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Sempre più soldi alle missioni militari, sempre meno alla cooperazione

Rete Disarmo è fortemente critica: «Nessun cambio di prospettiva rispetto al passato», dice. «Ancora centinaia di milioni destinati a missioni armate poco efficaci e solo le briciole a progetti di cooperazione civile».
Luciano Scalettari
Fonte: Famiglia Cristiana - 13 giugno 2016

Un miliardo e 200 milioni di euro: questa è la cifra che il Governo intende destinare nel 2016 alle missioni militari all’estero (in linea con lo scorso anno), a fronte di solo 90 milioni (in calo di 16) per la cooperazione civile nelle stesse aree. Queste, in sintesi, le cifre contenute nel decreto legge presentato in questi giorni al Parlamento, sul quale sono stati sentiti i ministri Roberta Pinotti e Paolo Gentiloni nelle Commissioni competenti riunite di Camera e Senato.

Gentiloni e Pinotti Rete Disarmo rinnova ‒ come già in passato ‒ la critica all'impianto generale del provvedimento che inserisce nello stesso decreto legge (da votare o respingere in toto, quindi) «missioni», dice, «di natura e portata completamente differente. Sarebbe invece più opportuno procedere con una suddivisione (almeno per tipologia ed area) al fine di permettere ai parlamentari di effettuare scelte ponderate e più sensate. Da anni è stata promessa una “legge quadro” che dovrebbe superare questo problema di raggruppamento improprio, ma non è in vista una sua approvazione e non si può utilizzare questa attesa come scusa per reiterare meccanismi evidentemente negativi».

Nel testo proposto al Parlamento, insiste l’associazione disarmista, si esplicita solo la dotazione finanziaria dei diversi interventi, dicendo poco o nulla in merito alla situazione di ciascuna missione e agli obiettivi raggiunti. «Molte sono attive da più di dieci anni: vogliamo ragionare sui risultati ottenuti o solamente agire con rinnovi automatici?», sottolinea Laura Zeppa, di Rete Disarmo.

«Il provvedimento in discussione», spiega ancora l’associazione, «oltre a prorogare la missione in Afghanistan, che si sarebbe invece dovuta concludere nel 2014, continua a finanziare direttamente con 120 milioni di euro le forze di sicurezza di Kabul sulle quali la comunità internazionale ha espresso forti riserve. Il tutto senza un condizionamento di questi importanti aiuti militari al rispetto di diritti umani e di procedure trasparenti. Complessivamente l'intervento nel Paese asiatico ci costerà oltre 300 milioni».

Quali sono le operazioni finanziate? Quelle in Libano, Kosovo, Albania, Palestina, Mali, Bosnia e Cipro; l’intervento anti-pirateria nell’Oceano Indiano; quella nell’area del Baltico per sorveglianza aerea in funzione anti-russa.

Missione afghanistan Inoltre, il nostro Paese sarà anche protagonista della missione dell’Unione Europea in Somalia, comandata da un generale italiano e a cui contribuiamo con un cospicuo contingente, per addestrare l’esercito locale. Tutto ciò nonostante l’esercito somalo arruoli ed utilizzi, secondo il Segretario Generale Onu, anche bambini soldato.

Il decreto prevede anche la fornitura di pezzi di ricambio degli aerei militari all'Egitto, nonostante la crisi diplomatica connessa all’omicidio Regeni, la forte repressione messa in atto dal regime di Al-Sisi e la partecipazione dell'Egitto alla coalizione a guida saudita impegnata nella guerra in Yemen. Rete Italiana per il Disarmo chiede invece «lo stop dell'export militare verso ll Cairo e altri Paesi della regione, e ritiene necessario bloccare qualsiasi aiuto militare almeno fino al ripristino delle libertà fondamentali».

Circa 236 milioni (in crescita) sono destinati a continuare il dispiegamento di mezzi aerei in Iraq. «Anche per quanto riguarda la Libia i fondi sono cospicui, ma poco chiari», commenta Francesco Vignarca, coordinatore della Rete, «perché si è quadruplicato fino a 90 milioni lo stanziamento per la forza navale già impegnata, ma senza dettagliarne i motivi ed esplicitare un'eventuale intenzione di intervento diretto. In generale, va notato come il robusto finanziamento delle missioni militari all'estero configuri ancora una volta una stampella per il bilancio della Difesa, che non sarebbe in grado altrimenti di garantire il funzionamento dell'elefantiaca macchina delle Forze Armate».

Secondo la Rete Italiana per il Disarmo la logica deve essere completamente ribaltata: «Per risolvere i problemi internazionali gli interventi militari si sono rivelati inefficaci», sostiene Maurizio Simoncelli, vicepresidente di Archivio Disarmo. «Occorrerebbe invece ridurre le spese militari (in particolare quelle delle missioni militari) e aumentare le risorse per la cooperazione civile e sociale. Rafforzando così il ruolo delle società civili al posto di quello di regimi autoritari che spesso traggono vantaggio da nostro sostegno militare diretto o indiretto».

Nel decreto-legge in discussione i fondi per la cooperazione nelle specifiche aree di intervento (Afghanistan, Etiopia, Repubblica Centrafricana, Iraq, Libia, Mali, Niger, Myanmar, Pakistan, Palestina, Siria, Somalia, Sudan, Sud Sudan, Yemen) vengono invece diminuiti.

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