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L’industria aerospazio e Difesa europea riunita a Berlino

Fonte: Pagine di difesa - 17 ottobre 2005


Il 7 ottobre ha avuto luogo a Berlino la Convenzione annuale 2005 dell’Associazione europea per l’aerospazio e l’industria della Difesa (Asd), organizzata dalla industria aerospaziale tedesca. Erano presenti oltre 600 delegati dei 25 paesi che fanno parte della UE (i dieci originari della Associazione, fra i quali la Svizzera, curiosamente, europea nella sua vocazione militar-aeronautica, anche se non in quella politica generale) più tutti i nuovi arrivati. Fra gli italiani, il vertice di Finmeccanica e di alcune aziende da essa dipendenti, con qualche outsider fra quelli non fagocitati – ancora – dal gigante di piazzale Monte Grappa.
L’Asd rappresenta un comparto industriale di 600.000 addetti, più un equivalente numero di impiegati nell’indotto, con un turn over 2004 di 104 miliardi di euro, una R&D del 15% e un trade surplus verso l’extra-Europa che nel 2004 è stato di due miliardi, nel contesto di un export del 47%. Si tratta del più notevole complesso industriale comunitario, soprattutto da punto di vista tecnologico. E’ forte nel settore militare, leader mondiale in quello dell’aviazione civile e quasi leader in quello dello spazio commerciale. Oggi cerca di coagulare capacità e lobby attorno all’Associazione, nata recentemente dalla unificazione di gruppi minori di settore, nazionali e internazionali, e dotata di un notevole slancio propositivo.

Dopo la prolusione iniziale, svolta dall’ingegnere Guargaglini, presidente uscente dell’Asd per il 2005 (il nuovo è Herr Enders, amministratore delegato dell’Eads, giovane e prestante come l’industria che rappresenta ), sono intervenuti Herr Staffelt, sottosegretario di Stato del governo federale per la materia, e il moderatore Herr Berendt, senior policy advisor della Fleishman Hillard. Successivamente, la convenzione si è divisa in tre workshp, centrati rispettivamente sulla European Defence Dimension - che ha trattato temi generali sulla difesa europea (requisiti, risorse, capacità, tecnologie, skills, ruolo dell’Agenzia Europea) - sull’industria aeronautica civile e sulla domanda futura di servizi collegati allo spazio.

Il primo workshop - il più a largo spettro e perciò partecipato dal grosso dei delegati - si è focalizzato essenzialmente sul ruolo dell’Agenzia Europea degli armamenti e di quello che la medesima va a rappresentare per tutti gli operatori del settore. L’enfasi della discussione ha soprattutto riguardato il come far fronte a una generalizzata contrazione di risorse dedicate alla difesa da parte delle Nazioni. Queste detengono ancora i cordoni della borsa della Difesa - nonostante tutte le europeizzazioni tentate e portate a compimento, fra le quali quella del lobbying Asd in corso – e lo fanno in modo sostanzialmente scoordinato fra loro. I programmi multilaterali, che avevano rappresentato un tentativo di ovviare a questo inconveniente, non derivano in realtà da processi di razionalizzazione top-down ma da valenze specifiche bottom-up, non necessariamente collegate fra loro.

Si tratta di iniziative soprattutto finalizzate a creare masse critiche che consentano le necessarie economie di scala. Non rispondono a un piano coerente e complessivo. Prova ne sia che non sempre gli stessi programmi trovano dei follow-on, come risulta evidente dal mancato lancio di un sostituto del Eurofighter. Gli stessi programmi possono essere messi in crisi dai singoli comportamenti nazionali, come è successo in passato per l’Eurofighter ad opera dei tedeschi e sta succedendo adesso al programma italo-francese Fremm (fregate multimissione di nuova generazione, che dovrebbero formare la spina dorsale delle due marine nei prossimi trenta anni) ad opera del ministero dell’Economia italiano, senza che la loro natura cosmopolita lo possa impedire.

Nell’ultimo caso lo impediranno – forse - i tradizionali strumenti di pressione di questi casi, i sindacati dei metalmeccanici del più desueto contesto nazional-protezionista, molto più efficaci di qualsiasi eurocrazia. Finché a programmi comuni – condotti da agenzie comuni o da accordi ad hoc multilaterali, poco importa – non corrisponderà una unitarietà di gestione e di indirizzo, un unico ministro (o agenzia) della Difesa comunitaria, la situazione non dovrebbe cambiare granché.

Il secondo workshop ha affrontato gli scenari futuri che si delineano nel mondo per l’aviazione civile europea sia dal punto di vista operativo che produttivo, alla luce dell’incremento esponenziale della domanda del settore, dell’aumento dei costi dovuti all’esplosione del prezzo dei combustibili, ai sempre più stretti controlli ambientali, all’overload che pesa sui sistemi di controllo del traffico, eccetera. Particolarmente discussi il ruolo dei programmi europei di ricerca e sviluppo nel contesto delle sfide tecnologiche connesse con tali argomenti, nonché l’idoneità delle più recenti scelte strategiche del sistema industriale europeo a fronteggiare i nuovi scenari.

Ad esempio, la correttezza della scelta di sviluppare un superjumbo come l’A-380 in un momento nel quale gli aeroporti maggiori mostrano forti limiti nel gestire masse crescenti di viaggiatori e si tende a decentrare tratte e accessi. La domanda generale che tutti si sono fatti, in particolare, è se sarà possibile nel futuro continuare a perseguire lo straordinario successo dell’ultimo decennio, in presenza di una forte controffensiva americana e dell’emergere di nuovi produttori particolarmente agguerriti e sostenuti da una domanda interna in crescita iperbolica.

Il terzo workshop, infine, si è focalizzato sulla possibilità di trasformare la vocazione eminentemente scientifica delle iniziative europee in campo spaziale in una loro inclinazione a valenza commerciale più accentuata. Ad esempio, sviluppando tutte le potenzialità tecnologiche e partecipative di Galileo e approfondendo altre tematiche nel campo del telerilevamento e del monitoraggio ambientale. Com’è noto, le applicazioni militari dello spazio sono molto ridotte in Europa, e non dovrebbero sostanzialmente mutare anche in futuro, almeno rispetto ai numeri e contenuti americani e russi (e forse cinesi), se continua così.

Questo anche se sia Galileo che i vari telerilevamenti hanno un’intrinseca vocazione al dual-role civile militare che gli europei fanno finta di non vedere, ma gli altri vedono e come. Basti pensare all’interesse cinese e indiano al primo programma e all’irriducibile opposizione americana al suo lancio, senza considerare l’irritazione attuale dei medesimi Usa e del Giappone, una new entry molto competitiva, alla partecipazione di Pechino recentemente andata in porto.

Alcuni dei risultati dei tre workshop sono stati inclusi nel manifesto dell’Asd per il 2005 che sintetizza le 10 “Top Priorities” dell’associazione, e cioè:

- lavorare per una robusta politica europea a favore dell’aeronautica, lo spazio e le difesa (nell’ordine indicato, il che la dice lunga sulle priorità imposte dal successo sbilanciato di cui sopra e sul crescente ruolo dei tedeschi, forti nel civile, nell’industria europea e nelle attività dell’associazione);

- incrementare i finanziamenti per R&D, governativi e industriali, e perseguire un ritorno efficiente e di alta qualità di tali investimenti;

- sviluppare le relazioni commerciali e tecnologiche fra le due rive dell’Atlantico, cercando di bilanciare l’attuale squilibrio a sfavore dell’Europa;

- supportare le misure di “airworthiness”, “safety” ed “environment” in grado di facilitare lo sviluppo sostenibile del trasporto aereo;

- sostenere in tutti i modi l’avvio delle attività della European Defense Agency e delle tematiche collegate (mercato europeo unificato, superamento del Trattato di Roma per quanto riguarda la chiusura dei Mercati nazionali per la difesa, sviluppo di capacità europee militari interoperabili fra loro);

- assumere un ruolo propulsivo nella messa in opera di un “Air Transport Management System” nel contesto del cosiddetto “Single European Sky”;

- contribuire a migliorare la catena di fornitura di materiali e professionalità in ambito comunitario e internazionale;

- promuovere la cooperazione internazionale;

- supportare l’Agenzia Spaziale Europea e la UE nella implementazione di un White Paper sullo spazio e sulle iniziative connesse (Galileo, Gmes, Digital Divide e Estmp);

- sostenere le istituzioni comunitarie nella gestione delle suddette tematiche.

Dopo i workshop, nel Convegno ha avuto luogo un intervento di alto profilo del cancelliere Schroeder, che ha parlato a braccio in modo molto efficace e brillante, esordendo con una serie di battute sulla sua condizione di sfrattato dalla cancelleria federale (in quegli stessi giorni si stava definendo il futuro della governance tedesca, della quale si è poi letto sui giornali) che non aveva niente da fare e quindi poteva intrattenersi al convegno quanto voleva.

Schroeder non ha aggiunto niente di nuovo a quanto non si sapesse, ovviamente, ma ha dimostrato una padronanza del tema aerospazio & difesa che risulta poco condivisa da certi suoi colleghi meridionali, a qualsiasi colore politico appartengano. Da rimarcare l’aria soddisfatta e serena che aveva il personaggio, pur consapevole di stare per abbandonare la cariche pubbliche e il potere. Evidentemente quest’ultimo - il potere - non sempre “logora solo chi non ce l’ha”. Anche in questo, la differenza fra il nord berlinese e un certo sud romano non poteva essere più marcata.

Al di là delle dichiarazioni solenni e apparentemente impegnative, è risultato evidente, nella convenzione, che l’Europa della Difesa - che equivale oggi alla metà dei volumi complessivi dell’Aerospazio comunitario - è ancora da venire, almeno come tale. E’ ancora più importante, in termini finanziari, il volume complessivo del procurement americano di mezzi avanzati di alte prestazioni in Europa - soprattutto velivoli da combattimento e da trasporto, missilistica avanzata e comando e controllo telematico - che quello intraeuropeo. Per non parlare della “Two Way Street: il 30% delle acquisizioni europee sono made in Usa, a fronte di un misero 1% di made in EU acquistato dal Pentagono. Gli elicotteri presidenziali vinti da Agusta Westland con grande fanfara sono una goccia nel mare, anche delle semplici acquisizioni di aeromobili ad ala rotante delle forze armate statunitensi.

Tuttavia, la consueta parola d’ordine di questo tipo di convegni europei sulla necessità di porre fine alla predominanza americana non è stata ribadita a Berlino più del necessario: il leit motiv di quest’anno sembra essere, a parte l’onnipresente enfasi sulla ricerca applicata, quello di razionalizzare tutto il possibile, risparmiando sugli acquisti, sulle lavorazioni, sulle forniture delicate, sulle spese inutili, sui processi industriali, in modo da cavarsela con i bilanci militari sempre più magri delle nazioni europee. Cercando nel contempo di compensare in altre aree - aeronautica civile, spazio e security - il calo delle relative assegnazioni.

Un delegato ha affermato: “I giorni più ricchi sono alle nostre spalle, ma non necessariamente devono essere considerati quelli migliori”. Esiste la possibilità che il settore continui a prosperare, purché siano compiute le necessarie traslazioni produttive, accompagnate dalle ottimizzazioni più opportune. Si tratta per ora di iniziative lasciate alle iniziative nazionali, anche se si cerca di definire un certo contesto di riferimento complessivo.

Anche per la sua enfasi sulla rappresentanza più grandiosa, questa edizione della convenzione Asd ha complessivamente imposto una magniloquenza che non potrà non trovare imitazioni, sopratutto quando le future edizioni avranno luogo nei paesi maggiori. C’è da chiedersi se la forma non cominci a prendere un eccessivo sopravvento sulla sostanza, considerando che dal punto di vista dei contenuti i lavori sono stati piuttosto scontati. Forse si potrebbe cominciare a risparmiare anche su questo tipo di eventi.

Probabilmente non si può fare altrimenti, in questa fase di preliminari e di confronti iniziali fra tutte le 25 corporazioni di industriali della UE allargata. Il simposio è diventato ormai una cerimonia di iniziazione e, come tutte le celebrazioni, il suo vero significato finisce per sottostare alla liturgia. I simboli e le matafore prevalgono, in vista di un obiettivo superiore che deve essere ancora conseguito. Quando e se la Difesa europea e relativo comparto produttivo saranno una cosa concreta, con tutta probabilità i fuochi d’artificio si smorzeranno.

Note:
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