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Tagliamo gli sprechi della politica

Avete già tagliato del 70% il Servizio Civile, avete ulteriormente tagliato del 50% i fondi per la cooperazione internazionale venendo a toccare il livello più basso negli ultimi 20 anni. Abbiate il coraggio di tagliare di almeno il 50% anche la Difesa. Se lo fate voto Tremonti. Promesso!
Fabio Pipinato
Fonte: L'Adige - 30 giugno 2011
aereo da guerra bombardiereUmberto Bossi, prima di Pontida, aveva promesso di ridurre a metà i parlamentari. Insomma ridurre i componenti del parlamento italiano «tanto quanto» il congresso americano. Da 1.000 a 500. La proposta è durata un paio d'ore e poi è sparita dall'agenda. A Pontida non se n'è più parlato. Il bilancio della Camera dei deputati è di 1,269 miliardi di euro.
L'onorevole Antonio Borghesi (Idv) propose lo scorso anno una mozione per eliminare almeno il vitalizio che spetta a ogni parlamentare per almeno una legislatura e proponeva di versare i contributi maturati nei rispettivi organi previdenziali al fine di rendere i parlamentari «un po' più uguali» agli altri cittadini. Un parlamentare, infatti, ha diritto a un vitalizio con una sola legislatura (o molto meno) mentre un operaio deve sgobbare 40 anni in fabbrica. Hanno votato si all'abolizione 22 parlamentari e hanno votato no 498. Tremonti, oggi, ha capito che il paese non accetterà una manovra da 45 miliardi se la politica non vorrà tentare una qualche riduzione e prevede, quindi, il livellamento remunerativo dei compensi pubblici tra dipendenti italiani ed europei.
 
Le auto blu non potranno essere sostituite. Gli aerei blu saranno riservati solo alle quattro cariche più alte dello Stato. Niente telefono, ufficio o auto di servizio per chi scade da incarico pubblico. Nemmeno pensione o vitalizio, escluso il Presidente della Repubblica. Si tagliano le dotazioni finanziarie a Senato, Camera e organi costituzionali. Ma anche autorità indipendenti. Tagli in arrivo anche ai finanziamenti ai partiti, alle spese elettorali che dovrebbero essere erogate in proporzione alla durata della legislatura. Il documento non specifica quanto. Noi diamo un'indicazione: metà.
 
Delle 110 Province se ne richiede da tempo l'abrogazione. Sia da destra che da sinistra. Poi, immancabilmente, non se ne fa nulla. Un'indicazione di massima? Facciamo metà. Fissiamo un tetto di abitanti e procediamo prima di rischiare il default greco. Lo stesso dicasi per le Comunità montane, molte delle quali sono in riva al mare o per i comuni che non hanno un numero di anime sufficiente per aprire un negozio alimentari. Il municipio lo diamo alle onlus in modo da incentivare la partecipazione. A cascata se tagliamo a metà i parlamentari possiamo fare bene e meglio con metà consiglieri regionali, provinciali, comunali, dirigenti, diarie o gettoni di presenza cercando di riconiugare, anche in Trentino, volontariato, politica e passione. Non è cosa di poco conto. Si taglierebbe anche molto livore, accidia, gelosie in ogni tornata elettorale. Ma v'è un altro capitolo del bilancio dello stato sul quale dobbiamo / possiamo agire.
 
La Difesa. Nel paese che conta parimenti comandanti e comandati (600 generali e ammiragli, 2.660 colonnelli e decine di migliaia di altri ufficiali) dobbiamo ridurre a metà i «più alti in grado» che vanno in pensione, i circoli ufficiali, i benefit. Pur rispettando gli impegni internazionali sotto l'egida dell'Onu dobbiamo archiviare la spesa di 15 miliardi di euro per 131 bombardieri F35. La nostra «spesa militare», come ci ricorda Pietro Salvato, ci colloca all'ottavo posto della graduatoria mondiale davanti a paesi come la Russia ( Spese militari 19,4 miliardi), Arabia Saudita (19,3 miliardi), Corea del Sud (15,5 miliardi) e India (15,1 miliardi). Si. Ma l'India conta un miliardo di persone. La spesa militare pro-capite italiana è di 478 dollari (valore che scaturisce dal seguente rapporto: spesa militare/ popolazione), più elevata di quella di nazioni come il Giappone (spesa militare pro-capite di 332 dollari) o la stessa Germania (spesa militare pro-capite di 411 dollari).
 
Questi dati risultano ancor più significativi se la spesa militare italiana viene correlata con la spesa percentuale per lo stato sociale. Alle politiche sociali, infatti, la Gran Bretagna destina il 6,8% del Pil, la Francia il 7,5% e la Germania l'8,3%, mentre l'Italia sfiora il 2,7%. In definitiva, pur rimanendo complessivamente invariata nel tempo rispetto al Pil, la spesa militare italiana pro-capite è di gran lunga superiore a quella di altre nazioni del G8 (tra cui Giappone, Germania e Canada). Secondo quanto riportano Massimo Paolicelli e Francesco Vignarca nel loro libro «Il caro armato. Spese, affari e sprechi delle Forze Armate italiane» nel 2010 il nostro Paese ha previsto di spendere in spese militari qualcosa come 23 miliardi di euro. La struttura delle nostre Forze Armate, secondo quanto prevede il cosiddetto Nuovo Modello di Difesa, è profondamente cambiata rispetto agli anni passati. Tra le righe, scopriamo che gli arsenali non conoscono crisi. Nei prossimi anni è previsto l'acquisto di costosissimi «sistemi d'arma»: dalla portaerei Cavour (1,3 miliardi di euro), alle fregate Fremm (5,6 miliardi di euro) sino ai 131 cacciabombardieri Joint Strike Fighter (13...anzi 15....ed ora 16 miliardi di euro). Per non parlare poi delle vicende controverse legate alle servitù militari e il destino degli immobili della Difesa.
 
Vere e proprie voragini. Dai facciamo a metà. Noi possiamo dirlo perché abbiamo già dato. Avete già tagliato del 70% il Servizio Civile, avete ulteriormente tagliato del 50% i fondi per la cooperazione internazionale venendo a toccare il livello più basso negli ultimi 20 anni, volete privatizzare anche la Croce Rossa, abbiate il coraggio di tagliare di almeno il 50% le voci di bilancio più onerose: politica e difesa. Abbiate il coraggio di tagliare di almeno il 50% anche la Difesa. Se lo fate voto Tremonti.
Promesso!
Note: Articolo al link http://www.ladige.it/news/2008_lay_notizia_01.php?id_cat=4&id_news=113213
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