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Convegno di OPAL Brescia

Banche e armi: tra mercato e responsabilità sociale

Sabato 23 maggio (ore 9.30-12.30)
Missionari Saveriani (C.S.A.M.) via Piamarta, 9 – Brescia
Fonte: OPAL Brescia - 19 maggio 2015

Nell’ambito della serie di eventi promossi in occasione del decimo anniversario della sua costituzione, l’Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere e Politiche di Sicurezza e Difesa di Brescia (OPAL) terrà sabato 23 maggio (ore 9.30-12.30) presso i Missionari Saveriani (via Piamarta, 9) a Brescia il convegno: “Banche e armi: tra mercato e responsabilità sociale”.

Al convegno, moderato dalla giornalista Lucilla Perrini, interverranno Giorgio Beretta (Analista dell’Osservatorio OPAL), padre Mario Menin (Direttore del mensile “Missione Oggi”), Damiano Carrara (Responsabile RSI di UBI Banca), Valter Serrentino (Responsabile RSI di Intesa Sanpaolo) e Fabio Silva (Presidente dell’Organismo di vigilanza di Banca Popolare Etica).

«In questo convegno – dichiara Piergiulio Biatta, presidente di OPAL affrontiamo alcuni dei nodi più complessi e controversi della produzione e del commercio di armamenti tra cui quelli del finanziamento all’industria militare e dei servizi alle esportazioni di armi. Si tratta di temi tuttora spesso vincolati ad un duplice segreto – quello militare e quello bancario – e che vanno considerati non solo all’interno delle politiche di difesa dello Stato, ma nel più ampio contesto della promozione della sicurezza e della pace a livello internazionale. Per questo siamo particolarmente grati ai rappresentanti delle banche italiane che hanno accettato il nostro invito a partecipare a questo momento di confronto per esporre i significativi passi messi in atto dai loro istituti di credito nell’ambito delle pratiche di responsabilità sociale d’impresa nel settore degli armamenti».

L’Osservatorio OPAL ha inviato al convengo tutti i principali istituti di credito, italiani e esteri, che operano nel nostro paese invitandoli a presentare le proprie politiche riguardo ai servizi e ai finanziamenti offerti alle aziende del settore militare con particolare attenzione a quelle relative alla produzione e alle esportazioni di sistemi militari e di armi leggere. Il rapporto tra le istituzioni finanziarie e le aziende del settore militare è da tempo oggetto di attenzione da parte della società civile internazionale e italiana e soprattutto da parte delle associazioni che si prefiggono un controllo attivo sulla produzione e sul commercio dei sistemi militari e delle armi di piccolo calibro per promuovere politiche di disarmo o anche solo di maggior trasparenza sulle attività dell’industria militare o, più semplicemente, per prevenire esportazioni di armi che possano essere utilizzate per la repressione interna, l’aggressione internazionale o contribuire all’instabilità regionale.page1image50360 page1image50520 page1image50680 page1image50848 page1image51016

«Non dobbiamo dimenticare – evidenzia Giorgio Beretta, analista di OPAL le crescenti interconnessioni tra le industrie degli armamenti e i gruppi bancari e finanziari internazionali: come riporta l’Istituto di ricerche di Stoccolma SIPRI, nel 2013 le vendite di sistemi militari delle cento principali aziende mondiali hanno superato i 400 miliardi di dollari, cifra che equivale al prodotto interno lordo dei 72 Paesi più poveri del mondo. Per quanto riguarda l’Italia, nel 2013 le aziende del gruppo Finmeccanica hanno venduto sistemi militari per oltre 10 miliardi di dollari che fanno della holding controllata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze uno dei primi dieci gruppi industriali mondiali del settore degli armamenti. Purtroppo, però, nemmeno dal voluminoso “Bilancio di Sostenibilità 2014” reso noto nei giorni scorsi è possibile conoscere i destinatari finali e i sistemi militari venduti nel mondo dalle aziende di Finmeccanica: un’informazione non proprio irrilevante considerato che – come riporta il Bilancio Sociale – il 54% dei ricavi della holding proviene proprio dal “mercato militare”».

I recenti processi di privatizzazione delle maggiori imprese militari dei paesi occidentali e il ruolo sempre più preponderante dei gruppi finanziari e bancari nelle attività del mondo industriale, e in particolare delle aziende del settore militare e di alta tecnologia, stanno avendo nuove e rilevanti ripercussioni sia sugli attori statali (governi, rappresentanze politiche, ecc.) per quanto concerne l’effettiva possibilità di determinare in modo autonomo le politiche riguardo ai sistemi per la difesa, sia sulla capacità degli attori non statali (associazioni e movimenti della società civile, rappresentanze dei lavoratori ecc.) di incidere sulle decisioni governative riguardo alla produzione e alle esportazione di armamenti.

«In questo ampio contesto – afferma padre Mario Menin, direttore del mensile “Missione Oggi” – va collocata la campagna di informazione e di pressione alle cosiddette “banche armate” da noi promossa già dal 2000 insieme con le riviste Nigrizia e Mosaico di pace. Con questa campagna abbiamo voluto innanzitutto mantenere alta l’attenzione del mondo politico e delle associazioni, laiche e cattoliche, sulle esportazioni di armamenti e di armi leggere. Ed abbiamo invitato gli istituti di credito ad emanare direttive restrittive, rigorose e trasparenti sulle operazioni in appoggio alle esportazioni di armi e, più in generale, riguardo a tutte le attività di finanziamento alle industrie militari. Se questo secondo obiettivo si può dire sufficientemente raggiunto, almeno da parte dei principali gruppi bancari italiani, per quanto riguarda le attività dell’esecutivo va invece purtroppo segnalata la progressiva erosione di informazioni da parte degli ultimi governi. Un fatto preoccupante considerato il forte incremento di esportazioni di sistemi militari dall’Italia soprattutto verso i paesi in zone di conflitto, a regimi autoritari, a nazioni altamente indebitate che spendono rilevanti risorse in armamenti e alle forze armate di governi noti per le gravi e reiterate violazioni dei diritti umani. In un contesto di forte instabilità internazionale è oggi fondamentale riportare l’attenzione su questi temi e approfondire il confronto sul commercio di armi con tutte le parti compresi i settori del mondo bancario». 

 

OPAL Brescia Convegno

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