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Agenzie stampa sul Convegno della Campagna Banche Armate

Fonte: Agenzie Stampa - 16 gennaio 2006

Capitalia: Lamanda, -65% Operazioni Su Export Armi Nel 2005

(ANSA) - ROMA, 14 gen - Nel corso del 2005 Capitalia ha ridotto di oltre il 65% gli importi delle transazioni legate a operazioni di import/export di armamenti (il 75% delle operazioni effettuate nell'anno riguarda il Regno Unito e la Norvegia), con un netto ridimensionamento della relativa quota di mercato. Lo ha detto Carmine Lamanda, direttore generale di Capitalia nel corso di un convegno. "A partire dal 2004 - ha aggiunto - Capitalia ha adottato una direttiva interna che fissa criteri estremamente restrittivi sia per quanto riguarda l'attività di assistenza alla clientela esportatrice di armamenti sia per quanto riguarda l'erogazione di finanziamenti e di qualsiasi altro servizio bancario verso questo settore".
Lamanda ha sottolineato di considerare ammissibili solo operazioni che riguardano attività "non offensive", quali i sistemi di radaristica, l'avionica, i sistemi di trasmissione satellitare, la cantieristica navale e i carri non armati per trasporto truppe. Il nucleo dei paesi potenzialmente destinatari delle esportazioni è stato, inoltre - spiega Lamanda - limitato all'area dell'Unione Europea, agli 11 paesi Ocse extra Ue e a due altri paesi Nato; sono perciò esclusi quei paesi notoriamente coinvolti in operazioni belliche o ricompresi in aree geo-politiche particolarmente instabili. Questo doppio "filtro" - sul tipo di prodotti e sul nucleo di Paesi - consente di evitare ogni intervento in caso di ambiguità", ha sottolineato il direttore generale delal banca romana. Anche per effetto di queste severe limitazioni, la politica seguita nei confronti di un settore ad alto contenuto di ricerca e di innovazione - ha concluso Lamanda - è volta ad incentivare comportamenti virtuosi, nel rispetto dei principi dell'ordinamento e dei valori etici di Capitalia. (ANSA).


Banche Armate: Si' Di Capitalia Ad Osservatorio Permanente

(ASCA) - Roma, 14 gen - Banche, sindacati, Enti Locali e societa' civile organizzata insieme per la realizzazione di in un osservatorio permanente su istituti di credito ed esportazione di armamenti . E' questa la proposta emersa dal Convegno ''Cambiare e' possibile, dalle banche armate alla responsabilita' sociale d'impresa'' che si e' tenuto a Roma stamane nella sala del Consiglio Provinciale, organizzato dalla Campagna di pressione Banche Armate in collaborazione con l'Associazione Finanza Etica e patrocinata da Comune di Roma, Provincia di Roma e Regione Lazio. La proposta, avanzata dalla Campagna, ha trovato una prima disponibilita' nelle parole del Direttore Generale di Capitalia, Carmine Lamanda, intervenuto alla tavola rotonda del mattino, moderata dal giornalista Franco Locatelli. Partita nel 1999 su iniziativa delle riviste missionarie Missione Oggi, Mosaico di Pace e Nigrizia, il movimento d'opinione si e' per la prima volta confrontato pubblicamente con esponenti del mondo bancario tradizionale: ''Abbiamo chiesto alle banche chiarezza e trasparenza sulle operazioni di sostegno all'export armiero - ha affermato il coordinatore della Campagna Giorgio Beretta - ed una buona fetta di opinione pubblica ha colto le ragioni del nostro agire e ha sollecitato le banche a modificare i loro comportamenti. In effetti nel corso di questi pur pochi anni molti istituti hanno fortemente ridimensionato il loro contributo al settore, e in alcuni casi sono usciti completamente dal business delle armi''.
Il direttore generale di Capitalia, Carmine Lamanda, nell'annunciare che nel corso del 2005 il suo gruppo ha diminuito del 70% l'esposizione nel sostegno al settore delle armi, ha sottolineato che la Legge 185/90 e' forte di un buon impianto che va mantenuto intatto . Ha inoltre ringraziato la Campagna per aver chiarito il principio che nell'ambito delle operazioni legittime possono esistere operazioni non etiche. Il direttore di Nigrizia, Carmine Curci, ha ricordato il punto di vista che ha permesso alla Campagna questi importanti risultati: ''Faccio notare che per coloro che hanno dato vita al lavoro di questi anni l'etica parte dal punto di vista degli esclusi del sud del mondo.'' Nelle conclusioni di Francesco Terreri, presidente di Microfinanza ed esponente di spicco dell'Associazione Finanza Etica, la conferma che ''l'importanza della Campagna e' stata quella di dotare i risparmiatori di strumenti per un dialogo critico con le banche. Questa risorsa puo' essere sviluppata su altri temi - anche in relazione ai recenti scandali bancari - e su ambienti allargati all'Unione Europea''.

Banche Armate: Aumentano Quelle Responsabili, Ma Trasparenza a Rischio

(ASCA) - Roma, 14 gen - ''E' veramente un bel risultato per chi lavora da anni su questi temi, che ci sprona a proseguire su questa strada, estendendo la pressione a livello europeo, coordinandoci con le associazioni gia' attive nel settore'' - dice Giorgio Beretta, coordinatore della Campagna . ''Si tratta ovviamente - osserva Marco Gallicani, Direttore dell'Associazione Finanza Etica - solo di un primo tassello verso la responsabilizzazione della filiera finanziaria, ma che dimostra come le pressioni di cittadini, associazioni, organismi ed enti locali possano avvicinare questi grossi istituti alle prassi che tradizionalmente vengono sostenute dalle Banche di Credito Cooperativo e da Banca Etica''. Padre Carmine Curci (Nigrizia), padre Nicola Colasuonno (Missione Oggi) e don Renato Sacco (Mosaico di Pace) rinnovano la preoccupazione circa l'atteggiamento dell'esecutivo, che prende di mira una Campagna che chiede trasparenza. Anziche' essere ben fiero se importanti Istituti di credito privati hanno deciso, nella loro politica di responsabilita' sociale d'impresa, di dotarsi di normative sul commercio delle armi italiane, il governo vuole modificare la legge 185/90 che prevede l'annuale relazione sull'export d'armi per eludere la trasparenza nel settore

ARMI: LAMANDA (CAPITALIA),-70% NEL 2005 ESPOSIZIONE PER EXPORT

(AGI) - Roma, 14 gen. - Banche, sindacati, Enti Locali e societa' civile organizzata insieme per la realizzazione di in un osservatorio permanente su istituti di credito ed esportazione di armamenti. E' questa la proposta emersa dal Convegno 'Cambiare e' possibile, dalle banche armate alla responsabilita' sociale d'impresa' che si e' tenuto a Roma stamane nella sala del Consiglio Provinciale, organizzato dalla Campagna di pressione Banche Armate in collaborazione con l'Associazione Finanza Etica e patrocinata da Comune di Roma, Provincia di Roma e Regione Lazio. La proposta, avanzata dalla Campagna, ha trovato una prima disponibilita' nelle parole del Direttore Generale di Capitalia, Carmine Lamanda.
Lamanda, nell'annunciare che nel corso del 2005 il suo gruppo ha diminuito del 70% l'esposizione nel sostegno al settore delle armi, ha sottolineato che la Legge 185/90 e' forte di un buon impianto che va mantenuto intatto. Ha inoltre ringraziato la Campagna per aver chiarito il principio che nell'ambito delle operazioni legittime possono esistere operazioni non etiche.
Il direttore di Nigrizia, Carmine Curci, ha ricordato il punto di vista che ha permesso alla Campagna questi importanti risultati: 'Faccio notare che per coloro che hanno dato vita al lavoro di questi anni l'etica parte dal punto di vista degli esclusi del sud del mondo.' Nelle conclusioni di Francesco Terreri, presidente di Microfinanza ed esponente di spicco dell'Associazione Finanza Etica, la conferma che "l'importanza della Campagna e' stata quella di dotare i risparmiatori di strumenti per un dialogo critico con le banche. Questa risorsa puo' essere sviluppata su altri temi - anche in relazione ai recenti scandali bancari - e su ambienti allargati all'Unione Europea". (AGI) -
141828 GEN 06


Banche Armate: Si' Di Capitalia Ad Osservatorio Permanente

Roma, 14 gen - Banche, sindacati, Enti Locali e societa' civile organizzata insieme per la realizzazione di in un osservatorio permanente su istituti di credito ed esportazione di armamenti . E' questa la proposta emersa dal Convegno ''Cambiare e' possibile, dalle banche armate alla responsabilita' sociale d'impresa'' che si e' tenuto a Roma stamane nella sala del Consiglio Provinciale, organizzato dalla Campagna di pressione Banche Armate in collaborazione con l'Associazione Finanza Etica e patrocinata da Comune di Roma, Provincia di Roma e Regione Lazio. La proposta, avanzata dalla Campagna, ha trovato una prima disponibilita' nelle parole del Direttore Generale di Capitalia, Carmine Lamanda, intervenuto alla tavola rotonda del mattino, moderata dal giornalista Franco Locatelli. Partita nel 1999 su iniziativa delle riviste missionarie Missione Oggi, Mosaico di Pace e Nigrizia, il movimento d'opinione si e' per la prima volta confrontato pubblicamente con esponenti del mondo bancario tradizionale: ''Abbiamo chiesto alle banche chiarezza e trasparenza sulle operazioni di sostegno all'export armiero - ha affermato il coordinatore della Campagna Giorgio Beretta - ed una buona fetta di opinione pubblica ha colto le ragioni del nostro agire e ha sollecitato le banche a modificare i loro comportamenti. In effetti nel corso di questi pur pochi anni molti istituti hanno fortemente ridimensionato il loro contributo al settore, e in alcuni casi sono usciti completamente dal business delle armi''.

Economia civile/ Banche e armi, i passi indietro spiazzano il governo

Sabato 14.01.2006 11:00

Sono le banche gli intermediari privilegiati dell‚industria italiana per il commercio delle armi, ma l‚emergere di un più spiccato senso di responsabilità sociale d‚impresa (RSI) e il pressing esercitato dai correntisti attenti alla finanza etica, sta spingendo le istituzioni bancarie a rivedere le proprie scelte in questo mercato. Un dietrofront che ha spiazzato il ministero dell‚Economia.

Nella relazione 2005 sull‚esportazione di armi, presentata al Parlamento dalla presidenza del Consiglio, si definisce "un problema di alta rilevanza" la decisione di "buona parte degli istituti bancari" di non effettuare più o "di limitare significativamente" le operazioni legate all‚import/export di armi.

Una possibile soluzione verrà presto "esaminata a livello interministeriale". In parole povere, codici etici e Rsi agiterebbero i sonni dei nostri ministri. E con le transazioni bancarie del settore ormai su scala europea, il governo non è in grado di esercitare la sua azione di controllo. In realtà, solo il 14% delle operazioni avviene attraverso banche estere, mentre l‚85% tramite quelle italiane.

Per capire la questione serve fare alcune premesse.
La prima: la legge 185 del ‚90 prevede che ogni anno il presidente del Consiglio riferisca al Parlamento con propria relazione sulle operazioni di importazione ed esportazione delle armi svolte nei 12 mesi precedenti, attività che richiedono un‚apposita autorizzazione ministeriale.
La normativa fu approvata dopo lo scandalo Bnl Atlanta-Iraq, con la vendita illegale di armi a Saddam Hussein, e a seguito delle pressioni, durante gli anni ‚80, dei movimenti di ispirazione laica e cattolica con la "Campagna contro i mercanti di morte". La relazione è molto dettagliata e indica caratteristiche della fornitura, tipo di autorizzazione richiesta, Paesi importatori e banche su cui transitano i pagamenti: tutti dati pubblici e ufficiali, disponibili sui siti di Camera e Senato.
Ne consegue che il commercio delle armi passa per le banche, un aspetto della loro attività che non compare negli spot pubblicitari e nei depliant spediti a casa.

"Tutto è legale e autorizzato, ma anche i clienti hanno diritto di sapere", spiega ad Affari Giorgio Beretta, portavoce della Campagna Banche armate, analista del commercio delle armi e collaboratore di OsCar (Osservatorio sul Commercio delle Armi di Ires Toscana) e OPAL (Osservatorio permanente armi leggere Brescia).
"Gli istituti di credito devono specificare ai correntisti come utilizzano i soldi dei clienti", aggiunge Beretta.

L‚intermediazione bancaria consente, però, un maggior controllo rispetto ad altre forme di compravendita di armi: "Le banche non devono venir meno, ma a loro si chiede maggior trasparenza", precisa l‚esperto, che respinge al mittente l‚accusa di criminalizzazione delle banche rivolta alla campagna dal Sole 24Ore.

Ma, secondo l‚analista, "in queste operazioni le banche hanno un ruolo attivo, contrariamente a quanto dichiarano ai loro clienti per giustificarsi". Gli istituti di credito "svolgono attività di intermediazione - prosegue Giorgio Beretta -, con compensi che variano dal 3,5% al 10% nel Sud del mondo. Più un Paese è povero, più salgono i compensi di intermediazione" Ogni vendita di armi ha bisogno di una doppia autorizzazione ministeriale: alla ditta, per avviare la trattativa, e alla banca, per incassare i pagamenti. "Le banche conoscono tutti i dettagli dell‚operazione e possono decidere anche caso per caso come comportarsi ". Beretta non crede alla tesi di chi considera queste forniture come cessione di alta tecnologia, perché "sono sistemi Dual Use, che possono essere impiegati come armi".

In generale, però, "tra le banche oggi c‚è più attenzione alla RSI . Monte dei Paschi di Siena è uscita dal commercio delle armi, Unicredito e Intesa hanno diminuito il coinvolgimento, mentre Capitalia e San Paolo hanno aumentato notevolmente le transazioni".

La lista comprende Antonveneta (9%), Bnl (5%) e Banca Popolare di Milano, partner di Banca Etica. Bpm nel 2004 si è ritagliata il 4% del volume d‚affari, quota di mercato a cui dopo accese polemiche ha deciso di rinunciare in futuro.

Il limite della campagna, nata nel ‚99 e ispirata ad analoghe iniziative degli anni Œ80, è che l‚attenzione si concentra sull‚Italia, quando ormai lo scenario è mutato. Con l‚unificazione europea, cambia il ruolo degli istituti di credito e nuovi soggetti come le finanziarie fanno concorrenza alle banche. Beretta fissa il prossimo traguardo della battaglia del movimento "La legge italiana è molto restrittiva e ha ispirato il codice di condotta europeo del Œ98, ma oggi serve una direttiva Ue sull‚export che preveda meccanismi di trasparenza validi in tutti i Paesi membri ".

Matteo Ganino


'Banche armate', risparmiatori mettono a segno un primo 'disarmo'

Il bilancio della campagna sulle transazioni degli Istituti sull'import-export di armi: nel 2005 il primo gruppo affarista Capitalia ha ridotto del 65% l'attività nel settore

Roma, 15 gen. - (Ign) - Nel 2004 Capitalia era il primo gruppo bancario a fare affari con la vendita di armi, fornendo i suoi servigi nelle transazioni per operazioni di import/export. Ora invece - parola del direttore generale Carmine Lamanda - il gruppo ha ridotto di oltre il 65% la sua attività in questo settore.

E' uno dei risultati ottenuti in sei anni dalla campagna Banche armate promossa dalle riviste 'Missione Oggi', 'Nigrizia' e 'Mosaico di pace' (rispettivamente dei missionari saveriani, comboniani e di Pax Christi) che dal dicembre 1999 promuove un controllo attivo da parte dei cittadini-risparmiatori sulle operazioni di appoggio degli istituti di credito al commercio di armamenti.

Sotto lo slogan "non con i miei soldi" i promotori hanno infatti indotto centinaia di migliaia di persone a esercitare, in questi anni, una pressione sulle banche coinvolte in queste operazioni, invitando i correntisti a chiedere conto, attraverso una lettera (di cui un facsimile è disponibile on line) ai direttori dei vari istituti di credito.

Ma come si fa a sapere se la propria banca è coinvolta in operazioni finanziarie per la vendita di armamenti a Paesi stranieri? Basta consultare la dettagliata che ogni anno (entro il 30 marzo), in base alla legge 185 del 1990 il presidente del Consiglio è tenuto a presentare al Parlamento, al cui interno viene reso noto anche l'elenco delle banche autorizzate alle transazioni. Un elenco che si è modificato negli anni anche grazie agli effetti della campagna. Unicredit, che nel triennio 1999-2001 disponeva di un terzo delle autorizzazioni all'export di armi rilasciate dal ministero dell'Economia, ha ridotto nel 2002-2004 la propria partecipazione al 5,7%. Mentre Banca Intesa è scesa da quota 18,5% al 6,7%, in seguito ad una direttiva dell'amministratore delegato, "con una significativa ulteriore riduzione nell'ultimo anno".

A tirare le somme sul lavoro svolto e su quello ancora da fare sono stati ieri a Roma, al convegno 'Cambiare è possibile, dalle banche armate alla responsabilità sociale d'impresa' (patrocinato da Comune, Provincia di Roma e Regione Lazio), gli organizzatori insieme all'Associazione Finanza Etica.

"La nostra campagna - spiega il coordinatore Giorgio Beretta - ha avuto un'attenzione seria da parte delle banche che hanno deciso di dotarsi di comitati etici, magari all'inizio solo di facciata ma che poi piano piano hanno iniziato a funzionare e alcuni istituti hanno scelto di non appoggiare più il commercio di armi o di limitare le transazioni verso Paesi europei". Ma per evitare che il tirarsi indietro da parte di banche italiane costringa il ministero della Difesa a fare affidamento su istituti stranieri, "c'è bisogno che questo diventi - spiega Beretta - un ragionamento comune sia al livello europeo sia globale. Da Spagna, Belgio e Olanda ci hanno già contattato. Si deve lavorare insieme per migliorare la normativa". Un imperativo che deve fare i conti con il fatto che nella Ue non esiste una vera e propria legge in materia ma soltanto un codice di condotta.

Per quanto riguarda il nostro Paese, comunque, Beretta punta a un "marchio di qualità etica" da poter conferire alle banche in modo che i cittadini possano scegliere con maggior cognizione di causa a chi affidare i propri risparmi.

La lezione che arriva dal successo di 'Banche armate' è infatti proprio il ruolo di primo piano che hanno potuto ricoprire i singoli cittadini dotati "di strumenti per un dialogo critico con le banche" nel cambiare le cose. "La campagna 'Banche armate' - sottolinea il presidente di Microfinanza, Francesco Terreri - è stata la maggior campagna di finanza critica mai fatta in Italia. Questa risorsa può essere sviluppata anche su altri temi, anche in relazione ai recenti scandali finanziari, e su ambienti allargati all'Unione europea".

Dal convegno è anche emersa la proposta che banche, sindacati, enti locali e società civile si mettano insieme per la realizzazione di in un osservatorio permanente su istituti di credito ed esportazione di armamenti. Proposta che ha trovato una prima disponibilità nello stesso direttore di Capitalia Lamanda che ha inoltre ringraziato la campagna per aver chiarito il principio che nell'ambito delle operazioni legittime possono esistere operazioni non etiche. "Le banche cercano qualcosa di etico, non solo di legittimo. Tutte le banche italiane - ha affermato - hanno l'ambizione di essere etiche ma discernere tra etico e legittimo spesso non è facile. Qualcuno non ci riesce e allora si tira indietro".

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