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Settimana per il disarmo: crescono ogni anno le spese militari nel mondo

Fonte: Radio Vaticana - 24 ottobre 2007

Il disarmo deve restare una priorità nell’agenda internazionale”: cosi il segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon, in apertura oggi della Settimana internazionale per il disarmo, istituita dalla Nazioni Unite nel 1978 per promuovere un mondo libero dalle armi. Soprattutto Ban Ki-moon invita a considerare “il potenziale devastante delle armi di distruzione di massa e la reale minaccia che pongono a tutta l’umanità”.

“Ristagna nella palude di una quasi generale indifferenza il processo politico e giuridico” “per rinsaldare il cammino del disarmo”: il commento amareggiato di Benedetto XVI nel suo primo messaggio per la Giornata mondiale della Pace 2006, di fronte all’“aumento preoccupante delle spese militari e del sempre prospero commercio delle armi”.

E davvero indifferente appare la comunità internazionale, se questa “Settimana per il disarmo” 2007 passa del tutto inosservata, ignorata anche dai grandi media, nonostante l’appello dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite alla società civile di farsi parte attiva di questa ricorrenza per stimolare gli Stati a comprendere i pericoli della corsa agli armamenti e promuovere nell’opinione pubblica l’urgenza di smantellare gli arsenali.

E c’è molto da sensibilizzare se le spese miliari nel mondo sono cresciute del 3,5 per cento lo scorso anno, raggiungendo i 1204 miliardi dollari, ovvero 184 dollari pro-capite. E pensare che basterebbero 760 miliardi di dollari - stimati dall’ONU - per raggiungere entro il 2015 gli obiettivi del Millennio per liberare tutta l’umanità dalla povertà estrema.

Se poi guardiamo agli ultimi 10 anni vediamo che le spese militari sono salite in totale del 37 per cento. Ma chi spende di più? In testa, con enorme distacco, gli Stati Uniti che grazie alle operazioni militari in Afghanistan ed Iraq hanno raggiunto i 538 miliardi di dollari, seguiti a distanza da Gran Bretagna (59,2), Francia (53,1), Cina (49,2) che ha superato il Giappone (43,7), Germania (37), Russia (34,7) dove sono salite del 12 per cento, e l’Italia (29,9) che all’ottavo posto spende 514 dollari pro-capite l’anno.

Fiorente anche il commercio internazionale di armi convenzionali, dove i principali esportatori di armi restano i Paesi dell’Unione Europea, che - tra trasferimenti interni agli Stati membri e le esportazione esterne all’UE - hanno raggiunto nel 2006 la cifra record di 10,5 miliardi di dollari.

Tutto ciò comporta un costo di circa mezzo milione di bambini, donne, ed uomini uccisi ogni anno dalle armi.

Da rilevare che sul fronte atomico segnano il passo tutti i negoziati per la distruzione e la riduzione degli arsenali, mentre nel prossimo decennio potrebbe triplicare la potenza nucleare per usi civili, se tutti i progetti in corso specie nei Paesi asiatici fossero realizzati, aumentando di molto i rischi di proliferazione del nucleare militare.

Note: Il servizio di Radio Vaticana Roberta Gisotti: http://62.77.60.84/audio/ra/00090943.RM
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