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MENO INSEGNANTI, PIÙ SOLDATI: IL BILANCIO DELLA DIFESA NELL’ERA BERLUSCONI

Luca Kocci
Fonte: ADISTA - 03 novembre 2008

Tagli per otto miliardi di euro alla scuola statale e risparmi di appena ottocento milioni sul bilancio della Difesa, mille e cinquecento soldati in più e quasi novantamila insegnanti in meno: sono i numeri e gli effetti del decreto del ministro dell’Economia Giulio Tremonti per la “stabilizzazione della finanza pubblica”. Rispetto alle finanziarie dell’ultimo governo Prodi, che hanno aumentato le spese militari del 22% in due anni (v. Adista nn. 83/06; 2 e 77/07), i provvedimenti di Tremonti pongono un freno alle spese militari, riducendole del 4%; ma in confronto alla mannaia che si abbatte sulla scuola statale – il cui bilancio è decurtato del 20% –, i tagli alle Forze armate annunciati dal governo Berlusconi sono una sforbiciata quasi insignificante.

Lo stanziamento complessivo del bilancio 2009 – in base ai calcoli effettuati dalla campagna Sbilanciamoci! – ammonta a 20.294 milioni di euro, 838 milioni in meno rispetto al 2008. La maggior parte della spesa è destinata alla Funzione Difesa – cioè le spese per il mantenimento ordinario di esercito, aeronautica e marina – che assorbe quasi il 75% dei soldi, ovvero 14.339 milioni di euro. Ma all’interno di questo capitolo di bilancio, la ripartizione dei fondi è assolutamente sproporzionata. Quasi dieci miliardi se ne vanno infatti per pagare gli stipendi dei soldati: in tutto 188mila, di cui 100mila ufficiali e sottoufficiali (i ‘comandanti’ quindi superano i ‘comandati’), con 40mila marescialli e quasi 3mila ufficiali in più rispetto a quelli stabiliti, per stessa ammissione degli Stati maggiori. All’investimento e alle spese di esercizio – compresa la manutenzione ordinaria – rimane solo una minima parte tanto che gli stessi vertici della Difesa hanno calcolato che nel 2009 mezzi e sistemi d’arma saranno efficienti al 50%, nel 2010-2011 al 25% mentre nel 2012 sarà prossima allo zero. E una tragica conferma dello scarso livello di efficienza dei mezzi militari delle Forze armate italiane arriva dall’incidente avvenuto nei pressi di Strasburgo lo scorso 23 ottobre, quando un elicottero dell’Aeronautica militare è precipitato per un guasto tecnico – otto i soldati deceduti – proprio a causa della insufficiente manutenzione, tanto che la procura di Brindisi ha aperto un'inchiesta per disastro aviatorio e omicidio colposo plurimo nei confronti dei responsabili della base militare del capoluogo pugliese, dove l’elicottero era stato controllato.

Il resto del bilancio della Difesa è destinato quasi tutto alla Funzione sicurezza pubblica, ossia ai 110mila carabinieri (dall’ottobre 2000 quarta Forza armata italiana, soprattutto per volontà dell’ex premier Massimo D’Alema), a cui vanno 5.529 milioni, 200 in più dello scorso anno. i rimanenti 450 milioni sono per le Funzioni esterne – come il rifornimento idrico delle piccole isole e i voli di Stato – e per le pensioni provvisorie degli ex militari, in attesa che vengano trasferite all’Inps. Ma alle cifre del bilancio della Difesa, va aggiunto anche quanto previsto nella legge Finanziaria, che deve ancora iniziare l’esame del Parlamento: 586 milioni di euro per aumenti di stipendio, un miliardo per la realizzazione di “programmi di investimento pluriennale” e un miliardo per le 26 missioni militari attualmente in corso. Inoltre alla Difesa andranno tutti i soldi che verranno incassati dalla vendita di decine di immobili delle Forze Armate.

Le proposte della Controfinanziaria di Sbilanciamoci! vanno in tutt’altra direzione: “Chiediamo la riduzione di 4 miliardi di euro della spesa militare”, si legge nel documento, tramite la “riduzione degli organici delle forze armate a 120 mila unità, al contenimento delle spese per i sistemi d'arma, a una integrazione – con economie di scala – dentro la cornice europea e delle Nazioni Unite, naturalmente prevedendo un ruolo delle Forze armate legato ad autentici compiti di prevenzione dei conflitti e mantenimento della pace e al rifiuto dell’ interventismo militare”. Sbilanciamoci! chiede inoltre “una legge nazionale per la riconversione dell'industria militare e la costituzione di un fondo annuale di 200 milioni di euro per sostenere le imprese impegnate nella riconversione da produzioni di armamenti a produzioni civili” e il ritiro delle truppe dall'Afghanistan e “da tutte quelle missioni internazionali che non abbiano la copertura e il sostegno delle Nazioni Unite”

Note: Articolo al link http://www.adistaonline.it/?op=articolo&id=43480
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