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Il ministro della Difesa rilancia l'allarme. In Finanziaria non ci sono ancora i fondi. In ansia Fincantieri e migliaia di lavoratori

Fregate, Martino è pessimista: non so se il problema si risolve

Luigi Leone
Fonte: Il Secolo XIX - 13 ottobre 2005


"Ancora non si è risolta, non so se si risolverà". E' quasi un epitaffio quello pronunciato dal ministro della Difesa, Antonio Martino, sulla questione dei finanziamenti per le "Fremm", le fregate multimissione che l'Italia dovrebbe realizzare attraverso un programma congiunto con la Francia. La mannaia dei tagli imposti dalla Finanziaria elaborata dal titolare dell'Economia, Giulio Tremonti, rischia dunque dì decapitare definitivamente un progetto dal quale dipende il futuro delle attività militari di Fincantieri e di migliaia di lavoratori degli stabilimenti navalmeccanici di Riva Trigoso, in provincia di Genova, e del Muggiano, a La Spezia. Senza dimenticare che un'eventuale retromarcia costituirebbe per l'Italia una terribile brutta figura a livello internazionale. Oltre a mettere sul chi va là i mercati finanziari: come può, la settimana potenza mondiale, non trovare le risorse per un'operazione che pur essendo certamente costosa - circa 5 miliardi di euro - è stata sbandierata, peraltro a giusta ragione, come la più innovativa nel settore del naviglio militare?
Martino non va oltre nella dichiarazione, raccolta e rilanciata dall'agenzia di stampa Radiocor ieri sera intorno alle 21. Ma il suo "telegramma" somiglia tanto a un annuncio funebre. L'unica alternativa, alla quale possono aggrapparsi gli ottiinisti a oltranza, è che il titolare della Difesa abbia da una parte fotografato esattamente la realtà e dall'altra cercato di forzare la mano al governo di cui fa parte, per spingere Trenionti a inserire nella Finanziaria gli stanziamenti necessari.
Che la situazione fosse ad altissimo rischio si era già capito la settimana scorsa, quando durante il vertice bilaterale Italia-Francia, a Parigi, la nutrita delegazione governativa guidata dal premier, Silvio Berlusconi, non aveva potuto firmare l'accordo in base al quale l'Italia dovrebbe realizzare 10 fregate - attraverso Orizzonte sistemi navali, joint-venture controllata al 51% da Fincantieri e al 49% da Finmeccanica - mentre Parigi è pronta a metterne in allestimento 17. Una sinergia fra le Marine Militari dei due Paesi che costituisce anche un passo avanti importantissimo sul fronte della nascita di una difesa comune europea.
A Parigi, Martino fu costretto a pronunciare una pietosa bugia, parlando inopinatamente di «un problema tecnico che sarà superato in una decina di giorni». Era invece chiarissimo, e "Il Secolo XIX" ne ebbe conferme rivelatrici, che il problema stava tutto nella Finanziaria, con i fondi originariamente destinati alle fregate dirottati su altri capitoli. Quali non è dato al momento saperlo, sebbene due parlamentari diessini liguri, il deputato Roberta Pinotti e il senatore Lorenzo Forcieri, abbiano subito presentato delle interrogazioni per ricevere i necessari chiarimenti.
Già all'indomani del fallito appuntamento parigino, il ministro delle Attività Produttive, Claudio Scajola, si incarico di far sapere che il nodo sarebe stato sciolto positivamente, rassicurando anche il presidente della Regione Liguria, Claudio Burlando, nel corso di una telefonata. Contava, Scajola, sul fatto che già sabato scorso, arrivando a Genova per inagurare il Salone Nautico, avrebbe potuto ufficializzare il via libera alle "Fremm". Invece ha dovuto prendere ancora tempo. Ora le parole di Martino, preludio di un esito tutt'altro che favorevole del "dossier". A meno che non sia il premier direttamente, Silvio Berlusconi, a intervenire.
Per lui stesso, ormai a campagna elettorale avviata, si tratterebbe di uno smacco pesantissimo proprio sul terreno della politica estera condita da accordi industriali. E' un'attività nella quale Berlusconi si è molto speso: basta ricordare il "sale messo sulla coda degli ambasciatori" affinchè si facessero sostenitori delle imprese italiane sullo scacchiere mondiale, o la vincente "moral suasion" verso George Bush messa in campo per spingere gli elicotteri di Agusta-Finmeccanica nell'appalto bandito dalla Casa Bianca. Come potrebbe accettare, ora, di chiamare il presidente francese, Jacques Chirac, e come un qualsiasi premier di una qualsiasi repubblica delle banane annunciargli: "Caro amico, abbiamo scherzato, la verità è che non ho un quattrino"?
Certo la situazione sarebbe inaccettabile per le migliaia di lavoratori che a Riva Trigoso e al Muggiano aspettano il contratto italiano per le "Fremm" come un salvacondotto per il futuro. Lo stesso
amministratore delegato di Fincantieri, Giuseppe Bono, in una recentissima intervista al "Secolo XIX" ha spiegato che «per l'azienda il progetto e essenziale». Bono è un manager abituato a navigare i perigliosi mari dell'industria pubblica, con ordini e contrordini che si sprecano, ma senza i contratti per le fregate multimissione sarebbe impossibile resistere alla falla che si aprirebbe nelle attività militari del costruttore navale.

Note:

In breve

Il Sole 24 Ore
FINCANTIERI
Martino: non so se la questione dei fondi Fremm si risolverà
«Ancora non si è risolta, non so se si risolverà». Così il ministro della Difesa Antonio Martino sulla questione relativa al finanziamento del programma italo-francese per la realizzazione delle 27 fregate multi-missione Fremrn. La scorsa settimana, in occasione del vertice bilaterale di Parigi, la mancata certezza dell'Italia sugli stanziamenti necessari per realizzarle ha fatto slittare la firma tra i due Governi per l'avvio del programma. Le 10 fregate italiane saranno realizzate dalla Orizzonte Sistemi Navali, joint venture al 51% Fincantieri e al 49% Finmeccanica. Intanto Fincantieri ha annunciato di aver firmato un contratto per la costruzione di due cruise ferry per Tallink, primo gruppo armatoriale estone.


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