Sul piede di guerra i lavoratori degli arsenali liguri
Mancano 400 milioni Tremonti silura le navi italo-francesi
In forse la partecipazione di Fincantieri alle fregate super-tecnologiche «Fremm»
Francesco Grignetti
Fonte: La Stampa - 10 ottobre 2005
E' un pasticciaccio brutto, quelle delle fregate da costruire per la Marina militare. Un programma di cantieristica navale da 4 miliardi di euro (pari a ottomila miliardi di vecchie lire), da spendere in dieci anni, in collaborazione con i francesi. Si fa, non si fa. L'ultima doccia fredda è arrivata la settimana scorsa, quando il ministro della Difesa, Antonio Martino, a Parigi, non ha potuto firmare il contratto. Di colpo sono mancati 400 milioni di euro che erano stati messi a bilancio (a carico però del ministero delle Attività produttive). Pochi lo dicono, ma è chiaro che cosa sia successo: un blitz di Tramonti. Tanto che il ministro Claudio Scajola, responsabile delle Attività produttive, non è più così ottimista com'era qualche tempo fa: «Bisogna trovare - ha detto - le forme di finanziamento, c'è la volontà di farlo, dobbiamo lavorarci sopra. Io sono moderatamente ottimista». Moderatamente. «Si tratta di un dossier complicato perché servono le risorse ma sono ottimista rispetto a una soluzione in tempi rapidi». Intanto i sindacati della cantieristica ligure sono sul piede di guerra. Si mobilitano i politici di Genova e dintorni. Alla Fincantieri vedono nero. Per non dire della Marina militare.
Paradossi della guerra: le fregate che dovrebbero rimpiazzare le navi da guerra della nostra flotta («Le fregate Fremm rappresenteranno la nostra spina dorsale», diceva qualche tempo fa l'ammiraglio Ser-
gio Biraghi, capo di stato maggiore della Marina), costano un occhio della testa, ma con orrore dei pacifisti hanno per principali sponsor i sindacati confederali e gli amministratori, di sinistra, liguri. Facile la spiegazione: la costruzione è affidata a Fincantieri e Finmeccanica, ovvero due aziende di Stato. E rappresentano una commessa che garantirà lavoro per quindici anni. Bruno Manganaro, della Fiom Cgil ligure, sottolinea la grande preoccupazione del sindacato. La speranza è nella possibilità di recuperare i soldi (peri due prototipi) con il maxiemendamento alla Finanziaria previsto per la fine dell'anno. «Se questo non ci sarà - ha detto - si potrebbe aprire un buco di carico di lavoro di 600 mila ore nel 2007 nei cantieri di Riva Trigoso e del Muggiano».
La prima imbarcazione dovrebbe vedere la luce nel 2011, l'ultima nel 2021. Saranno navi da guerra di ultima generazione, zeppe di elettronica e di armamenti, circa cinquemila tonnellate di tonnellaggio, propulsione con turbine General Electric-Avio. «Il progetto è buono - ammette il sottosegretario Mario Valciucci, delle Attività produttive - e il ministro Scajola ci crede molto. Ma la stretta finanziaria è forte». Il che lascia pensare che il futuro del programma sia a rischio sul serio. «Ma alla Marina queste navi servono assolutamente», spiegano allo stato maggiore. «E' un problema di sopravvivenza. Stanno per andare in disarmo le vecchie fregate della classe Maestrale, costruite trent'anni fa. Quelle ancora più vecchie, le Lupo, impostata ai tempi della legge speciale di Spadolini, sono già state dismesse. Senza le Fremm, rischieremmo di avere una flotta sbilanciata, con navi molto grandi o troppo piccole».
Ufficialmente, il gabinetto del ministro Martino ha negato che ci siano problemi insormontabili. «Intoppi tecnici». I soldi ci sarebbero, ma erano state male impostate le voci di bilancio. Ossia non si capiva esattamente la portata della spesa nei prossimi anni. I primi 400 milioni di euro servivano ad avviare il progetto e agli studi. I soldi successivi, nell'ordine di altri 400 milioni di euro all'anno, fino al 2008 sarebbero usciti dal bilancio delle Attività produttive. Poi, da quello della Difesa. Pin qui il compromesso come era stato raggiunto.
Dietro le Fremm, però, non c'è soltanto un problema occupazionale, o di prospettive industriali di Fincantieri e Finmeccanica, o di difficoltà operative in cui finirebbe la Marina. C'è in ballo anche l'aspetto della credibilità internazionale. L'Italia si è impegnata con la Francia in un memorandum d'intesa ad avviare il progetto in comune. I due Paesi, insieme, mettono in cantiere ben diciassette fregate. Il che permette di ridurre i costi unitari, che altrimenti diventano ancor più astronomici. Era l'ottobre del 2004, esattamente un anno fa, quando Martino e la sua collega Michéle Alliot-Marie firmarono il documento. E all'epoca ne fu data una lettura abbastanza enfatica. «Con l'impegno sottoscritto a Parigi, si rafforza l'intesa, la più importante del settore navale tra Paesi europei nel dopoguerra, che rappresenta una pietra miliare nell'ambito del cammino del progetto di difesa comune europea».
Ecco, ovviamente, se cadono le Fremm, cade anche la pietra miliare. E allora non ci si può dimenticare della incandescente questione dell'aereo europeo da trasporto militare Airbus A-400M. Era il 2001. Ii governo Berlusconi, da poco insediato, si trovò sul tavolo l'impegno ad acquistarne sedici. Se ne parlò tantissimo sui giornali. Finché, dopo un lungo tira e molla, il governo non rinunciò. E tra Italia e Francia cadde il gelo. Alla fine, sono stati 180 ivelivoli A-400M ordinati da Regno Unito, Germania, Francia, Turchia, Spagna, Lussemburgo e Belgio (a cui si sono recentemente aggiunte Sud Africa e Malesia).