L'Unione Europea approva il sostegno all'industria militare con fondi pubblici
"Ciò equivale a sovvenzionare l'industria degli armamenti europea, che già beneficia in gran parte di denaro pubblico attraverso altri canali nazionali", afferma Wendela de Vries Coordinatrice della ONG olandese “Stop Wapenhandel”. Questa decisione rappresenta anche un cambio di paradigma fondamentale del progetto europeo. Finora i fondi UE per la ricerca sono stati strettamente limitati ad utilizzi finali di natura civile, anche se l'industria militare potrebbe già accedere a tali fondi attraverso progetti più ampiamente legati alla sicurezza o a materiale 'dual-use'. Con questo voto, i Governi dell'UE e Parlamentari europei che favoriscono una Unione militarizzata stanno spingendo per uno slittamento non esplicito di paradigma nel progetto europeo. Le organizzazioni parte di ENAAT contestano con forza che il contributo finanziario a ricerche di questo tipo serva davvero per la “difesa europea”.
La mancanza di trasparenza evidenzia un processo decisionale non adeguato
In primo luogo, con una cifra complessiva di di 217,5 miliardi di euro (somma per tutti gli Stati membri) nel 2015 l'Unione Europea è già oggi al secondo posto nel mondo in termini di spese militari: pretendere che siano necessari ancora più soldi per la sicurezza europea non ha dunque alcun senso.
In secondo luogo "questa decisione è stata presa sotto la forte influenza dell'industria degli armamenti e di alcuni Stati membri interessati a questo specifico finanziamento, e quindi gran parte del beneficio giungerà a questo particolare settore industriale, senza favorire l'interesse comune dell'UE", osserva Francesco Vignarca, Coordinatore della Rete Italiana per il Disarmo. Un Gruppo di personalità (GoP), composto da 9 rappresentanti dell'industria militare su 16 membri totali (gli altri provenivano per lo più da Stati membri e istituzioni UE) ha lavorato per 18 mesi al fine di 'dare consigli' alla Commissione europea sul contenuto e le modalità di questo finanziamento. "Questo Gruppo di Personalità non è però mai stato ufficialmente inserito nel registro dei gruppi di esperti della Commissione. Alcuni dati specifici su tale GoP sono stati pubblicati online, ma questo non esime la Commissione europea dal rimanere strettamente aderente al suo principio di trasparenza verso i cittadini europei ", commenta Ann Feltham, Coordinatrice delle attività parlamentari per la Campaign Against Arms Trade nel Regno Unito.
"Accettando senza condizioni questa Azione Preparatoria, il Parlamento europeo ha in un certo senso votato un assegno in bianco per l'Agenzia europea per la difesa (EDA) e per l'industria delle armi nel suo complesso, e si priva di qualsiasi leva per influenzare l'uso e le modalità di questo finanziamento che non sia una banale verifica ex-post", afferma Tony Fortin, Presidente dell'Observatoire des armements in Francia. "L'attuazione di questa azione preparatoria dovrebbe essere oggetto di particolare controllo da deputati provenienti da gruppi diversi. E l'imminente dibattito politico su un futuro programma europeo di ricerca per la difesa del valore complessivo di 3,5 miliardi di euro per il periodo 2021-2027 dovrà essere molto più ampio, approfondito e condotto congiuntamente da diverse Commissioni includendo sistematicamente voci critiche della società civile per controbilanciare gli interessi del settore industriale armiero”, conclude Bram Vrancken, della ONG belga Vredesactie.
Il Piano d'Azione Europeo per la Difesa apre generose opportunità per l'industria degli armamenti
Il Piano d'Azione Europeo per la Difesa (ED DAP) adottato ieri rivela inoltre che l'Azione Preparatoria inserita nel budget 2017 è solo una piccola parte di un progetto molto più ampio che mira a sostenere l'intero ciclo di sviluppo delle capacità di difesa, dando all'industria delle armi enorme accesso a una vasta gamma di strumenti finanziari e di strategia politica dell'Unione Europea a margine del già citato programma di ricerca di 3,5 miliardi: la Banca europea per gli investimenti, i fondi Strutturali e di Investimento (EFSI), il programma COSME, Fondi regionali di sviluppo (FESR) e addirittura anche l'Erasmus+! Tutti messi a servizio per garantire i profitti a lungo termine dei commercianti di armi. Il settore militare sta inoltre diventando prioritario per molte altre iniziative politiche come la “New Skill Agenda” o lo sviluppo di cluster regionali. Senza dimenticare l'ipotesi di escludere i contributi nazionali all'ipotizzato Fondo Europeo di Difesa dal conteggio dei deficit nazionali nell'ambito dei limiti europei di bilancio, con coordinamento e costi amministrativi assunti direttamente nel bilancio dell'Unione.
"Il Piano d'Azione appena presentato purtroppo conferma che avevamo già da mesi ragione nel considerare l'Azione Preparatoria sulla ricerca per difesa un pericoloso precedente: se portato avanti contribuirà ad accelerare la corsa agli armamenti con il risultato di mettere armi sempre più sofisticate a disposizione di attori belligeranti in tutto il mondo", conclude Laëtitia Sédou, Programme Officer UE per ENAAT.
Reference sulle notizie di queste ore
the Guardian, EU member states may have to foot £3.5bn bill for military research
EU observer, MEPs to back multi-million euro military research budget
EU Observer, EU to propose joint defence fund
New Europe: EU citizens could have to pay for military research
Science Business: Science group hits out at EU military research plan
European Defence Action Plan
La Rete europea ENAAT (The European Network Against Arms Trade) è stata fondata nel 1984 e coinvolge gruppi ed individui che vedono nell'incontrollato commercio di armamenti una minaccia per la pace, la sicurezza, lo sviluppo. La Rete è composta da 14 organismi, campagne, gruppi di ricerca nazionali di 13 Paesi europei differenti, e da 3 organizzazioni internazionali europee.