L'Unicef contro le bombe a grappolo
n occasione della ‘Prima giornata mondiale di azione contro le bombe a grappolo’, l’UNICEF ha sottolineato oggi le conseguenze di tali munizioni sui bambini. La campagna - condotta dalla Coalizione contro le bombe a grappolo (cui aderiscono diverse Ong internazionali), dall’UNICEF, dall’UNDP e dall’OCHA (Ufficio dell’ONU per gli affari umanitari) – prevede oggi, in 30 paesi del mondo, iniziative di mobilitazione. Si chiede ai governi una moratoria immediata sull’uso, commercio e produzione di bombe a grappolo, nonché di partecipare alle discussioni che si terranno a Vienna a dicembre per un nuovo trattato internazionale che metta al bando tali munizioni.
L'Unicef ricorda che diversi conflitti hanno mostrato le terribili conseguenze sui bambini dell’utilizzo di bombe a grappolo, sia durante che dopo le operazioni belliche. L’ultimo esempio è stato il Libano nel 2006, ma bambini continuano a cadere vittime di tali ordigni in paesi in cui erano stati utilizzati anni o decenni prima. Nel mondo si contano oltre 11.000 casi di persone ferite o uccise da bombe a grappolo, per la maggior parte in 5 paesi (Laos, Vietnam, Afghanistan, Iraq e Libano): il 98% si stima siano civili, di cui quasi 1/3 bambini e adolescenti. Di contro, si registrano appena 124 vittime tra militari e 59 tra gli sminatori. In Afghanistan, i bambini sono 1/3 delle vittime delle bombe a grappolo; durante la guerra in Kossovo, il numero di bambini uccisi da bombe a grappolo è risultato superiore a quello causato da mine antiuomo.
La maggior parte dei civili - ricorda ancora il Fondo Onu per l'infanzia - resta vittima delle bombe a grappolo durante attività quotidiane indispensabili per la sussistenza: in Laos, ad esempio, almeno 3/4 delle vittime sono state ferite o uccise mentre pascolavano gli animali, coltivavano i campi o lavoravano nelle risaie. Molte bombe a grappolo hanno la forma di oggetti comuni, come palle o barattoli, mentre altre hanno colori sgargianti o forme particolari, spesso fatalmente attraenti per i bambini. A causa della forma delle bombe a grappolo e del loro grado di diffusione una volta sganciate sul territorio, sono elevate le possibilità che siano trovate e raccolte da bambini. Tra questi, i maschi corrono un rischio maggiore rispetto alle bambine, restando vittime delle bombe a grappolo in modo accidentale mentre giocano o svolgono lavori all’aperto.
L’UNICEF sottolinea come la naturale curiosità e desiderio di giocare, toccare e scoprire cose nuove renda i bambini particolarmente vulnerabili in ambienti contaminati da bombe a grappolo, dove attività quotidiane come andare a scuola, pascolare il bestiame, attingere acqua o giocare a pallone possono divenire fatali. Un bambino che sopravvive all’esplosione può restare disabile, perdere la vista o l’udito, e la discriminazione sociale verso la disabilità può condizionarne il benessere psicologico e lo sviluppo futuro. Le conseguenze delle bombe a grappolo vanno ben oltre gli effetti diretti: quando un genitore rimane ucciso o menomato, anche i bambini ne pagano le conseguenze, e la menomazione fisica di adulti e bambini compromette i mezzi di sussistenza di intere famiglie e comunità.
L’UNICEF accoglie con favore - si legge in una nota diffusa da Unicef/Italia - il consenso raggiunto nelle Nazioni Unite su questo tema, esortando con fermezza gli Stati membri affinché sviluppino strumenti giuridici vincolanti che proibiscano le bombe a grappolo, causa di danni inaccettabili per le popolazioni civili. Da oltre 10 anni l’UNICEF opera per proteggere i bambini in aree infestate da mine antiuomo e altri ordigni inesplosi, sostenendo campagne di informazione e sensibilizzazione, di educazione sui rischi esistenti e di assistenza per i sopravvissuti. L’UNICEF sottolinea i rischi che mine e altre armi dagli effetti indiscriminati – come appunto le bombe a grappolo – comportano per tutti i diritti dei bambini sanciti dalla Convenzione sui diritti dell’infanzia. L’UNICEF esorta dunque tutti i governi a definire urgentemente strumenti giuridici vincolanti per la proibizione delle bombe a grappolo che provocano danni inaccettabili ai civili e in primo luogo ai bambini.