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Annullato ieri il vertice con sindacati e Fincantieri perché il problema è stato risolto. L'intervento del sottosegretario Letta. Trovati i contributi con un emendamento alla Finanziaria

"Salpano" i fondi per le Fremm

Via libera dal 2006 a contributi quindicennali da 30 milioni per realizzare il programma delle nuove fregata muttimissione. La soddisfazione dei sindacati
Luigi Leone
Fonte: Il Secolo XIX - 26 ottobre 2005


Salta il vertice a Palazzo Chigi per le "Fremm". Stavolta, però, per una buona notizia: c'è il finanziamento per far partire il programma italiano delle nuove fegate multimissione destinate
alla Marina Militare. L'annuncio viene dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta,
attraverso la lettera con la quale annulla l'appuntamento precedentemente fissato con le organizzazioni sindacali. Grazie a un emendamento alta Finanziaria attualmente in discussione in Parlamento, infatti, il governo autorizza contributi quindicennali di 30 milioni di euro a partire dal 2006 e anche per il 2007, aumentando la somma di ulteriori 75 milioni (diventeranno quindi 105 in tutto) a decorrere dal 2008. Ritenendo "praticamente risolto il problema" - scrive Letta in una comunicazione indirizzata a Fiom, Fim e uilm, ai ministri Antonio Martino (Difesa), Claudio Scajola (Attività Produttive) e Giulio Tremonti (Economia), nonché all'amministratore delegato di Fincantieri, Giuseppe Bono - "la riunione prevista viene rinviata".
Mai disdetta fu più benvenuta, considerato l'allarme provocato dalla mancata firma dell'accordo con la Francia durante il recente vertice bilaterale di Parigi fra una nutrita delegazione tricolore, guidata dal premier Silvio Berlusconi, con il presidente francese Jacques Chirac e i suoi ministri. Il programma "Fremm", infatti, nasce da un accordo in base al quale saranno realizzate 27 imbarcazioni da guerra di nuovissima generazione, delle quali 10 destinate alla Marina Militare italiana e 17 a quella d'oltralpe. I "cugini" sono pronti da tempo, mentre il nostro Paese ha dovuto fare, e rifare, i conti con una crisi economica e un dissesto del bilàncio statale che ad un certo punto hanno davvero rischiato di far saltare l'operazione.
Oltre che esporre l'Italia a una pessima figura internazionale - in parte già consumatasi con la mancata firma dell'intesa e con spiegazioni affidate a pietose bugie su improbabili e inverosimili «problemi tecnici» - la rinuncia alle "Fremm" avrebbe significato un colpo durissimo per l'industria navalmeccanica tricolore. E per la Liguria in particolare. Le fregate. infatti, saranno costruite, per la parte italiana, da Orizzonte Sistemi Navali, una joint-venture partecipata al 51% da Fincantieri e al 49% da Finmeccanica. Operativamente, Orizzonte agisce negli stabilimenti di Riva Trigoso (Genova) e del Muggiano (La Spezia) e garantirà a Fincantieri almeno il 50% del carico di lavoro dei prossimi 10-15 anni. Compensibile, dunque, sia l'ansia dei lavoratori sia le aspettative di Bono, numero uno del gruppo navalmeccanico. Ma anche Pier Francesco Guarguaglini si è fortemente speso sull'operazione, che assicura a Finmeccanica importanti commesse nei sistemi d'arma. L'altro ieri, a Spezia, il numero uno della holding aerospazio & difesa aveva espresso «grande ottimismo», lasciando intuire che la situazione era in procinto di chiarirsi. E, infatti, così è avvenuto.
Per Antonio Apa, leader della Uilm genoevse, si tratta del succeso della mobilitazione sindacale e dei lavoratori, la cui pressione è stata determinante per assicurare nuove certezze al sistema industriale genovese e ligure nel suo insieme». Apa dà atto «al sottosegretario Gianni Letta e al ministro Claudio Scajola essersi spesi proficuamente per superare l'impasse», mentre di tutt'altro tono sono le considerazioni di Sandro Bianchi, coordinatore nazionale della Fiom-Cgil per la canticristica navale, secondo il quale "il governo sì è assunto la responsabilità di rinviare l'incontro con i sindacati sulla questione Fremm, sostenendo che il problema sarebbe già risolto da un emendamento alla Finanziaria, ma in questa vicenda ci sono già stati troppi annunci poi clamorosamente smentiti dai fatti. Quindi, la diffidenza è d'obbligo e per fare delinitivamenre chiarezza sarebbe stato meglio non disdettare l'incontro, anziché pensare di risolvere tutto con un fax".

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