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Intervista con Antonio Rangel Bandeira

Ermanno Allegri
Fonte: ADITAL - www.adital.com.br - 28 settembre 2005


Sociologo e coordinatore del programma di controllo di armi dell’ONG ‘Viva Rio’, Rangel è stato a Fortaleza (CE) per la presentazione del suo libro “Armi da Fuoco: Protezione o Rischio?”, elaborato con la collaborazione di Josephine Bourgois. Approfittando l’occasione ha ribadito la necessità che le persone capiscano l’importanza della Campagna per il Disarmo e il pericolo rappresentato dalle armi da fuoco.

ADITAL: Molti allegano che si stanno disarmando gli uomini perbene, permettendo che i banditi continuino armati. Infatti, nessun criminale consegnerà la sua arma.

Antônio Rangel Bandiera: Di fatto, nessuno spera che i malviventi consegnino le armi e nemmeno che comprino le armi in un negozio. Chi compra le armi in un negozio siamo noi, uomini perbene, convinti che questa arma ci proteggerà. Ma, dopo, il criminale sottrae questa arma dalla nostra macchina o dalla nostra casa. Nel 2003, in Brasile, sono state rubate 56 mila armi da uomini perbene. Questa è una delle maggiori fonti di rifornimento di armi per il crimine.

ADITAL: I difensori delle armi dicono che il disarmo non risolverà il problema della violenza. E allora, perché incentivare le persone a consegnare le loro armi?

ARB: La violenza è un problema complesso con molte cause e una di queste è la proliferazione, la facilità con cui si ottengono, senza controllo, armi e munizioni in questo paese. Il disarmo è il primo passo, e molto importante, perché fa diminuire il numero di morti. Oggi il Brasile è il paese nel quale più si ammazza e più si muore per armi da fuoco nel mondo. E’ evidente che il disarmo da solo non risolve il problema. Deve essere accompagnato da altri provvedimenti come: umanizzazione del sistema carcerario, democratizzazione del potere giudiziario e riforma della polizia. Allora, il disarmo da solo non risolve. Ma senza di questo … il nulla.

ADITAL: Perché consegnare le armi da fuoco che difenderanno le persone perbene e le loro famiglie? Non esiste per tutti il diritto alla legittima difesa?

ARB: Che un’arma in casa o un’ arma alla cintura da una maggior protezione, è pura illusione. E’ una storia da cinema. In realtà, il malvivente ha sempre l’iniziativa dell’attacco e sempre sorprende l’uomo perbene. E l’uomo perbene se ha un’arma in casa non potrà usarla e se la userà avrà la peggio. Allora un’arma rappresenta molto di più un rischio che una protezione. Per questo il libro che sto presentando si chiama: “Armi da fuoco, protezione o rischio?”. La questione della legittima difesa si fonda sul diritto alla protezione della vita. Ma le statistiche indicano che quando si tenta di reagire a un assalto a mano armata, chi ha la meglio è il criminale. Chi reagisce con una arma da fuoco a un assalto ha 180 volte più possibilità di essere ucciso di chi non reagisce. Pertanto, chi reagisce con una arma da fuoco sta mettendo a rischio la vita della sua famiglia, di sua moglie, dei suoi figli, e quindi, non si tratta di legittima difesa.

ADITAL: Cioé, un’arma in casa é un rischio in più?

ARB: Soprattutto per le donne. In Brasile, quasi metà delle donne uccise da armi da fuoco sono state assassinate dal loro compagno, dal loro marito, dal loro ragazzo, dal loro fidanzato… uomini che bevono, uomini che, presi da un attacco di gelosia, uccidono le loro spose. Con l’arma di casa! Senza parlare, poi, delle morti per incidente!

ADITAL: Sono costanti le denunce di corruzione coinvolgendo poliziotti, appartenenti sia alla polizia civile, sia alla polizia militare e perfino alla polizia federale. Se è così, chi garantisce la sicurezza dei cittadini?

ABR: E’ vero, la nostra sicurezza pubblica è contaminata dal crimine. Molta gente che occupa posti di comando è stata preparata durante la dittatura. Insomma, la protezione alla popolazione è molto inferiore a quello che ci si dovrebbe aspettare. Per questo lo Statuto del Disarmo, che è la maggior legge di controllo di armi, non solo raccomanda che i civili consegnino le armi per la propria sicurezza, ma indica anche gli obblighi della polizia quanto al disarmo dei criminali. Per esempio: segni di identificazione per le munizioni, creazione di una banca di dati per accompagnare le armi, elevazione della pena a 12 anni per chi usa armamento proibito… riassumendo, la legge è ben fatta. Noi adesso dobbiamo fare pressione sul governo affinché metta in pratica questa legge, affinché non sia un’altra buona legge che rimane solo sulla carta. Una polizia che ritiene che la gente si deve armare per difendersi, è una polizia che riconosce la propria incompetenza nell’esercizio delle sue funzioni. Allora dobbiamo migliorare la polizia, riformarla affinché il poliziotto diventi onesto e efficiente.

ADITAL: Ricevere armi illegali o coinvolte in atti criminosi non è una forma di favorire i malviventi?

ABR: In verità, in Brasile e nei più di 30 paesi in cui si realizza la consegna volontaria di armi, le armi coinvolte in atti criminosi non sono mai consegnate, perché si sa che le armi saranno periziate dalla polizia. E non esiste motivo per consegnarle. Se un criminoso vuole disfarsi di un’arma è molto più facile venderla o gettarla in mare. Il numero di armi illegali consegnate – illegali nel senso di coinvolte in atti criminosi – è praticamente zero. Ma un’arma illegale (non registrata) è vantaggioso che sia consegnata, perché questa arma illegale, arma con il numero raschiato, è l’arma prediletta dai criminali, perché è un’arma che può essere utilizzata e la polizia non potrà scoprirne il proprietario. Quindi, la consegna di armi illegali – e la maggioranza delle armi consegnate sono armi che non sono mai state denunciate – è molto interessante, perché il criminale la preferisce giacché significa più sicurezza nel praticare assalti.

ADITAL: Questo facilita il mercato nero di armi. L’arma avrà un costo minore!

ARB: Al contrario, la Campagna in Brasile ha già raccolto 450 mila armi. Quindi c’è scarsità, mancanza di armi, perché, come è risaputo, i ladri si riforniscono con armi rubate da uomini perbene. Succede che nel mercato clandestino il prezzo, per esempio del revolver calibro 38, che è il preferito dai criminali per assaltarci per strada o nelle nostre case, è già aumentato 5 volte, cioè, le armi nel mercato clandestino stanno costando di più. Nel Rio Grande do Sul, per esempio, i malviventi per la prima volta stanno assaltando negozi di armi e attaccando poliziotti per rubare le armi, esattamente perché non stanno più incontrando armi da rubare nelle case dei cittadini perbene.

ADITAL: Chi ci assicura che le armi raccolte saranno distrutte? Non possono ritornare, per vie oscure, nelle mani dei criminosi?

ARB: Vedi, il rischio esiste, e è per questo che le chiese e le ONGs raccomandano che questa arma quando è raccolta sia distrutta. Noi usiamo una mazza, e davanti alla persona che ci dona l’arma, la distruggiamo affinché non possa essere riutilizzata dal crimine organizzato. Ma, purtroppo, la maggioranza della polizia che sta raccogliendo le armi non fa così. In ogni modo sono già state raccolte più di 450 mila armi e, secondo si è potuto costatare, appena 11 armi sono state poi incontrate in mano a criminali. Quindi possiamo concludere che se ci sono disvii di armi, questi sono in numero ridotto. Ma io credo che in campagne future il governo dovrebbe, di fatto, adottare il metodo raccomandato dalle chiese e dalle ONGs che è la distruzione immediata dell’arma.

ADITAL: I costi con la Campagna non sono uno spreco di denaro pubblico?

ARB: Senti, io penso di no, primo perché non è molto. Duecento milioni (Euro 71 milioni) possono sembrare molti, ma dobbiamo considerare che si spende quasi l’equivalente – 140 milioni di reais (Euro 50 milioni) tutti gli anni – con il trattamento di feriti da armi da fuoco in Brasile. Pertanto, la Campagna, oltre a diminuire le spese di ospedale, ha salvato nel 2004, per la prima volta in 13 anni, 5.560 vite. E questo è fantastico! Sono più di 5 mila vite salvate con la riduzione di armi in circolazione. Io penso che la democrazia non ha prezzo. Realmente, noi che siamo passati per una dittatura, adesso abbiamo la possibilità di decidere se vogliamo un paese più armato o meno armato; è una grande conquista. Ancor più considerando che, in questa opportunità, ci sarà un nuovo censimento nel paese per diminuire le frodi elettorali e per dare alla popolazione povera un documento con fotografia che varrà come documento ufficiale.

ADITAL: Perché, invece di spendere milioni in indennizzi e con la propria Campagna, il governo non aumenta le spese con educazione, sanità, ecc.?

ARB: Per dire la verità, sono stati spesi per indennizzare chi ha consegnato la propria arma – pertanto sono soldi entrati nelle tasche della popolazione – 40 milioni di reali (Euro 15 milioni). Questo è molto poco se consideriamo l’entità delle spese pubbliche. Ad ogni modo, la Campagna per il Disarmo ha fatto cadere più del 10% il ricovero di feriti in ospedale nello Stato di Rio de Janeiro. In São Paulo la riduzione è stata superiore al 7%. Sono migliaia di persone che non sono state ferite. Questo ha significato una grande economia nelle spese degli ospedali che hanno a disposizione questi soldi per trattare di altre malattie. Quindi, quando si investe in maggior sicurezza pubblica e nel togliere di circolazione le armi, in verità, diminuendo morti e feriti, stiamo riducendo le spese pubbliche e lasciando più denaro per gli investimenti in educazione, sanità e programmi di abitazione popolare.

ADITAL: Tu stai presentando in varie città questo libro “Armi da Fuoco: Protezione o Rischio?”. Come è ricevuto il libro e come percepisci il Brasile rispetto al Referendum?

ARB: Il libro è molto ben ricevuto, perché esiste pochissima informazione scientifica sui vantaggi e svantaggi dell’uso di armi da fuoco per l’autodifesa. Le persone sono confuse ed è naturale. Ma il ‘Viva Rio’ comprova, per le ricerche fatte in Brasile e nel mondo, che armarsi è un grande equivoco che porta un grande pericolo dentro casa: incidente con bambini, con nipoti, con figli, suicidi familiari. Il libro, quindi, dà informazioni scientifiche affinché le persone possano decidere con la loro testa. Nel libro rispondo a 100 domande, dubbi delle persone che vogliono informarsi per votare coscientemente nel Referendum. E’ un libro realizzato con lavoro volontario perché potesse essere venduto a un prezzo modico. E’ venduto nelle edicole di tutte le capitali brasiliane affinché anche chi ha non ha molte disponibilità economiche lo possa comprare.(**) Il lettore incontra informazioni di tutti e due i fronti. Ci sono gli argomenti a favore e gli argomenti contrari. Le persone possono così votare coscientemente senza lasciarsi influenzare da false informazioni e dalla nota manipolazione della paura che porta la gente a votare contro i propri interessi.

ADITAL: E le fabbriche di armi possono continuare…

ARB: …E chi si spancerà dal ridere e sarà molto contenta con la paura della gente è l’industria delle armi; quanta più paura le persone hanno più armi comprano. Quanta più gente spara, usando munizione, più lucro questa industria avrà. L’avidità fa con che questi impresari dell’industria della morte – come io uso chiamarli – desiderino più violenza per aumentare le vendite dei loro prodotti mortiferi. Ma io sono sicuro che il popolo brasiliano dirà “SI” alla proibizione del commercio di armi e munizioni per fare del Brasile un paese con meno morti, un paese in cui possiamo vivere con solidarietà e con amore tra gli uomini.

(*) Sociologo, Coordinatore del programma di controllo di armi della ONG ‘Viva Rio’; Autore del libro “Armi da Fuoco: Protezione o Rischio?”; Durante molti anni è stato direttore del Dipartimento di Sociologia e Politica della Pontificia Università Cattolica di Rio de Janeiro. Negli ultimi otto anni é stato uno dei piú attivi collaboratori di deputati e senatori per far approvare lo Statuto per il Disarmo e il Referendum.

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