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Difesa: troppi soldi e spesi male

Sarebbe il caso di chiedersi quali siano gli obiettivi strategici che stanno dietro alle spese militari, per le quali si registra un incremento del 7% nelle previsioni di bilancio 2008.
Severino Galante
Fonte: Aprile Online - 02 novembre 2007

Sono le nuove Forze Armate, fondate su un costoso potere aeronavale di proiezione della forza, a determinare le scelte di politica estera

La Difesa italiana sembra essere come l'acqua che, come dice Camilleri in un suo romanzo, non ha forma, acquistando quella del contenitore in cui viene versata. Infatti, la spesa per la Difesa muta a seconda dei "contenitori" cui ci si riferisce. Il ministro Parisi, ad esempio, usa rifarsi al solo bilancio del ministero della Difesa e, preferibilmente, solo alla "Funzione difesa". In realtà, parte delle spese per armamenti, pari a 1,3 miliardi, sono allocate nel bilancio del Ministero dello Sviluppo Economico, mentre i costi delle missioni all'estero, pari ad un miliardo di euro, sono nel bilancio del Ministero dell'Economia e delle Finanze. Ad ogni modo, non si capisce come Parisi possa affermare che ci sono stati dei tagli alle spese militari, se nelle previsioni di bilancio 2008, rispetto alle previsioni del 2007, si registra un incremento del 7%, pari ad oltre un miliardo e mezzo in più. Ad essere beneficiate da tale incremento sono state proprio quelle voci di spesa, nuove armi e funzionamento, che, secondo Parisi, sarebbero state così penalizzate da implicare per le nostre Forze Armate il rischio di una irreversibile inefficienza.

Le spese in nuovi armamenti sono passate da 3,8 miliardi a 4,5 miliardi, con un incremento del 17,8%, mentre quelle per l'esercizio sono cresciute del 6,8%. Del resto, già nelle previsioni di spesa del 2007 si era avuto, rispetto al 2006, un forte incremento soprattutto per gli armamenti, addirittura del +116%, e per il mantenimento in efficienza dello strumento militare, cui la Finanziaria dell'anno scorso attribuiva aggiuntivi 400 milioni di euro, per l'esercizio 2007, e 500 milioni, per il 2008 ed il 2009. Eppure, tali incrementi risultano inferiori a quelli reali, perché, con i vari assestamenti di bilancio nel corso dell'anno, si aprono altri rubinetti (quali?) a cui attingere, e la spesa militare si gonfia ancora di più.

Infatti, il consuntivo del 2006 vede 500 milioni in più rispetto al preventivo, mentre l'ultimo assestamento del 2007 ha aggiunto alle previsioni più di un miliardo di euro. Capire quanto si spende in Italia per la Difesa è, in definitiva, una vera impresa, visto che si attinge a molti bilanci e la spesa è determinata da una miriade di leggi e provvedimenti sovrapposti, che cambiano anche allocazione delle risorse durante l'anno. In questa situazione, la funzione istituzionale di controllo da parte del Parlamento è messa in seria difficoltà. Per questo è opportuno che si proceda ad una semplificazione in materia, in primo luogo riconducendo al ministero della Difesa ogni costo militare, come avviene in altri paesi. Inoltre, bisognerebbe finirla di manipolare le cifre a proprio uso e consumo. Ad esempio, Parisi sostiene che spendiamo il 60% in stipendi, ma, in realtà, se escludiamo i carabinieri, come Parisi fa in altre occasioni, solo intorno al 50% va in stipendi, mentre i costi degli armamenti superano il 20%, più della Germania e come la Francia e la Gran Bretagna.

Se "a pensar male ci si azzecca", verrebbe da dire che tali "difficoltà" non sono casuali. Piangere miseria permette di chiedere altri fondi, stornando critiche fastidiose. Molta della spesa attuale è il risultato dei giochi tremontiani di finanza creativa e dei debiti contratti dal governo precedente, per diversi programmi faraonici, come le Fremm. Il governo Berlusconi accontentò militari ed industria, ma non predispose autorizzazioni di spesa adeguate a quei programmi, che graveranno sul bilancio della difesa per molti anni a venire, ed il cui costo finanziario e politico è stato scaricato sul governo attuale.

Sarebbe, allora, il caso di chiedersi quali siano gli obiettivi strategici che stanno dietro queste spese, visto che, anziché trasformare lo strumento militare sulla base di una decisione di trasformazione della strategia nazionale, sono le nuove Forze Armate, fondate su un costoso potere aeronavale di proiezione della forza, a determinare le scelte di politica estera. Mi sembra folle continuare su questa strada e penso che si dovrebbe rinunciare a nuovi e costosi programmi, a partire dalla partecipazione a progetti Usa come lo "scudo spaziale" ed il cacciabombardiere joint strike fighter, che ci costerà almeno 10-15 miliardi, concentrandosi sul funzionamento di quello che esiste e sulle condizioni di vita inadeguate dei nostri soldati.
A meno che qualcuno non creda che l'Italia debba candidarsi ad un impossibile ed anacronistico ruolo di grande potenza, facendo al contempo e più realisticamente gli interessi dell'industria bellica italiana e degli Usa che hanno tutto l'interesse al riarmo italiano per supportare il loro complesso militare industriale e le loro Forze Armate sempre più stressate per l'aumentare degli impegni bellici.

L'autore è Coordinatore segreteria nazionale PdCI e capogruppo in Commissione Difesa della Camera

Note: Articolo originale al link http://www.aprileonline.info/4849/difesa-troppi-soldi-e-spesi-male
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