Sciopero in fabbrica d'armi da guerra alla Selex di Pomezia tafferugli tra operai
La crisi si fa sentire anche in uno di quei settori che - visto quanto accade dalla Libia all’Afghanistan - dovrebbe essere più in crescita: quello del mercato degli armamenti. Invece, almeno nell’area industriale di Pomezia, sembra non valere il detto «finchè c’è guerra c’è speranza». Mercoledì 18 si sono tenute 4 ore di sciopero – dalle 8 alle 12 – alla Selex, impresa del gruppo Finmeccanica specializzata nella progettazione di congegni di puntamento d’arma e sistemi di comunicazione. Una produzione ad altissima tecnologia richiesta in gran parte all’estero. Il timore del personale - iscritto a Cgil, Cisl, Uil e Ugl -, che ha incrociato le braccia, nasce dal rischio della cassa integrazione. Alla quale potrebbe seguire una messa in mobilità di 650 dipendenti, senza garanzie per il futuro.
PICCHETTAGGIO ALL’INGRESSO - Davanti all’ingresso dell’azienda, poco lontano dalla via Pontina, non sono mancati momenti di tensione. Un gruppo di lavoratori ha picchettato il cancello, impedendo l’entrata ad altri, consentita soltanto dall’arrivo dell
e forze dell’ordine.
IN SERATA INCONTRO IN CONFINDUSTRIA - Nella serata di mercoledì è previsto, presso la sede di Confindustria, un incontro tra sindacati e rappresentanza dell’azienda che ha sedi in tutta Italia. Nel Lazio gli stabilimenti sono due. Oltre a quello di Pomezia (dove sono impiegate 650 persone) c’è quello a Latina, dove lo sciopero – in caso di approvazione dell’assemblea dei lavoratori – potrebbe essere dichiarato venerdì.
FUSIONE TRA SELEX E ELSAG - La preoccupazione del personale nasce dalla fusione di due aziende Finmeccanica. Una è appunto la Selex, «specializzata in elettronica per la difesa e il cui personale ha di recente ricevuto un premio per la produzione - spiega il vicesegretario nazionale dell’Ugl Metalmeccanici, Maria Antonietta Vicaro, che sta seguendo la vertenza - . E l’altra è la Elsag, che produce sofware destinato al settore civile». Sebbene le due aziende operino in settori differenti, ci sarà una sicura sovrapposizione tra mansioni.
CASSA INTEGRAZIONE - Tanto che è stata annunciata la mobilità volontaria per 450 persone, seguita da una cassa integrazione per altri 650 lavoratori. «Il rischio – conclude la sindacalista – è che si possa arrivare ad un ricorso indiscriminato agli ammortizzatori sociali a causa di una sovrapposizione di mansioni che potrebbe indurre l’azienda, in un futuro non troppo lontano, a dichiarare personale in esubero».