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SECONDO L'US AIR FORCE È L'UNICA POSSIBILITÀ DI UNA DIFESA GLOBALE

Guerre stellari, Bush ci riprova.

Fallito lo scudo di Reaqan, un piano per le armi in orbita
Maurizio Molinari
Fonte: La Stampa - 19 maggio 2005


Aerei in grado di lanciare bombe a 5800 km di distanza, barre di tungsteno da 100 kg che viaggiano a 180 kin orari, raggi laser capaci di eliminare qualsiasi missile in viaggio dentro o fuori l'atmosfera. Sono questi iprogetti-pilota di «Global Strike», la nuova strategia dell'Us Air Force basata sull'uso di armi spaziali ben più avanzate di quelle che il presidente Ronald Reagan immagino a metà degli anni Ottanta. Il generale Lance Ford, capo dell'Air Force Space Command, l'ha illustrata nei dettagli al Congresso e secondo indiscrezioni raccolte dal «New York Times» il Pentagono la sottoporrà entro un mese - in singolare coincidenza con il debutto nei cinema dell'ultimo episodio di «Star Wars» alla firma del presidente George W. Bush per aprire le porte ad una nuova stagione della sicurezza nazionale, il cui principale obiettivo è difendere gli Stati Uniti dalla minaccia di attacchi missilistici intercontinentali.
Fino ad ora la Casa Bianca ed il Pentagono avevano scommesso sulla possibilità di realizzare una difesa anti-missile garantita da intercettori posizionati a terra e sulle navi ma i fallimenti accumulati nei test finora eseguiti avrebbero convinto l'Us Air Force che non c'è alternativa all'uso di armi spaziali. Sin da quando diventò Segretario alla Difesa nel gennaio 2001 Donald Rumsfeld fece sapere di ritenere che il presidente avrebbe dovuto poter disporre dell'»opzione spaziale» per difendersi dal rischio
di attacchi missilistici e la guerra al terrorismo ha poi convinto ancor di più i comandi militari dell'utilità delle armi spaziali per poter colpire ovunque e velocemente una volta raccolte le informazioni di intelligence.
Il primo passo concreto verso le armi spaziali è stato compiuto dal Congresso con l'approvazione del bilancio federale per il 2005 che prevede lo stanziamento minore, ma simbolico, di 47 milioni di dollari per testare entro il 2008 un intercettore ad energia cinetica, progettato per difendere i satelliti orbitanti da un ipotetico attacco. L'orizzonte del «Global Strike» va ben al di là e prevede la capacità di dotarsi di una nuova generazione di armamenti per raggiungere in 45 minuti di tempo qualsiasi tipo di obiettivo sul Pianeta: da un centro di comando e controllo ad una rampa di missili fino ad una jeep di terroristi in corsa nel deserto. Se ciò fosse possibile aiuterebbe il Pentagono a rivoluzionare il proprio arsenale perché silos terrestri, portaerei e bombardieri sarebbero destinati alla pensione mentre i reparti delle forze speciali potrebbero contare su un «appoggio spaziale» capace di neutralizzare qualsiasi avversario.
Forse non a caso il nome scelto per i cilidri di tungsteno, uranio o titanio è «Barre che
vengono da Dio» mentre l'acronimo del laser-killer è «Eagle» (Aquila). La defizione della strategia del «Global Strike» è in stato avanzato ed uno studio del Congresso in luglio ha ipotizzato che un sistema di difesa spaziale richiederebbe un numero di intercettori fra 130 e 1800 per proteggere gli Usa da attacchi missilistici di Iran e Corea del Nord. Decidendo di dare luce verde all'Us Air Force Bush tuttavia si troverebbe di fronte a due tipi di problemi. Innanzitutto di bilancio: dopo aver speso in 22 anni 100 miliardi di dollari per testare una difesa antimissile che non funziona, il Congresso potrebbe aver seri dubbi ad autorizzare laser spaziali che per colpire ogni obiettivo comporterebbero una spesa di 100 milioni li dollari mentre un missile da crociera oggi ne costa 600 mila. Poi c'è il fronte politico: durante l'ultima campagna presidenziale i democratici si dissero contrari alla militarizzazione dello spazio paventando il rischio di nuove crisi con gli alleati europei, la Cina e la Russia.

VEICOLO AEREO COMUNE
Lanciato da un aereo spaziale militare, è in grado di portare oltre tre quintali di munizioni sù un obiettivo lontano 5500 chilometri Dallo spazio può colpire sia bunker sotterranei sia obiettivi mobili

BARRE A IPERVELOCITA'
I fasci di barre a ipervelocità (soprannome «Barre dal cielo») possono colpire dalla spazio obiettivi ovunque nel mondo. Lunghe barre di metallo dal peso di circa 100 chili sarebbero lanciate da una piattaforma spaziale a una velocità di circa 200 chilometri orari

LASER
Il concetto di Eagle (acronimo americano per un complesso tipo dì laser) comprende «laser aviotrasportati, terrestri e spaziali connessi a specthi-relay nello spazio per emanare raggi laser a diversa potenza e frequenza con obiettivi che vanno dalla illuminazione alla distruzione»

IL CONGRESSO HA GIÀ STANZIATO 47 MILIONI Di DOLLARI PER I TEST DI DIFESA DEI SATELLITI DA UN IPOTETICO ATTACCO

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