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Gli affari del dopo Mubarak

Lorenzo Berardi
Fonte: Lettera43 - 22 febbraio 2011

È stato David Cameron il primo leader politico mondiale a visitare l'Egitto post-Mubarak. Un viaggio programmato da tempo e che il primo ministro britannico ha deciso di non cancellare a seguito del vuoto di potere venutosi a creare nel Paese con la cacciata dal Cairo dell'ex presidente dopo diciannove anni di dominio ininterrotto. Una nota del ministero degli Esteri del Regno Unito ha difeso la scelta del primo ministro britannico definendo la visita «essenziale» assicurando come la situazione in Egitto «sia molto migliorata» a seguito dell'abbandono di Mubarak.
David Cameron LA CRITICA DELLA STAMPA UK. Tuttavia, la decisione di Cameron di presentarsi ugualmente sulle rive del Nilo in quella che è la prima tappa di un tour nei Paesi compresi fra Mar Rosso e Golfo Persico è stata duramente criticata dalla stampa del Regno Unito. L'Independent ha accusato apertamente il primo ministro di «ipocrisia», mentre il Daily Mirror ha scritto di un Cameron che «ha usato cinicamente la rivoluzione egiziana per coprire un viaggio finalizzato alla vendita di armi britanniche nei Paesi del Medio Oriente».
Ancora più duro l'attacco sferrato da un tabloid come il Daily Mail che ha evidenziato la contraddizione di un primo ministro che «ha portato i mercanti d'armi con sé nel suo viaggio per promuovere la democrazia in Egitto».


Una visita a sostegno dell'export britannico

Di vero c'è che l'inquilino del 10 di Downing Street si è recato in Egitto assieme ad alcune figure chiave dell'industria bellica d'Oltremanica in un viaggio pianificato per promuovere l'export britannico. Dopo essere atterrato al Cairo nella nottata di domenica 20 febbraio, Cameron ha trascorso fra Alessandria e il canale di Suez il giorno seguente e ha in programma un discorso presso il parlamento kuwaitiano per martedì 22 febbraio. Proprio quest'ultimo appuntamento è stato frettolosamente inserito in agenda a seguito dei recenti avvenimenti che hanno modificato gli equilibri del Medio Oriente estendendosi al Nord Africa con le proteste libiche e tunisine.
FOCUS SULL'INDUSTRIA BRITANNICA. L'Independent del 22 febbraio ha evidenziato come, a dispetto del discorso di Kuwait City improntato sulla necessità per i leader mediorientali di attuare riforme democratiche, lo scopo principale di Cameron resti quello di assicurare contratti multimilionari all'industria britannica.
E si tratta di commesse che paiono in netto contrasto con l'idea di un Medio Oriente diretto verso un'evoluzione pacifica delle proprie problematiche interne. Per rendersene conto, del resto, basta guardare la lista di chi ha accompagnato il primo ministro britannico nella sua visita ufficiale fra Egitto ed Emirati Arabi. Un elenco che comprende otto rappresentati delle industrie belliche del Regno Unito.
DALL'ARTIGLIERIA AI MISSILI. Fra di essi, Ian King presidente di Bae Systems una ditta specializzata in veicoli d'assalto e artiglieria di ultima generazione, Alastair Bisset direttore internazionale di QinetiQ azienda specializzata in testate missilistiche e Rob Watson, uno dei leader di Rolls-Royce che affianca alla produzione di limousine quella dei motori utilizzati in caccia bombardieri ed elicotteri da combattimento.

La visita alla fiera degli armamenti di Abu Dhabi

Nel frattempo, il ministro per la Difesa, Gerald Howarth, ha già raggiunto Abu Dhabi dove Cameron arriverà nei prossimi giorni. Nella città degli Emirati, come ricorda il Guardian, è in pieno svolgimento la International Defence Exhibition una delle più grandi fiere internazionali del settore degli armamenti. La stessa Abu Dhabi in cui è andato “in missione” in questi giorni anche il ministro Ignazio La Russa.
Nell'avveniristico quartiere fieristico sulla sponda occidentale del Golfo Persico sono presenti un centinaio di aziende britanniche che operano nel settore degli armamenti e la delegazione guidata da Cameron, sottolinea l'Independent, «sarà la più numerosa».
LE ORGANIZZAZIONI PACIFISTE. Durissima in proposito la presa di posizione delle organizzazioni pacifiste del Regno Unito. Yasmin Khan portavoce della charity War on Want ha definito il viaggio del primo ministro «vergognoso» e «inopportuno» rimarcando come sia «deplorevole che David Cameron stia cercando di trarre vantaggio dalla crisi in corso in quella regione del pianeta per promuovere la vendita di armi e attrezzatura da tortura». Della stessa opinione è Sarah Waldon di Campaign Against the Arms Trade che ha affermato: «molti stanno morendo in Medio Oriente in un tentativo di ottenere la democrazia, eppure Cameron e i suoi ministri stanno ancora vendendo le armi utilizzate per opprimere questi popoli».
RETI DI RELAZIONI COL MEDIORIENTE. Parole alle quali il primo ministro ha replicato dichiarando come la decisione di farsi accompagnare nel suo viaggio da rappresentanti dell'industria nazionale degli armamenti «ha molto a che fare con gli interessi del Paese». Cameron ha ribadito che il Regno Unito è interessato soprattutto a rafforzare la propria rete di relazioni reciproche con alcuni dei Paesi mediorientali: «Mi pare di ricordare come la Gran Bretagna abbia compiuto un mucchio di sforzi e sacrificato molte vite per aiutare a difendere il Kuwait negli anni passati», ha contrattaccato il primo ministro, «per cui non capisco coloro che sostengono che il nostro Paese oggi non debba avere relazioni basate sulla difesa in questa regione che, anzi, sono la cosa più giusta da fare».

Note: Articolo al link http://www.lettera43.it/economia/9274/gli-affari-del-dopo-mubarak.htm
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