Esplosione alla Simmel: maggior sicurezza, ma non si neghi l'evidenza
"Cordoglio alla famiglia di Roberto Pignalberi, l’operaio deceduto stamane per l'esplosione all’interno della fabbrica di armamenti Simmel Difesa di Colleferro, in provincia di Roma, e vicinanza agli operai coinvolti e feriti nell’incidente". Sono le prime parole di un comunicato congiunto della Campagna Italiana Contro le Mine e della Rete Italiana per il Disarmo. "Questo incidente richiama però in modo tragico la necessità di una reale politica di sicurezza sul lavoro che si rivela di giorno in giorno sempre più inefficace" - sottolinea il comunicato.
Le due associazioni non intendono, in questo momento di dolore, entrare nel merito delle dichiarazioni della ditta circa la "regolarità" e il rispetto da parte dell'azienda delle "normative nazionali ed internazionali per la produzione di munizionamento". "Per il profondo rispetto delle persone coinvolte nell’incidente e delle loro famiglie - affermano Campagna contro le mine e Rete Disarmo - le nostre realtà non ritengono opportuno polemizzare in questo momento sulla continua volontà di negare la capacità produttiva e la presenza di sistemi d’arma a munizionamento cluster sul catalogo della Simmel Difesa". Le associazioni rimandano "per una verifica delle poco credibili ed ossessive dichiarazioni dei responsabili dell’azienda anche ad un’indagine realizzata da Rai News 24 dal titolo “Terre esplosive”.
Da tempo la Simmel Difesa è all'attenzione delle associazioni pacifiste per la produzione delle bombe a grappolo (cluster bomb), gli ordigni esplosivi che disseminano centinaia munizioni che possono rimanere inesplose nel terreno costituendo una grave minaccia per la popolazione. L'azienda ha però negato di produrre questi armamenti e ha contemporaneamente reso inaccessibile al pubblico il proprio catalogo online e, da quando è stata oggetto di contestazioni da parte delle associazioni pacifiste, ha mantenuto sul proprio sito un comunicato che afferma però che "pur avendo la capacità di produrre" le cluster bombs "con caratteristiche che soddisfano i più recenti e restrittivi requisiti di sicurezza internazionali", la Simmel Difesa "con il nuovo assetto societario, iniziato dall'anno 2000, non ha mai prodotto nè tantomeno esportato suddette tipologie di munizionamento".
Il Coordinamento contro la guerra Valle del Sacco-Monti Lepini (Centro Lazio), che ha spesso manifestato contro la presenza di esplosivi nella zona, ha spesso affermato la possibilità che la Simmel Difesa producesse "cluster bombs" o ordigni similari. Con una paziente opera di “restauro” sono state ricostruite alcune pagine del sito riguardanti gli armamenti in catalogo: - Bomba da mortaio 81mm - Razzo Medusa81 - Razzo Firos 25-30 contenente 77 submunizioni - BCR (bomblets cargo round) da 155m contenente 63 submunizioni. Sono menzionati gli armamenti più letali tenendo conto che l’azienda produce spolette di ogni tipo e rifornisce con munizionamento gli stati di tutto il mondo (Regno Unito, Kuwait, Venezuela, Messico, Corea del Sud, Turchia, Oman, Bahrain) - riporta l'agenzia AGI.
Fondata nel 1948, Simmel è infatti l'unico produttore in Italia di munizionamento e spolette di medio e grosso calibro. Nel 1988 è stata acquistata dal gruppo Fiat e lo scorso aprile è passata alla società Chemring group per 77 milioni di euro. Nel catalogo dell'azienda ci sono munizionamenti convenzionali ed avanzati, spolette meccaniche ed elettroniche, propellenti, esplosivi, teste missilistiche, razzi e sistemi d'arma a razzo (FIROS 30). Attualmente sta svolgendo attività di ricerca e sviluppo nel campo degli "esplosivi insensibili" per caricamento di munizionamento, razzi e teste missilistiche, "capace di soddisfare i più recenti requisiti di sicurezza al maneggio ed all'impiego".