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Forti pressioni dell'aeronautica Usa sulla Casa Bianca perché vari un piano basato su armi spaziali offensive - L'obiettivo del programma sarebbe colpire il nemico in ogni angolo della terra e in tempi estremamente rapidi

Bush torna alle «guerre stellari»

Ma gli oneri finanziari e tecnologici da affrontare sarebbero molto pesanti
Stefano Carrer
Fonte: Il Sole 24 Ore - 19 maggio 2005


Riappare in versione aggiornata e più aggressiva il progetto di "Star Wars'? Sì, le Guerre Stellari tornano all'ordine del giorno, secondo le anticipazioni del New York Times che sottolineano come l'aeronautica militare statunitense stia premendo con forza sull'amministrazione Bush per arrivare a utilizzare lo spazio come la vera nuova frontiera delta sicurezza nazionale.
L'Air Force, in particolare, starebbe cercando di ottenere dal presidente George Bush l'approvazione di una direttiva per la creazione di una serie di sistemi di armi spaziali non solo difensivi, ma anche offensivi, in grado di colpire obiettivi nemici in tempi ristrettissimi in ogni angolo della terra. La nuova direttiva sulla sicurezza nazionale che potrebbe essere annunciata nel giro di poche settimane - rimpiazzerebbe quella varata dal presidente Bill Clinton nel 1996, che contempla un utilizzo dello spazio in tertnini sostanzialmente difensivi, e rappresenterebbe una svolta radicale nella politica americana: l'ufficializzazione della ricerca di una superiorità militare spaziale assoluta da parte degli Usa accrescerebbe le tensioni internazionali e finirebbe per suscitare forti opposizioni anche tra gli alleati di Washington, a partire dagli europei, nel timore che si inneschi una corsa agli armamenti spaziali dagli esiti imprevedibili.
E da tempo che l'Air Force cerca di enfatizzare it concetto che gli Stati Uniti debbano assicurarsi una superiorità assoluta e una capacità anche offensiva nello spazio, soprattutto dopo che, nel 2002, Bush ha deciso di ritirarsi dal trentennale Trattato sui missili antibalistici, che impone di rinunciare allo sviluppo di armi localizzate nello spazio. Un'iniziativa che aveva accolto in modo sostanziale le raccomandazioni di una commissione guidata dal ministro della Difesa Donald Rumsfeld, che già nel 2001 aveva sottolineato l'importanza di assicurare al Pentagono l'opzione per la dislocazione di sistemi d'arma nello spazio.
Ora un portavoce dell'aeronautica ha tentato di minimizzare, sottolineando che tocca alla Casa Bianca decidere la politica della Difesa e che comunque al centro degli orientamenti dell'Air Force sarebbe il «libero accesso» allo spazio e non tanto la sua militarizzazione. Ma in una recente audizione al Congresso il generale Lance Lord, capo dell'Air Force Space Command, è stato esplicito nel rivendicare agli Usa la necessità di «stabilire e mantenere la superiorità spaziale», definita come «libertà di
attaccare e non solo libertà da attacchi», secondo una nuova strategia denominata Global Strike. Un piano incentrato su strumenti avveniristici come i" Common Aero Vehicles" (lanciati da un vettore spaziale in grado di colpire obiettivi a terra anche mobili a 3mila miglia nautiche di distanza) e i cosiddetti iperveloci 'Rods From God' (castighi di Dio), che da piattaforme orbitali potranno catapultarsi a 192 chilometri al minuto verso qualsiasi punto del globo.Secondo molti osservatori, al di là dei contraccolpi politici, lo sviluppo di questa strategia incontrerebbe ostacoli tecnologici - e oneri finanziari - superiori a quelli dei precedenti piani di scudi spaziali difensivi, per i quali il Pentagono ha già speso 100 miliardi di dollari in 22 anni per concludere di non essere in grado di assicurare l'individuazione e l'annientamento in tempo utile di minacce missilistiche al territorio nazionale.

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