Eurofighter: Bae sotto inchiesta, i Sauditi congelano il contratto
Turbolenze per il consorzio Eurofighter, il caccia controllato per il 20% dall'italiana Finmeccanica. Il Governo saudita potrebbe annullare l'accordo con la Gran Bretagna per acquistare 72 Eurofighter Typhoon del valore 6 miliardi di sterline (8,9 miliardi di euro) e offrire il contratto alla Francia nel caso il Serious Fraud Office (SFO) inglese decida di continuare ad indagare sui conti svizzeri legati alla famiglia reale saudita nell'ambito di una più ampia indagine sulla Bae. Milioni di sterline provenienti dalla britanica Bae sarebbero stati ritrovati sul conto svizzero di Wafic Said, un broker milionario legato alla famiglia reale saudita - riporta il Guardian. “Non stiamo andando avanti” - ha detto l’amministratore delegato, Mike Turner, il quale sostiene che la sua società non avrebbe fatto niente di male. Infastidita dalle indagini, l'Arabia Saudita sta prendendo in considerazione la possibilità di acquistare invece degli Eurofighter i jet Rafale dal gruppo aerospaziale francese Dassault Aviation. Nessun commento da Finmeccanica, ma l'azienda italiana ieri ha perso l'1,32% in Piazza Affari: il gruppo capitanato da Guarguaglini con circa il 20% fa parte del consorzio Eurofighter insieme a Bae (33%) ed Eads (46%).
Wafic Said è il broker milionario di armi che ha ammesso di essere stato l'intermediario dell'affare Al-Yamamah (la Colomba) nel 1985 sul quale il Serious Fraud Office (SFO) sta indagando da tempo la BAE e il suo stesso "chief operating officer", Steven Mogford. L'affare "Al Yamamah" ha visto una vendita di aeroplani e navi da guerra della BAE all'Arabia Saudita iniziata negli anni del governo Thatcher, per la colossale cifra di 50 miliardi di sterline (quasi 75 miliardi di euro) che ha fruttato alla BAE un guadagno annuale di 1,5 miliardi di sterline (quasi 2 miliardi 225 milioni di euro) per una quindicina d'anni. Sebbene la consegna delle navi e dei Tornado sia ormai finita, l'affare è tuttora in corso: l'Arabia Saudita infatti continua a pagare ogni anno milioni di sterline alla BAE per manutenzione, aggiornamento e training. L'affare riguarda anche l'Italia: nell'ambito dei "programmi internazionali di coproduzione" italiani segnalati dalla Relazione sull'export di armi del 2004 figuravano infatti 11 autorizzazioni "destinazione finale Arabia Saudita, per un controvalore di 91 milioni di euro rientranti nel programma Tornado".
Nessun commento finora da parte di Finmeccanica sia sull'ipotesi di annullamento dell'accordo da parte dell'Arabia Saudita sia sull'indagine in corso in Svizzera e in Gran Bretagna. Ma nei giorni scorsi l'amministratore delegato dell'azienda, Pier Francesco Guarguaglini ha manifestato l'interesse ad incrementare le attività proprio in Gran Bretagna. "Vogliamo esser visti come britannici, vogliamo far crescere le nostre attività nel Regno Unito e ci aspettiamo di mantenere delle buone relazioni con il Ministero della Difesa nostro cliente, dandogli la sicurezza di poter contare su di noi come un importante elemento della loro base industriale e tecnologica" - ha detto il presidente e amministratore delegato di Finmeccanica Pier Francesco Guarguaglini al Sunday Telegraph. Il Gruppo italiano ha fatto della Gran Bretagna il secondo attore del settore della difesa, con ricavi per 1,6 miliardi di sterline e 10 mila dipendenti. Resta il fatto che le autorità svizzere stanno indagando insieme alle autorità britanniche per sospetta frode nella faccenda della commessa saudita degli Eurofighter Typhoon - informa il Guardian. Per non perdere il contratto la BAE avrebbe chiesto al Serious Fraud Office (SFO) di sospendere le indagini - riporta sempre il Guardian.
Un'altra brutta notizia per Finmeccanica che si aggiunge all'inchiesta negli Stati Uniti dove il vicepresidente della Commissione difesa della Camera, Curt Weldon, è accusato di avere approfittato della sua posizione per aver favorito la Agusta Westland - una controllata di Finmeccanica - nella vittoriosa gara da 1,7 miliardi per la fornitura del nuovo elicottero presidenziale Marine One. La figlia del deputato Curt Weldon, Kimberly, è stata assunta come addetta alle pubbliche relazioni da Agusta Westland solo pochi giorni dopo un intervento di suo padre a un incontro trilaterale Italia-Usa-Gb a Portofino sponsorizzato proprio da Finmeccanica. E dieci manager americani del gruppo italiano sono risultati tra i principali donatori della campagna elettorale del deputato statunitense. Finmeccanica, da parte sua, ha voluto precisare di non essere oggetto di alcuna indagine.
"Su questo tipo di mega-commesse si indaga in tutti i Paesi democratici, dagli Usa alla Gran Bretagna, ma in Italia c'è qualche finanziere o magistrato che abbia voglia di guardare attentamente ai conti delle ditte che fabbricano armi?" - commenta Giorgio Beretta della Campagna di pressione alle "banche armate". "Tutti ricordiamo la grande enfasi con cui la stampa e le televisioni nazionali hanno comunicato la vittoria di Finmeccanica della fornitura del prossimo elicottero presidenziale statunititense Marine One, ma - a parte qualche raro caso - nessun media ha segnalato l'indagine in corso negli Stati Uniti proprio su quella gara. Per non parlare poi dell'inchiesta delle Beretta finite nelle mani degli 'insorti' in Iraq su cui, dopo il polverone iniziale, tutto tace... o è stato messo a tacere? Insomma il nostro è sempre il Belpaese quando si tratta di armi" - conclude Beretta.