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Export, miracolo italiano ma si tratta d'armamenti. E le banche si riarmano

Gli elicotteri Agusta per la Casa Bianca fanno schizzare il fatturato
Checchino Antonini
Fonte: Liberazione - 06 aprile 2007


Sanpaolo-Imi è ancora la regina delle banche armate (e forse potrebbe dare qualche grana ai nuovi partner di Banca Intesa che avevano provato a smarcarsi dal primato, pur restando nella top ten). Nell'anno appena passato sono transitati 446 milioni di euro, frutto di transazioni internazionali per la vendita di armi, sui conti dell'istituto torinese. Un anno prima erano stati "appena" 164 milioni. Un trend confermato dai datri dell'export del settore che vede il nostro paese in posizioni di tutto "rispetto". Per chi si occupa di smerciare armi, o di maneggiare soldi di clienti che smerciano - appunto le banche "armate" - il 2006 è stato l'anno migliore del decennio, più del '99.
Da ieri, il sito altreconomia.it ha messo in rete i dati dell'apposita relazione di Palazzo Chigi da cui si evince l'impennata delle nuove autorizzazioni alle transazioni, più 61%, che passano in totale da 1,36 miliardi a 2,19. Un flusso di cassa enorme, cresciuto del 32% (da 1,125 miliardi a 1,492), che Sanpaolo intercetta per un terzo. Nella hit delle cosiddette banche armate, dunque, le inseguitrici si chiamano Bnp-Paribas, che s'è comprata Bnl a sua volta quarta, Unicredit terza e quinta Banch'Intesa con quei colori del logo a scimmiottare l'arcobaleno delle bandiere della pace. A spulciare i dati è stato Francesco Vignarca, analista di Altreconomia attivo nella Rete Disarmo: «Dietro l'exploit - spiega - ci sono alcune grandi commesse come il contratto tra Agusta e Pentagono, per l'elicottero Marine One che, con i suoi 810 milioni di euro rappresenta il 38% del totale».
Il 96% dei contratti hanno dimensioni inferiori ai 10 milioni, l'1,4% sono quelli più consistenti e superano il 50% (l'anno prima era il 27%) del totale delle transazioni. Anche i nomi dei big dell'export bellico sono noti: Agusta (sempre prima con la quadruplicazione dei suoi affari esteri), Alenia, Oto Melara, Avio, Selex, gravitanti nella galassia di Finmeccanica, che vendono perlopiù (63%) a paesi Nato. Tra i non atlantici spiccano gli Emirati Arabi che hanno ordinato sistemi d'arma, bombe, siluri, razzi, missili, navi da guerra e aeromobili per 338 milioni di euro. Seguono il piccolissimo Oman (78 milioni) e la Nigeria che sta in affari con l'Eni.
Sul fronte delle banche, «pur nella difficoltà di coprire ogni aspetto dell'intermediazione», avverte Vignarca, il volume delle major italiane svela il motto - "pecunia non olet" - che caratterizzerebbe il sistema produttivo italiano. L'incremento del 6% di autorizzazioni a operare, rilasciate dalle Finanze a istituti di credito, ha permesso un balzo in avanti delle transazioni per esportazioni definitive di armamenti e il dato relativo agli sportelli bancari è quello di una maggiore vivacità dei flussi finanziari dopo il calo di un paio d'anni fa. A farla da padrone, sembrano le filiali italiane di banche estere che, dal 17% del 2004, hanno visto crescere la loro quota di mercato al 38% del 2006, con gli italiani a "rosicare" per la perdita di leadership e di controllo politico, e ad accusare «la troppa pressione operata dalle campagne per il disarmo». In realtà la fetta italiana della torta è salita in termini assoluti da 1145 a 1395 milioni di euro con buona pace di una società civile sostanzialmente pacifista e in crescita di consapevolezza. A spartirsi la metà delle esportazioni definitive sono Sanpaolo-Imi e Bnp-Paribas, con Unicredit in flessione, Bnl che cresce del 33%, Deutsche Bank che cala del 14 e i "miracoli" del Banco di Brescia (+95%), città leader nell'esportazione di armi leggere, e Commerz Bank (+85% . Banche, queste che si piazzano in una fascia dai 74 agli 87 milioni di euro di transazioni. Nella fascia dei 60 milioni, c'è la ripresa di BancaIntesa che aveva giurato di voler cambiare affari ma che da 163mila euro schizza a 46 milioni e crea imbarazzo la presenza in lista, con 17 milioni di euro (la metà dell'anno prima) della Popolare di Milano, tra i fondatori di Banca Etica per la quale opera nella gestione fondi all'interno di Etica Sgr. Va notata la drastica discesa delle autorizzazioni riferite a Banca di Roma, circa 100 milioni di euro in meno in un anno (da 133 a 36), così come spariscono in pratica alcuni istituti di respiro più locale legati a commesse particolari e forse episodiche (Cassa di risparmio della Spezia). «Nel complesso - conclude Vignarca - un mercato italiano degli armamenti in piena salute e capace di valorizzare al meglio la crescita di impatto e di forza del colosso nazionale Finmeccanica. Spesso e volentieri non considerando pienamente indicazioni e riflessioni di carattere sociale e politico, come invece prescrive in modo chiaro e trasparente la nostra legislazione, magari non perfetta, magari da migliorare, ma che ci permette ancora di condurre le nostre opportune riflessioni a partire da dati certi e incontrovertibili».
Da parte sua, il rapporto del governo ammette che la commessa dell'Us Navy per la nuova flotta presidenziale di Marine One rilancia l'export: «L'industria italiana della Difesa - si legge - ha di fatto consolidato e rilanciato la propria capacità produttiva nel campo delle esportazioni di materiale per sicurezza e difesa».
Sarà interessante, leggendo i dati disaggregati, capire quanto influisca, sulla vitalità del settore l'aggiramento ripetuto della legge 185/90, che blocca il commercio delle armi a paesi senza garanzie di trasparenza. Numerosi trattati bilaterali, come con Israele o Kuwait, sono stati l'escamotage con cui il governo Berlusconi ha aggirato le norme equiparando tutti i partner a paesi Nato e Ue. Una cosa del genere stava per accadere, in questa legislatura, con un analogo accordo con l'India. «L'aggiramento ha le ore contate - dice a Liberazione , Ramon Mantovani, capogruppo Prc in commissione Esteri a Montecitorio - perché, entro aprile, con un emendamento di tutta l'Unione alla legge di conversione del trattato con l'India saranno modificati anche tutti gli altri».

Note:
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