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Convegno DS

Difesa Italia: serve tecnologia, ma 2006 anno nero

Fonte: Reuters - 18 gennaio 2006


In un'Europa che nel settore della difesa punta a costituire un sistema integrato credibile, l'Italia dovrebbe investire in tecnologia mentre si trova a fare i conti con risorse risibili e l'assenza di politiche mirate.

E' quanto, in sintesi, è emerso oggi nel corso di un convegno organizzato a Roma dai Ds su "L'alta tecnologia per lo sviluppo, il lavoro e la sicurezza dell'Italia".

"Un fortissimo investimento per innalzare il livello tecnologico è un'opzione di governo fondamentale", ha detto al convegno il leader dei Ds Piero Fassino, aggiungendo che "il cuore strategico" dell'innalzamento tecnologico è rappresentato dai settori di spazio, difesa e sicurezza.

Ma proprio nel settore difesa, a ricerca e sviluppo tecnologico sono destinate cifre estremamente ridotte, ha sottolineato nel suo intervento il senatore Ds Lorenzo Forcieri, organizzatore del convegno.

"Il bilancio della difesa non è mai stato così povero e, al suo interno, la spesa per il personale arriva quasi al 75%", ha detto Forcieri.

Per il 2006 la difesa italiana può contare "solo su 161,7 milioni di euro per tutte le quattro forze armate. La Francia dispone, per lo steso periodo, di un miliardo e mezzo di euro. Siamo nell'ordine di dieci volte tanto".

Invece, dice Forcieri, ci vogliono politiche adeguate e nuove modalità per "consolidare e sviluppare un comparto per noi fondamentale e strategico come è quello dell'industria dell'aerospazio e della difesa". Tra le proposte, anche quella di un "sottosegretario alla Presidenza del consiglio dei ministri per la Sicurezza nazionale, dal quale potrebbe dipendere anche il coordinamento delle iniziative in questo settore".

Ma è l'Europa nel suo complesso a dover elaborare una politica industriale europea per il settore difesa. Come ha sottolineato anche il segretario generale della Difesa Gianni Botondi, "Solo un'Europa integrata può consentire al nostro continente di essere marginalizzato".

In realtà, dice Forcieri, l'industria della difesa europea - con più di 600.000 addetti e un volume d'affari di 104 miliardi di euro - "è abbastanza in buona salute e lo stesso gap tecnologico tra gli Stati Uniti e l'Europa è meno largo di quello che si crede. Semmai si tratta di un gap di investimenti".

I governanti si devono impegnare ... senza falsi moralismi né timidezze: non bisogna avere vergogna di promuovere prodotti industriali italiani", ha commentato Enzo Camporini, presidente del Centro alti studi sulla difesa.

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