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Italia: s'impenna l'export di armi, attenti alla trasparenza

Giorgio Beretta
Fonte: Unimondo - 05 aprile 2007


Forte impennata delle autorizzazioni all'esportazione di armi italiane nel 2006 che superano i 2.192 milioni di euro crescendo di oltre il 61% rispetto ai 1.360 milioni di euro del 2005. E se a guidare la classifica ci sono gli Stati Uniti per l'ordinativo della flotta di elicotteri presidenziali dell'Agusta - accordo concluso nel 2005 dal Governo Berlusconi ed entrato ora nella fase operativa - e altre commesse per 349,6 milioni di euro, al secondo posto spiccano gli Emirati Arabi Uniti ai quali il Governo ha autorizzato la vendita di "bombe, siluri, razzi, missili ed accessori" oltre che di "navi da guerra", "apparecchiature per la direzione del tiro", "armi e sistemi d'arma e munizioni" e "aeromobili" per 338,2 milioni di euro: sistemi d'arma non identificabili né per specifica tipologia né per quantità e valore della fornitura poiché il Governo Prodi ha reso finora pubblico solo un riassuntivo "Rapporto della Presidenza del Consiglio" e non l'intera "Relazione sull'esportazione di armi" richiesta ai sensi della Legge 185/90.

La ragione di questa scelta non è spiegata nel Rapporto della Presidenza del Consiglio, ma un corsivo de "Il Sole 24 Ore" di ieri a firma di Michele Nones (vedi pdf) fornisce un'illuminante interpretazione al riguardo. Secondo Nones, infatti, i dati sull'esportazioni di armi sarebbero stati finora riportati in sedici anni dalla Relazione prevista dalla legge 185/90 "in modo così dettagliato che, per non favorire i concorrenti e danneggiare i rapporti con molti Paesi acquirenti, devono essere dispersi in differenti tabelle". "In altri termini - continua Nones - viene fornita un'incredibile quantità di informazioni che sul piano della qualità sono, invece, difficilmente comprensibili e tanto meno utilizzabili per una seria analisi". E - continua Nones - sarebbe anche questa la ragione per cui "la Relazione non è mai stata oggetto di uno specifico dibattito parlamentare fino allo scorso anno".
- Relazioni sull'export di armi:
anni 2001-4 e anno 2005
- Rapporto sull'export di armi:
anno 2006

L'analista "dimentica" però di dire che proprio quelle informazioni fornite dalla Relazione sono state alla base delle puntuali e mai smentite analisi non solo di Archivio Disarmo e dell'Osservatorio su commercio di armi - Os.C.Ar. di Ires Toscana (che ha pubblicato in questi anni dettagliati dossier e due volumi, unici nel panorama italiano, sull'esportazione internazionale e italiana di armi dagli anni '80 ai nostri giorni), ma soprattutto di numerose campagne - tra cui la Campagna di pressione alle 'banche armate' (promossa dalle riviste Missione Oggi, Mosaico di Pace e Nigrizia) che a partire dal 2000 ha interrogato i diversi Governi e gli stessi istituti di credito sulle operazioni in appoggio al commercio di armi. Operazioni ricostruibili proprio grazie alle dettagliate informazioni fornite finora dalla Relazione annuale della Presidenza del Consiglio sull'esportazione di armi. La Relazione ha infatti finora offerto sia sul piano della quantità che della qualità tutta una serie di informazioni che non sono disponibili nel riassuntivo "Rapporto" presentato dalla Presidenza del Consiglio.

Secondo Nones tale "Rapporto" integrerebbe la "Relazione" che - e ce lo auguriamo - sarà "ovviamente consegnata al Parlamento" e anzi offrirebbe "un quadro più chiaro", ma presenterebbe "due limiti": il primo quello legato alla necessità di raccogliere i dati in modo diverso che sarà superabile solo dall'anno prossimo; il secondo, più grave e - a suo dire "permanente" - collegato al fatto che fornendo la Relazione i dati al dettaglio "non si potranno indicare nel Rapporto i prodotti esportati perché, altrimenti, si rivelerebbero i valori dei contratti". Valori, quantità e tipologie di armamenti - lo ripetiamo a scanso di equivoci - che erano tutti accessibili attraverso la Relazione, ma che evidentemente infastidiscono non poco l'industria del settore la quale più che alle lamentele dei Paesi acquirenti o dei concorrenti, si vede sottoposta - grazie a quei dati al dettaglio - al controllo preciso delle associazioni della società civile italiana tra cui Rete Disarmo.

A detta di Nones dunque "per avere un quadro informativo più preciso" il Parlamento dovrebbe "trovare il coraggio di correggere il comma 3 dell'articolo 5 della legge 185": guarda caso proprio quello che impegna il Presidente del Consiglio "a riferire al Parlamento con propria Relazione entro il 31 marzo" in ordine alle operazioni autorizzate e svolte entro il 31 dicembre dell'anno precedente. Relazione - recita l'articolo 5 comma 3 - che deve contenere "indicazioni analitiche - per tipi, quantità e valori monetari - delle operazioni di import/export militare indicandone gli stati di avanzamento annuali" e contenere inoltre "la lista dei Paesi indicati nelle autorizzazioni definitive".

Che il Governo decida di fornire questi dati in modo aggregato o scorporato - rendendoli così meno intelligibili - è una sua decisione politica che nulla ha a che fare con la legge. Per le associazioni della società civile un modello di riferimento per trasparenza e chiarezza delle tabelle e dei dati rimane ancora quello delle prime Relazioni e in particolare la Relazione del 1991 a firma di Giulio Andreotti o quella del 1999 dell'allora ministro del Tesoro, Carlo Azeglio Ciampi. Su pressione dell'industria armiera - e di talune banche attive nel settore - che hanno visto con fastidio la trasparenza sulle operazioni normate dalla legge 185/90, i dati forniti dalla Relazione sono stati invece spesso dispersi in differenti tabelle, che comunque hanno sempre consentito ai ricercatori delle associazioni di ricostruire il quadro preciso delle diverse operazioni di esportazione di armi.

E' necessario pertanto che la Presidenza del Consiglio renda presto disponibile al Parlamento - oltre al Rapporto già presentato - l'intera Relazione richiesta dalla legge 185/90. Un passo improrogabile per continuare in quel cammino di "incontri periodici con i rappresentanti delle Organizzazioni Non Governative interessate al controllo dei trasferimenti dei materiali d’armamento" che il Rapporto della Presidenza del Consiglio prevede e che - dopo anni di richieste - è stato recentemente intrapreso con le associazioni della società civile.

Note:
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