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Il "pasticcio" delle Fremm

Quelle fregate incagliate sui fondi

In Finanziaria mancano i soldi promessi al ministro Martino. Un progetto da 11 miliardi per 27 navi da pattugliamento
G.D
Fonte: Il Sole 24 Ore - 09 ottobre 2005


II nome non è certo il più indicato per parlare di un affare: di fregate si tratta. Già in passato sul medesimo tipo di naviglio la principale industria cantieristica nazionale, Fincantieri, rischiò di andare a picco. La commessa riguardava la fornitura di 12 fregate e altre navi militari all' Irak, per un valore stimato in 3.600 miliardi di vecchie lire (quotazione del 1980), cioè 1,86 miliardi di euro senza considerare la rivalutazione. L'affare si bloccò per l'embargo internazionale contro il regime di Saddam Hussein, quando Baghdad aveva pagato solo 300 miliardi di lire (155 milioni di euro).
Stavolta le fregate sono un "affare" tra Italia e Francia. Un progetto per la costruzione di 27 navi militari identiche da pattugliamento, 17 per i transalpini e dieci per l'Italia, perché il bilancio italiano è più povero. E' il programma Fremm, fregate multi-missione.
La prima firma dei politici, i ministri della Difesa Michelle Alliot-Marie e Antonio Martino, fu posta a Parigi il 17 giuno 2003 con un memorandum che dava il via allo studio di fattibilità. Allora si stimava un
costo di 9.6 miliardi di euro per le 27 navi.
Qualora le verifiche fossero state positive, il progetto avrebbe dovuto entrare nella fase operativa nel 2004. Ma le difficoltà a trovare i fondi hanno causato un rinvio. La seconda firma dei Governi è stata messa il 25 ottobre 2004, sempre a Parigi, dai medesimi ministri della Difesa. Il documento congiunto stabiliva un accordo politico italo-francese che, nelle intenzioni dei firmatari, avrebbe dovuto aprire la strada verso un sistema di difesa comune europea.
Nell'agenda fu indicato l'inizio di quest'anno per il passaggio agli atti vincolanti: la firma dei contratti tra le due Marine e le industrie nazionali, già coinvolte nella fase di studio. Fincantieri per gli scafi e le aziende del gruppo Finmeccanica per armamenti, radar, dotazioni elettroniche per la parte italiana: Den e Thales dal lato francese. Per i propulsori la scelta è caduta sull'italiana Avio insieme a General Electric, dopo una lunga competizione con Rolls-Royce.
Nell'autunno dell'anno scorso in entrambi i Paesi si pensò al leasing come leva per favorire il finanziamento dell'imponente programma. Tale strumento «risulterebbe vantaggioso anche per la compatibilità con i limiti di spesa Eurostat», disse il ministro Martino al Sole-24 Ore. Ma con l'inizio di quest'anno nulla è avvenuto.
Intanto il costo del programma è salito a circa 11 miliardi di euro, più o meno 400 milioni per ogni fregata compreso l'equipaggiamento completo. Incluse le turbine, che dovrebbero costare 270 milioni in tutto, pari a circa dieci milioni l'una.
La faticosa ricerca dei fondi, ormai solo un problema italiano perché a Parigi i soldi ci sono, sembrava avviata a soluzione in primavera con la previsione di inserire un acconto, un miliardo di euro, nel decreto sulla competitività. La dotazione completa, 4 miliardi di euro da spesare in dieci anni
(rispetto ai 6 miliardi della Francia), era attesa con il disegno di legge Finanziaria, che è
stato approvato il 29 settembre a Palazzo Chigi. Martedì 4 ottobre il premier Silvio Berlusconi e il ministro Martino sono andati a Parigi a incontrare Jacques Chirae e la signora Alliot-Marie. Il protocollo prevedeva la firma definitiva dell'accordo sulle Fremm. All'ultimo Martino non ha potuto firmare, adducendo un «piccolo problema tecnico». Martino ha scoperto che il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, non ha inserito lo stanziamento nella Finanziaria 2006.
Ma ai francesi la vera ragione non è stata spiegata. Ieri la proclamazione di «ottimismo» del ministro delle Attività produttive, Claudio Scajola.
Una soluzione potrebbe arrivare con il maxiemendamento alla Finanziaria. Ma le richieste al Tesoro sono tante, i fondi a disposizione scarsi. Se questa fosse la strada individuata, le Fremm potrebbero salpare, ma non prima dell'inizio del 2006.

Note:

IN BREVE sullo stesso argomento

Da "Bloomberg Finanza e Mercati"

Tremonti lascia a secco Martino sulle Fremm
Sale la tensione intorno all'affare Fremm e c'è il rischio che l'Italia si trovi a secco anche alla nuova scadenza del 15 ottobre. Lo scontro si è consumato a Palazzo Chigi, durante il Cdm di ieri. Il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, ha seccamente respinto le richieste dei ministri Claudio Scajola (Attività produttive) e Antonio Martino (Difesa) di mettere sul piatto i primi 400 milioni per il programma italo-francese. «Non ho tempo da perdere con i generali». Così Tremonti avrebbe troncato la discussione, mandando Martino e Scajola su tutte lefurie. La prima tranche dei 4 miliardi complessivi avrebbe dovuto trovare copertura già nella Finanziaria e ora rischia di restare fuori anche dal maxi-emendamento. II premier Silvio Berlusconi avrebbe incaricato il sottosegretario Gianni Letta di correre ai ripari per evitare un'altra brutta figura coi francesi.

Da "Il Secolo XIX"

Fregate Fincantieri, i sindacati chiedono incontro al governo
«La mancata definizione, per responsabilità del Governo italiano, dell'accordo internazionale con la Francia sul programma Fremm determina, nell'immediato, una situazione produttiva insostenibile nelle aziende interessate, in particolare in alcuni stabilimenti della Fincantieri in Liguriai». E' per questa ragione che le Segreterie nazionali Fim, Fiom, UiIm hanno scritto al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, e al ministro delle Attività Produttive, Claudio Scajola, chiedendo un incontro urgente al governo.
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