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Il numero uno di Finmeccanica è ottimista sulla maxi-commessa italo-francese

Guarguaglini: le fregate si faranno

E il presidente sponsorizza per Spezia il polo hi-tech della Difesa
27 ottobre 2005 - Amerigo Lualdi
Fonte: Il Secolo XIX - 25 ottobre 2005


In mezzo alle tante incertezze generate dai recisi tagli al bilancio della Difesa, una piccola luce si è accesa: le Freem, fregate multimissione europee si faranno.
Lo ha annunciato il presidente e amministratore delegato di Finmeccanica, Pierfrancesco Guarguaglini, intervenuto ieri a Villa Marigula di Lerici al convegno organizzato da Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm sul tema "La Spezia: l'industria della Difesa nel contesto europeo. Un'opportunità per il territorio". E che l'accordo italo-francese sulle fregate possa uscire dalle secche della mancata firma del governo italiano sembrerebbe un possibilità fondata, come hanno ribadito anche il senatore dei Ds, Lorenzo Forcieri, e quello di Forza Italia, Luigi Grillo. «lo sono abbastanza ottimista - ha rimarcato Guarguaglini - Alla fine la commessa «Rinascimento partirà, con un programma minimo, ma partirà».
In verità, del problema specifico del convegno - la strategicità della Spezia nel comparto Difesa - si è parlato poco e forsw, alla luce delle risorse sempre più magre riservare all'industria armiera, si è preferito attendere tempi migliori per prendere impegni. «Perché se continua così - ha chiosato Forcieri - La Difesa diventerà un grande Servizio sociale. Basti pensare che il 65% delle risorse va al mantenimento degli organici mentre su nuove tecnologie e ricerca si investe sempre di meno».
Alcune puntualizzazioni importanti, però, il numero uno di Finmeccanica, le ha messe sul tavolo, sollecitato dagli interventi dei delegati sindacali di Muggiann (Fincantieri) e Otu Melara (Finmeccanica). Alla domanda se sia ipotizzabile un distretto tecnologico della Difesa con cuore pulsante alla Spezia, istituito per legge e dunque con la possibilità di usufruire delle agevolazioni previste, Guarguaglini è stato chiaro. «Ceno che le possibilità ci sono ma, se vogliamo un distretto tecnologico, occorre spingere dal punto di vista politico. Per quanto ci riguarda, tempo un mese, siamo in grado di approntare un programma completo. Tecnologia e competenza non ci mancano di sicuro».
E' insomma la politica a dover tracciare la rotta indicando obiettivi chiari, stesso concetto che Guarguaglini ha ribadito a un delegato del cantiere navale Muggiano, preoccupato per la ventilata privatizzazione di Fincantieri. «Si può privatizzare in tanti modi: dipende dalle regole che un governo dà. Molti governi stranieri gestiscono l'industria dello spazio, della Difesa e dell'alta tecnologia senza bisogno di controllarne il capitale. La Bae inglese è il classico esempio. I francesi, invece, vogliono una partecipazione più marcata. Si tratta dunque di coniugare l'esigenza di privatizzare reperendo denaro fresco con quella di considerare strategica l'industria salvaguardando la sua sopravvivenza. In Italia bisogna trovare questa strada».
A preoccupare, ovviamente sono i tagli delle Finanziaria che spingono Finmeccanica verso una sempre maggiore internazionalizzazione per ricavare profitti. Ma non ci sono soltanto i tagli. «Nello Stato di New York il costo del lavoro è piu basso del 15% di quello italiano e in Florida, addirittura del 35-40%. Per questo, investiremo negli Usa dove abbiamo già una fabbrica di elicotteri a Filadelfia e una a Charleston in cui costruiamo la fusoliera del nuovo Boeing 707. Negli Stati Uniti Finmeccanica ha mille dipendenti e in Inghilterra, nostro secondo mercato, ben 9 mila».
Oltre a Guarguaglini, sono intervenuti i senatori Forcieri e Grillo nonché il comandante in capo del dipartimento marittimo dell'Alto Tirreno, ammiraglio Quinto Gramellini, che ha confermato la strategicità della base militare spezzina; «La Marina non ha alcuna intenzione di abbandonare La Spezia, ma devono darci le navi...».

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