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Duro discorso del segretario Usa a Singapore davanti ai ministri asiatici della Difesa

Rumsfeld all'attacco della Cina "Troppe armi, è una minaccia"

ll Pentagono: falsi i dati diPechino sulle spese militari
La risposta: "Sul serio gli Stati Uniti si sentono in pericolo per la nostra ascesa?"
Federico rampini
Fonte: La Repubblica - 05 giugno 2005


Dopo il tessile e le monete, Washington apre un nuovo fronte con la Cina: il riarmo. Il segretario americano alla Difesa Donald Rumsfeld ieri ha lanciato l'allarme per l'ascesa della potenza militare di Pechino, accusandola di sconvolgere gli equilibri strategici. Ha denunciato la mancanza di progressi sul fronte delle libertà politiche. Ha usato un tono che non si sentiva da tempo nei confronti della Cina, e ha scelto con cura il giorno e il luogo: ha parlato nell'anniversario del massacro di Piazza Tienanmen, in una conferenza dei ministri della Difesa di tutti i paesi asiatici riuniti a Singapore, davanti a una delegazione cinese. Rumsfeld ha avvertito che il rafforzamento missilistico, aereo e navale della Cina è molto più avanzato di quanto ammettano i leader di Pechino, e può diventare una minaccia in un'area del mondo sempre più importante per gli interessi vitali degli Stati Uniti.
«La Cina - ha detto il segretario alla Difesa - espande il dispiegainetito dei suoi missili, capaci ormai di raggiungere bersagli in molte aree del mondo, non solo nel Pacifico. La sua spesa militare segue di pari passo la sua ascesa economica, mentre non si può dire altrettanto della crescita nelle libertà politiche. Visto che nessuna nazione sta minacciando la Cina, bisogna interrogarsi: perché avviene questo aumento delle spese militari? E perché si accresce in modo significativo il numero di missili puntati su Taiwan, se tutti sembrano d'accordo che la questione di Taiwan va risolta pacificamente?». Il rappresentante cinese Cui Tiankaigli ha risposto sullo stesso tono: «Lei crede davvero che la Cina non è minacciata da nessuna parte del mondo? E sul serio gli Stati Unitisi sentono in pericolo per la cosiddetta ascesa della Cina?».
Dietro l'uscita di Rumsfeld c'è anche un controverso rapporto del Pentagono, che corregge al rialzo tutti i dati ufficiali forniti dal governo cinese sull'entità delle spese militari. Il documento del Pentagono contiene la nuova "dottrina Bush" verso la Cina, che rimette il colosso asiatico al centro delle preoccupazioni strategiche americane. Era questa la lirica di George Bush già nel 2001, non appena arrivato alla Casa Bianca; poi l'11 settembre cambiò le priorità. Ma da tempo negli ambienti
neoconservatori di Washington si sostiene che gli impegni militari in Afghanistan e in Iraq hanno distolto fin troppo l'attenzione da quello che è destinato a diventare il vero rivale dell'America. A correggere il tiro ci pensa il nuovo rapporto del Pentagono di cui Rumsfeld ha anticipato ieri le conclusioni.
Proprio in una fase in cui l'evoluzione geoeconomica del pianeta sposta sempre di più gli interessi americani verso l'area dell'Asia-Pacifico, la Cina sfida la tradizionale supremazia Usa chc si reggeva su una vasta rete di basi militari e di alleanze politiche. Washington vede crescere in parallelo l'influenza economica cinese e la sua potenza militare. Da tempo la Cina ha il più importante arsenale nucleare dell'Asia e l'esercito terrestre più numeroso del mondo (2,5 milioni di soldati). Negli ultimi anni ha accelerato gli investimenti per ammodernare il dispositivo missilistico e la flotta, in particolare i sottomarini nucleari.
Il Pentagono teme chc i recenti progressi mettano la Cina in condizione di sferrare un attacco a Taiwan occupando l'isola prima ancora che gli americani possano intervenire in difesa dell'alleato. I cinesi ribattono clic il budget per la Difesa -il terzo del mondo dopo Usa e Russia- è proporzionale alle dimensioni della loro economia e rimane assai inferiore al bilancio del Pentagono. Un istituto di ricerca legato agli ambienti militari americani, la Rand, ha una posizione intermedia: considera sottostimate le cifre ufficiali cinesi, ma eccessive quelle che circolano a Washington.
L'uscita di Rumsfeld avviene in uin periodo di crescenti tensioni tra i due paesi. Sul terreno economico Bush ha abbandonato il linguaggio liberista per usare toni sempre più duri nel contenzioso commerciale: accusa la Cina di mantenere la sua moneta artificialmente sottovalutata per procurarsi un vantaggio competitivo; di recente ha imposto dei limiti alle importazioni made in China di alcuni prodotti tessili. Sul fronte politico-militare gli americani spingono il Giappone di Junichiro Koizumi a riarmarsi a sua volta, per far fronte a una futura sfida cinese.
Pechino da parte sua ha varato a marzo la legge anti-secessione che legittima un attacco a Taiwan qualora l'isola si dichiari indipendente. Un'altra crisi che avvelena i rapporti è l'escalation nucleare della Corea dei Nord. Gli americani temono che il regime comunista di Pyongyang stia preparando un test nucleare, e rimproverano alla Cina di non aver esercitato pressioni efficaci sul suo alleato. Nei giorni scorsi la tensione è salita di un altro gradino, con la decisione del Pentagono di inviare nelle basi sudcoreane dei cacciabombardieri F-117 Nighthawk, quasi a far temere un imminente confronto militare.

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