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ARMAMENTI II rilancio della cooperazione serve a bilanciare la dipendenza dagli Usa

Difesa, l'Egitto fa acquisti in Europa

Assieme a Francia e Germania, Italia tra i Paesi su cui punta Il Cairo
Gianandrea Gaiani
Fonte: Il Sole 24 Ore - 29 ottobre 2005


L'Egitto vuole rafforzare la cooperazione nei settori della difesa e sicurezza con l'Italia. Lo ha annunciato nei giorni scorsi il ministro della Difesa, Hussein Tantawi, durante la visita al Cairo del sottosegretario alla Difesa italiano, senatore Francesco Bosi.
Il molo strategico in Medio Oriente e nel controllo del Mar Rosso e del Canale di Suez, la crescente minaccia terroristica dei gruppi estremisti islamici e le nuove responsabilità assunte dall'Egitto nella Striscia di Gaza sembrano indurre Il Cairo a cercare di sviluppare rapporti più stretti con i Paesi dell'area mediterranea privilegiando i rapporti bilaterali con i singoli Stati alla partnership con l'Alleanza Atlantica.
Sul piano delle forniture militari l'Egitto è legato strettamente agli Stati Uniti, che forniscono aiuti militari pari a 1,3 miliardi di dollari, sufficienti a incrementare del 50% il bilancio della difesa egiziano, e forniscono i principali sistemi d'arma delle forze egiziane quali i carri armati Abrams e i caccia F-16. Anche per limitare la dipendenza tecnologica da Washington, il Cairo punta a potenziare la cooperazione con alcuni Stati europei (oltre all'Italia, Tantawi ha citato anche Francia e Germania) con aperture di mercato che potrebbero portare buoni affari all'industria italiana.
«Nell'incontro con Tantawi abbiamo verificato l'andamento dei due memorandum of understanding già esistenti relativi alla formazione degli ufficiali egiziani presso istituti militari italiani e alla cooperazione tecnica e industriale - sottolinea Bosi - il ministro egiziano ha chiesto di allargare questo ultimo punto e abbiamo concordatro di istituire al più presto una commissione mista che esamini i settori nei quali sviluppare la cooperazione». Per quanto concerne i principali sistemi d'arma italiani, attualmente l'Egitto impiega i cannoni Oto Melara da 76 millimetri su 6 fregate acquisite di seconda mano da Usa e Spagna, i missili antiaerei MBDA Spada/Albatoss a bordo delle due fregate ex spagnole e i missili antinave
MBDA Otomat in dotazione alle batterie costiere mobili.
II radar Grifo, prodotto da Galileo Avionica, è considerato favorito dall'Aeronautica egiziana per l'ammodernamento di una cinquantina di caccia Mirage 5 e altrettanti J-7 di origine cinese; lo stesso radar si è imposto nel programma internazionale bandito dall'aeronautica pachistana per l'aggiornamento degli stessi tipi di velivoli. Nei prossimi anni l'Egitto dovrà però rinnovare diversi sistemi d'arma e l'industria italiana potrebbe avere buone carte soprattutto nel settore dell'elettronica, dei sistemi di comando e controllo e aeronautico. Gli addestratori Aermacchi M-346 o MB-339 di ultima generazione potrebbero avere buone possibilità di aggiudicarsi la gara per sostituire una settantina di vecchi jet biposto franco-tedeschi Alpha Jet, mentre esiste un interesse teorico anche nei confronti del trasporto tattico C 27J 'Spartan' sviluppato da Alenia Aeronautica e Lockheed Martin e già ordinato dall'Aeronautica Italiana.
Benché l'industria della Difesa egiziana costituisca una realtà consolidata leader nel mondo arabo, Tantawi non sembra aver subordinato l'acquisizione di prodotti "made in Italy" ad accordi di coproduzione. Il sottosegretario Bosi ha evidenziato la massima stima nelle produzioni italiane espressa dal ministro Tantawi sottolineando come all'incontro verrà presto dato un seguito con le visite in Egitto del presidente e amministratore delegato di Finmeccanica, Pier Francesco Guarguaglini e del capo di stato maggiore della Difesa, l'ammiraglio Giampaolo di Paola. Bosi, che ha raggiunto il Cairo da El Alamein - dove ha presieduto la cerimonia dell'anniversario della grande battaglia della Seconda guerra mondiale - ha ottenuto da Tantawi anche «ampia disponibilità» a concedere il rientro in Italia di una ventina di salme di militari italiani caduti tra luglio e novembre 1942 e tumulate presso il sacrario italiano di El Alamein. «L'obiettivo non è depotonziare il sacrario egiziano, che per noi ha un grande valore, ma rimpatriare simbolicamente solo alcuni corpi, sia di militari noti che ignoti, da custodire in qualche grande sacrario nazionale insieme ai caduti di tutti gli altri fronti». I parenti di una ventina di militari italiani morti ad El Alamein hanno chiesto dal 1999 di poter rimpatriare le salme, ma finora le autorità egiziane non hanno mai autorizzato la traslazione dei resti.

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