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Armi, "meno trasparenza per l'export italiano"

Fonte: Affari Italiani - 19 ottobre 2010

L'export italiano di armi potrebbe diventare meno trasparente. Il Governo sta modificando la legge che finora l'ha regolato, la numero 185 del 1990. E lo fa con una legge delega, che pertanto limita il dibattito in Parlamento. La denuncia viene dalla Rete italiana per il disarmo, alla quale aderiscono 33 realtà impegnate nei temi della pace tra associazioni, enti e sindacati. Il 17 settembre una delegazione di Rete disarmo ha incontrato il consigliere militare di Palazzo Chigi, l'ammiraglio Alessandro Picchio, per capire quali saranno le principali novità della riforma della legge 185. Frecce tricolori

"Al di là degli aspetti tecnici, che ci riserviamo di approfondire e commentare una volta letto il testo del Disegno di Legge di iniziativa governativa - afferma Chiara Bonaiuti ricercatrice di Oscar Ires Toscana - non condividiamo la forma della legge delega, con la quale si riduce il potere del decisore legislativo di regolamentare una materia che tocca i temi della politica estera italiana e della human security, sottraendo al Parlamento e alla società civile una titolarità che era stata la centro di tutto l'impianto della legge n. 185/90".

La riforma delle norme sull'export di armi nasce dalla necessità di recepire la direttiva dell'Unione europea 43 del 2009. "Il punto vero è cercare di cogliere questa necessità come un'occasione positiva di un rilancio (anche a livello internazionale) del controllo degli armamenti quello che ad oggi ci sembra sia trattato solo come obbligo di natura comunitaria", sottolinea padre Alex Zanotelli, comboniano e uno dei promotori della legge del 1990. Alle Nazioni Unite, inoltre, è in discussione il Trattato sui Trasferimenti di Armi (ATT). "L'Italia potrebbe mettersi alla testa di un grande rinnovamento e miglioramento della situazione internazionale, ma ciò deve partire da un ampio dibattito sia nell'opinione pubblica che in parlamento", aggiunge padre Zanotelli.

Il timore dell'associazionismo pacifista è che con la riforma venga a mancare la trasparenza. "Di certo il nostro ruolo non vuole essere quello della difesa alla lettera della legge attuale - sottolinea Giorgio Beretta esperto della Rete sui dati di export italiano - ma sicuramente del suo spirito e soprattutto dei suoi alti standard di trasparenza: non vogliamo perdere nulla delle informazioni che già vengono fornite ed anzi vogliamo stimolare una regolamentazione ancora più precisa dei dati che dovranno essere pubblicati ogni anno, chiedendo con forza che l'Italia si faccia promotrice di un'armonizzazione virtuosa degli standard informativi presso tutti i paesi Ue".

Il disegno di legge prevede poi il recepimento di una posizione comune Ue del 2003 sugli intermediari di armi (i cosiddetti broker): solo le aziende avranno titolarità ad intermediare in tale commercio. "Il principio ci sembra interessante e positivo - conclude Francesco Vignarca coordinatore di Rete Disarmo - ma il problema vero è che in tutto questo provvedimento le armi piccole e cosiddette leggere restano escluse. Sono queste le vere armi di distruzione di massa in giro per il mondo, le più pericolose e quindi quelle che andrebbero maggiormente controllate".

Note: Articolo al link http://www.affaritaliani.it/sociale/export_armi_italia191010.html
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