sul fatto che le operazioni di compensazione possono essere usate per far arrivare favori finanziari ai funzionari di altri paesi.
La legge statunitense lo considera un reato. Nessuno peraltro accusa i ricchi dirigenti degli Emirati Arabi Uniti di chiedere tangenti. Tuttavia ci sono elementi di allarme nell'affare. Il Gruppo Offsets è infatti gestito dal massimo negoziatore dei contratti militari degli Emirati, lo sceicco Mohammed bin Zayed al Nahyan. Il consiglio di amministrazione comprende lui, due suoi consiglieri e il suo segretario. Anche altri membri della famiglia reale hanno partecipato a precedenti accordi di compensazione.
Questo non è necessariamente un problema, dicono avvocati statunitensi, almeno fin quando questi funzionari non ottengono condizioni di investimento particolarmente favorevoli. La Lockheed afferma di aver chiarito i termini della compensazione attraverso "i passi necessari". L'Offsets Group sostiene di aver lasciato amministrare gli investimenti ad una "primaria società internazionale accettabile da entrambe le parti".

Petrolio e limousine
"Siamo letteralmente sotto il microscopio" dice Keyvan Rahimian del London's Rotch Property Group ltd, partner della Summit Corporate Service per le acquisizioni delle stazioni europee di benzina. Rotch e la Summit hanno quasi concluso l'acquisto del 50% della partita complessiva nella recente operazione di leasing immobiliare da 475 milioni di dollari per 180 stazioni Shell in Gran Bretagna. La Summit venderebbe la metà della sua quota ad un'entità degli Emirati Arabi chiamata Hafeet Trading, ma la composizione sociale della Hafeet non è nota. "Il Gruppo Offsets comunque non è direttamente coinvolto nelle attività commerciali" precisa Rahimian.
Per ora le proprietà della Summit consistono in due automobili limousine e nella partecipazione, nel '97, ad una compensazione per l'affitto di velivoli. Eppure il fondatore della società, il veterano statunitense degli offset R. Grant Rogan, sembra essere riuscito a vendere ai dirigenti degli Emirati l'idea di fare maggiori investimenti petroliferi in Europa anche per diversificare rispetto al mercato asiatico. "Così hanno un portafoglio misto" dice.

Fondi "più che sicuri"
Finora le piccole società finanziarie hanno avuto più fortuna delle grandi banche di investimento nel frammentato mercato delle compensazioni. La Chescor Capital Corp. con sede in Gran Bretagna ha recentemente lanciato un fondo di investimento chiuso di 20 milioni di dollari su dieci anni, promettendo a piccoli produttori di armi rendimenti "più che privi di rischio" e crediti di compensazione degli Emirati Arabi Uniti. Devcorp International, un'azienda del Bahrain, sta gestendo un fondo azionario di compensazione da 25 milioni di dollari in Arabia Saudita e pensa di raddoppiarlo presto.
Gli esperti dell'industria della difesa dicono che l'investimento, negli Emirati, è minore di quanto l'azienda esportatrice pagherebbe di penale se non rispettasse le compensazioni. "Gli operatori però sono confusi" dice un consulente. "Pensano che sia una grande idea, ma non hanno ancora capito perché stanno facendo un buon affare".

di Daniel Pearl, dal Wall Street Journal del 20 Aprile 2000

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