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Ue: Agenzia per gli armamenti, bilanci in rosso

Fonte: Velino - 13 febbraio 2006


In funzione da poco piu' di un anno, l'Agenzia europea per gli armamenti e' gia' sull'orlo della crisi: se non avra' 50 milioni di euro sul suo magro bilancio ricerca-sviluppo 2007 vedra' sparire al di la' dell'orizzonte la prospettiva di cominciare a ridurre il gap tecnologico tra l'industria della difesa dell'Ue e quella degli Stati Uniti. O quantomeno ad arrestare un fossato che tra Ue e Usa e' ulteriormente aumentato quest'anno. È stato il capo del gruppo aeronautico europeo Eads, Tom Enders, a chiedere che i governi mettano a disposizione dell'Agenzia almeno 50 milioni per la ricerca e sviluppo per sostenere progetti comuni come la realizzazione di un modello europeo di elicottero militare. Il numero uno dell'Agenzia europea Nick Witney ha rilanciato la richiesta di Enders in questi giorni, proprio mentre i ministri della difesa della Nato riuniti a Taormina constatavano che solo le risorse degli Stati Uniti permettono oggi all'alleanza di svolgere il suo ruolo. Tocca ora ai governi europei decidere se permettere all'Agenzia di dotarsi di un credibile 'Fondo ricerca e sviluppo'. Le prime reazioni alla richiesta di Witney sono venute dalla Francia (entusiasta), dalla Germania (prudente) e dalla Gran Bretagna (diffidente se non ostile). A quanto pare non ha fatto ancora breccia l'argomento su cui battono i responsabili dell'Agenzia, e dell'Eads, insistendo sugli sprechi e sulle inefficienze provocate dai doppioni negli armamenti europei. Per esempio nel settore degli elicotteri: nelle operazioni di mantenimento della pace in varie parti del mondo gli europei ne impiegano di otto diversi tipi da combattimento e da trasporto. Entrata effettivamente in funzione a fine 2004, l'Agenzia europea degli armamenti stenta a far sentire il suo peso. Vi sono da anni esempi di collaborazione tra piu' Stati ma i progetti comuni costituiscono non piu' di un 5 per cento della spesa totale. Nell'insieme il mercato europeo della difesa (30 miliardi di euro l'anno) resta dunque compartimentato tra i Paesi che difendono gelosamente l'industria nazionale, e rimane facoltativo il rispetto del 'Codice di condotta' che dopo faticosa gestazione e' entrato in vigore il primo luglio scorso sulla liberalizzazione (parziale, per circa un miliardo l'anno) delle forniture militari, settore che a norma di Trattati dell'Ue non ha mai fatto parte del 'mercato comune'.

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