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L'industria degli armamenti italiana competitiva in tutto il mondo

L'Aermacchi vicina ad ottenere due importanti commesse nelle Filippine e negli Emirati Arabi Uniti
Fonte: La Voce d'Italia - 07 novembre 2007

L’azienda italiana “Alenia Aermacchi”, famosa per la realizzazione di aerei militari da addestramento, sta per realizzare due importanti commesse. La prima con il Governo delle Filippine che dovrebbe acquistare 18 addestratori iniziali SF-260. La notizia non è ancora stata confermata dall’azienda italiana, ma molti giornali filippini lo danno ormai come dato scontato. Un secondo contratto negli Emirati Arabi Uniti, ancora più importante del precedente, vede sempre più protagonista l’Aermacchi. Gli EAU avrebbero intenzione di acquistare dai 24 ai 48 velivoli per un valore stimato intorno al miliardo di dollari, circa 700 milioni di euro. Questi servirebbero per l’addestramento dei propri piloti, attività in cui l’azienda italiana è celebre, non solo per le caratteristiche dei propri mezzi, ma per l’assistenza che è in grado di erogare. L’ottima notizia recentemente appresa è che l’azienda inglese “BAE” ha ritirato dalla gara d’appalto il proprio modello, l’Hawk 128, lasciando l’M-346 dell’Aermacchi solo a competere con il coreano T-50 della “KAI”. L’importanza di questo contratto non si basa solamente sull’alto valore economico dell’attuale commessa, ma anche su altri elementi, primo fra tutti il fatto che fino ad ora l’M-346 ha ottenuto solamente un ordine nazionale, con fondi messi a disposizione dal Ministero per lo Sviluppo Economico e pertanto vincere questo appalto servirebbe per provare il suo valore. Inoltre sarebbe la prima volta che l’Hawk verrebbe battuto e questo contribuirebbe ad aumentare il prestigio del prodotto italiano. Sarebbe una rivincita visto che la società inglese nel 2005 ha avuto la meglio sull’M-346 in una commessa fatta dalla RAF. Tutte queste considerazioni sono importanti visto i numerosi appalti in corso: in Grecia (37 aerei più sistema addestrativo completo), Polonia (20 aerei) e Singapore (una decina, più sistema addestrativo).
Per aggiudicarsi la commessa degli Emirati Arabi Uniti Aermacchia dispone di un’ulteriore arma, ovvero la sua disponibilità nel coinvolgere i paesi stranieri nei propri progetti industriali. Così è avvenuto in Brasile, Australia e Sud Africa con il velivolo MB-326, la cui costruzione è stata concessa in licenza a questi 3 paesi. Se si pensa che Dubai, uno dei 7 Stati della federazione, vuole diventare un centro all’avanguardia in questo settore si può ben comprendere come la disponibilità di Aermacchi a condividere la propria esperienza sia una possibile carta vincente. Una possibile eventualità sarebbe la creazione di una nuova società controllata per due terzi da “Mubadala Development” e per la restante parte da “Finmeccanica”, alla quale rimarrebbe il compito di assemblare i vari pezzi.
“Finmeccanica – ha spiegato a News ITALIA PRESS Giovanni Bernardi, direttore del quotidiano on-line “Pagine di Difesa” – è una holding che controlla in tutto o in parte molte aziende che operano nel settore dei materiali d’armamento. Possiamo dire che grazie a questa compagnia, ma non solo, l’Italia ha un ruolo di prim’ordine in questo settore a livello mondiale”. Effettivamente, oltre all’Aermacchi, vi sono altre aziende quali “Augusta Westland”, “Fincantieri” ed “Oto Melara” che prosperano ed hanno un livello molto competitivo all’estero. “Gli Stati Uniti – ha spiegato Bernardi – sono sicuramente lo Stato che possiede la migliore industria di questo settore, si può parlare di un vero e proprio colosso, ma l’Italia riesce a ritagliarsi tranquillamente i suoi spazi”. “L’unificazione del mercato europeo – ha aggiunto Bernardi – ha aperto nuove possibilità semplificando i trasferimenti fra i paesi membri, anche se poi bisogna dire che le maggiori commesse le si hanno all’estero perché in Europa si tende ad operare attraverso joint venture o progetti comuni”. Per quanto riguarda il tema della sicurezza e del rispetto dei diritti umani Bernardi ha assicurato che “questi problemi toccano molto di più il commercio delle armi di piccolo calibro, difficilmente i sistemi d’arma più complessi e costosi. Inoltre il problema non è tanto a livello di aziende, ma semmai di trafficanti che vengono in possesso per vie traverse delle armi che poi rivendono. Ci sono Stati e Regioni dove vi è una produzione pressoché libera di armi di piccolo calibro, quindi bisogna dire che l’Europa e gli Stati Uniti non sono i veri responsabili della diffusione indiscriminata delle armi”.

Note: Articolo al link http://www.voceditalia.it/articolo.asp?id=2221&titolo=L'industria%20degli%20armamenti%20italiana%20competitiva%20in%20tutto%20il%20mondo
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