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Le repubbliche ex sovietiche si sono spartite il consistente apparato militare dell’Urss facendosi concorrenza

Il mercato dei caccia bombardieri

Ad aprirlo è stata la Bielorussia, e la Russia si è adeguata
Francesco Terreri
Fonte: L'Adige

di Francesco Terreri

Prima la Bielorussia, dopo la Russia. Sono i mercati dell’Europa dell’Est quelli privilegiati dal Perù per l’acquisto di costosissime macchine da guerra.
Nel 1997, come conferma il governo peruviano nelle informazioni che fornisce al Registro Onu sulle armi convenzionali, il Perù acquista 18 MiG-29 dalla Bielorussia. È lo stesso anno in cui l’italiana Oto Melara vende a Lima 6 missili Otomat. Il MiG-29, che gli occidentali ai tempi dell’Urss chiamavano «Fulcrum», è uno dei modelli più recenti della lunga serie di aerei da guerra delle officine Mikoyan. È un caccia di superiorità aerea dello stesso rango dello statunitense F-15. Comincia ad essere prodotto in Unione Sovietica nel 1982 e dal ’90 è praticamente solo esportato. Le repubbliche ex sovietiche si spartiscono il consistente apparato militare-industriale dell’Urss e cominciano a farsi concorrenza sul mercato internazionale delle armi, uno dei pochi prodotti che riescono a vendere dopo il collasso del sistema industriale. Così la Bielorussia smista MiG-29 in giro per il mondo, ma la Russia, tramite il suo ente statale Rosvoorouzhenie, che però ora rappresenta interessi privati, non è da meno. Così nel 1998 sono i russi, rappresentati per l’occasione da Evgeny Ananiev, a vendere 3 MiG-29 al Perù di Fujimori-Montesinos. Prezzo: 117 milioni di dollari. Come mettono in luce le inchieste degli ultimi anni, su quell’affare sono state pagate tangenti per complessivi 18,4 milioni di dollari, poco più del 15% del valore della fornitura. Un elemento divenuto cruciale oggi in un mercato delle armi più competitivo, con acquirenti che fanno più fatica a comprare. Con queste operazioni, la Russia, dopo anni di declino, ha riconquistato il secondo posto come esportatore. Secondo l’Istituto di ricerche sulla pace di Stoccolma, il Sipri, nel quinquennio 1998-2002 la Russia vende 20,7 miliardi di dollari di grandi sistemi d’arma, seconda solo ai 37,7 miliardi degli Stati Uniti. L’Italia è a quota 1,8 miliardi. Ma la vicenda non finisce qui. Occorre riciclare il denaro delle mazzette per ripulirlo e metterlo al sicuro. E nel giro vorticoso di denaro spuntano
fuori banche importanti: il colosso Ubs, la Adamas Bank, oggi Bipielle Bank Suisse, gruppo Banca Popolare di Lodi.

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