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Armi alla Libia, la corsa è a tre

Gianandrea Gaiani
Fonte: Il Sole 24 Ore - 20 settembre 2011

Non solo petrolio, gas e infrastrutture ma anche armi e tecnologia militare. La corsa ad accaparrarsi quote del mercato libico (valutato solo per le grandi opere 200 miliardi di dollari in dieci anni) costituisce un'opportunità anche per le aziende del settore Difesa colpite dai tagli alle spese militari nei Paesi europei. In pole position per ricostituire l'apparato militare libico vi sono i francesi con Eads, Dassault, DCN, Thales, i britannici di Bae Systems e Finmeccanica che già aveva in corso contratti con il regime di Gheddafi per la fornitura di elicotteri, di un sistema di controllo delle frontiere e l'ammodernamento di aerei d'addestramento.
Fonti ben informate valutano c Armi in Libia he in questo settore più che in altri varrà l'impegno assunto dal presidente del Cnt, Mustafa Abdel Jalil, di dare la priorità nei contratti ai Paesi «alleati e amici» che hanno sostenuto i ribelli.
Saranno quindi favoriti gli stessi gruppi industriali che fino al dicembre scorso sgomitavano per aggiudicarsi i contratti con i quali Gheddafi voleva ammodernare il suo apparato militare per un valore di 10 miliardi di dollari. Nonostante a Sirte, Sebha e Bani Walid le truppe lealiste resistano accanitamente (e il portavoce del raìs annunci, smentito da Parigi, l'arresto di mercenari francesi e britannici), dopo sette mesi di guerra civile e sei di incursioni della Nato gli arsenali del Colonnello sono stati quasi totalmente annientati mentre la gran parte dei mezzi dei ribelli sono raffazzonati, come i fuoristrada "militarizzati" con mitragliere antiaeree. Armi artigianali adatte ai miliziani ma la nuova Libia avrà bisogno di vere forze armate capaci di proteggere il Paese da aggressioni esterne. Per questo, oltre a mezzi ed equipaggiamenti, occorreranno ampi programmi di addestramento e formazione del personale con commesse stimabili in decine di miliardi. In campo terrestre occorreranno nuovi carri armati, blindati, veicoli e artiglierie per rimpiazzare i ferrivecchi del raìs, per lo più dell'era sovietica e in gran parte fuori uso. Un mercato interessante per gli italiani del Consorzio Iveco-Oto Melara, i francesi di Giat e Panhard e i britannici di Bae Systems.
Annientata o paralizzata dalla mancanza di pezzi di ricambio, anche la marina libica dovrà essere ricostituita da zero con motovedette, pattugliatori e corvette. Fincantieri ma anche i francesi di DCN e i britannici di VT Group sono in grado di offrire un'intera flotta "chiavi in mano".
Da ricostruire integralmente anche l'aeronautica con nuovi radar, missili (favorita la società europea Mbda), addestratori (candidati probabili l'italiano M-346 e l'Hawk britannico) cargo tattici (Alenia C-27J e Eads C-295), elicotteri e jet da combattimento dove i Typhoon del consorzio Eurofighter potrebbero vedersela con i Rafale francesi. I cacciabombardieri della Dassault non sono stati mai esportati e l'Eliseo fece di tutto per venderli a Gheddafi. Dopo averli impiegati per salvare Bengasi dalle forze del raìs Parigi potrebbe cercare di "imporne" l'acquisto al Cnt.

Note: Articolo al link http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-09-20/armi-libia-corsa-064107.shtml?uuid=AamD2t5D
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