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Intervista - L'ad Pierfrancesco Guarguaglini a Parigi

«Finmeccanica è entrata nel club delle grandi»

La concorrenza, il mercato americano e gli scenari mondiali visti da un gruppo totalmente rinnovato
Giovanni Serafini
Fonte: QN - 17 giugno 2005


La fase di trasformazione è chiaramente avviata. Finmeccanica non è più soltanto una grande azienda nazionale: è cresciuta, si è irrobustita riuscendo a porsi al centro di importanti alleanze europee e mondiali. La consacrazione ha luogo proprio qui, al 'Paris Air Show' del Bourget, il Salone dell'aeronautica e dello spazio che vede confluire da tutto il mondo gli specialisti del settore- e certo non è casuale che in questi giorni le massime autorità italiane, da Ciampi a Pera, da Tremonti a Scajola, abbiano tenuto a visitare gli stand di Finmeccanica.
Ne parliamo con Pierfrancesco Guarguaglini, presidente e amministratore delegato del gruppo, che tra un rombo di un aereo e l'altro (al Bourget i decibel si sprecano) trae ìl primo bilancio e illustra le strategie a venire.

Soddisfatto? Sono venuti tutti a farle i complimenti perfino Chirae, il che è tutto dire...
«Sì, sta andando bene, molto bene. Oggi possiamo dire che Finmeccanica gode di un apprezzamento molto diffuso. I complimenti fanno un gran piacere, inutile nasconderlo: ma guai a fermarsi! Finmeccanica è molto cambiata, è vero, ma è altrettanto vero che ci sono tantissime altre cose da fate. Bisogna guardare al futuro».

Pensa che questo del Bourget rappresenti per voi un buon trampolino di lancio?
«Senza dubbio. Constatiamo che Finmeccanica viene ormai considerata alla pari dalle grandi industrie statunitensi ed europee. Quando ci sediamo a tavola con gli altri, non si sognano neanche di metterci in un cantuccio».

II che, purtroppo, non accade spesso...
«In altri campi, forse. Per quanto riguarda Finmeccanica, il riconoscimento è totale».

Che cos'è in particolare che ha prodotto questo risultato?
«Tante cose. Non ultima, il fatto che noi investiamo moltissimo. Un'azienda prestigiosa non può
fermarsi: deve investire nella continuità, perchè in questo settore le cose cambiano con una velocità incredibile. Non basta avere un buon prodotto, bisogna subito preoccuparsi del dopo».

Che cosa porta a casa Finuseccanica dal Boorget?
«Tanto per cominciare, un bell'insieme di commesse: per le vendite, Atr ha un boom considerevole, per non parlare degli elicotteri di Agusta Westland: ne abbiamo consegnati anche oggi. Ma portiamo a casa anche molte altre cose che non compaiono in borderò: proficue dìscussioni con grandi società americane ed europee, che possono aprirci grandi strade. Per esempio stiamo preparando negli Stati Uniti una grande battaglia per imporci nel settore del trasporto tattico militare e nel programma Pry
(personal recovery vehicle), un programma che prevede il recupero di soldati oltre il fronte. Ritengo che dì qui a breve gli americani ci chiederanno di presentare la nostra offerta, e non vogliamo farci trovare impreparati. Più in generale, Finmeccanica porta a casa il riconoscimento di un ruolo internazionale».

Come si sta schierando l'Italia nella grande battaglia fra Airbus e Boeing, fra Europa e Stati Uniti?
«lo sono presidente dell'Asd, l'associazione europea dello spazio e difesa: sosteniamo evidentemente i progetti europei, il che non ci impedisce di avete contatti con l'industria Usa. L'integrazione non può essere solo europea: bisogna anche pensare ad incrementare la nostra presenza negli Stati Uniti».

Il mercato francese è interessante per l'Italia?
«Interessante ma difficile. I francesi sono ad un livello molto alto in questo campo; ma tramite alleanze anche iI mercato francese può essere affrontato. Qualcosa di interessante si sta profilando in materia di alta velocità ferroviaria».

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