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Gruppo Finmeccanica - Trattative per il prototipo dell'aereo addestratore

Grande alleanza per il nuovo Aermacchi

Accordo con la Grecia. Contatti con Francia e Germania. Si ripeterà il boom del vecchio MB-326?
Fabio Sottocornola
Fonte: Il Mondo - 13 maggio 2005


A novembre ha volato il primo, per metà maggio è atteso il decollo del secondo prototipo di M-346. E l'aereo addestratore per piloti militari progettato e realizzato completamente da Aermacchi, l'azienda di Venegono (provincia di Varese), nome storico dell'industria di velivoli con un giro d'affari di 284 milioni (nel 2004) e 1.800 dipendenti. Un mese dopo, l'addestratore sarà ufficialmente presentato al mercato durante il Salone internazionale di Parigi Le Bourget. Su questo modello punta Fimneccanica. che nel luglio 2003 ha rilevato il 100% di Aermacchi, in precedenza nelle mani della famiglia Foresio. L'azienda di Varese dovrà sviluppare la vocazione degli ultimi 40 anni nella realizzazione di jet addestratori, come l'MB-326. venduto in 800 esemplari in tutto il mondo. Ci crede Carmelo Cosentino, ex vicedirettore generale di Alenia aeronautica e da febbraio nuovo ad Aermacchi. Che però dice: «Oggi il mercato è cambiato e quei successi solitari non sono ripetibili. Per questo vogliamo creare una partnership internazionale attorno al progetto». Ha già in mano un accordo con la Grecia che entrerà con il 10°/» nella fase di produzione (costo stimato dì sviluppo: 600 milioni). Ci sono poi contatti con l'associazione industriali della Polonia, ma Cosentino punta a coinvolgere anche due Paesi di peso come Francia e Germania. «Anche se», sottolinea l'ad, «l'Italia avrà sempre il 51% del progetto». Una volta che il quadro dei partecipanti sarà definito, l'aereo arriverà sul mercato nel giro di tre anni: il prezzo di vendita non ancora ufficiale dell'M-346 si aggira attorno ai 15 milioni.
La grande attenzione verso questo modello si spiega con la volontà dell'azionista Finmeccanica di creare prodotti italiani capaci di diventare leader nel loro settore. Insomma l'addestratore Aermacchi dovrà ripetere il successo del C-27J, aereo militare da trasporto tattico di Alenia e degli elicotteri di Agusta Westland, come l'EH-101 che servirà da modello per la versione Us101, l'elicottero scelto dal presidente degli Stati Uniti. Ma nel portafoglio del gruppo ci sono altri jet che coprono l'intera fase dì preparazione dei top gun. Il modello SF-260 (prima fase) è stato venduto in quasi 150 esemplari soltanto in Asia e 160 nel continente americano, mentre sono stati piazzati in totale 223 esemplari di MB-339, di cui 137 in Europa. Nel complesso sono circa 50 i Paesi al mondo (tra questi Brasile, Sudafrica, Australia, Singapore) dove le forze armate utilizzano modelli e tecnologia italiana. Oltre alla vendita, scatta infatti anche l'assistenza al suolo con nomini dislocati presso le basi per attività di ispezione, aggiornamento e per supporto tecnico.
Nel giro di poche settimane Cosentino ha organizzato anche la squadra di manager al lavoro con lui. Nel ruolo di direttore generale c'è Massimo Lucchcesini, in precedenza a capo del progetto
M-346. A lui riportano aree come direzione tecnica, qualità e tutta la produzione. Nella divisione dedicata al nuovo aereo addestratore lavora Francesco Staropoli e conic direttore commerciale e programmi c'è Carlo Logli (ex direttore commerciale Atm a Tolosa).
All'interno dell'azienda trova spazio anche la produzione civile. La punta di diamante è la artecipazione al progetto Airbus A380, grazie al contratto siglato con i francesi di Horel-Hispano (gruppo Snecma) come capocoinmessa. L'accordo prevede la realizzazione di 600 velivoli: all'inizio di aprile Aermacchi ha ricevuto un ordine di produzione per 15 aerei, che copriranno tutto il 2006. Nella sua missione di fare della società varesina un centro di eccellenza Cosentino punta sul marchio. la tradizione e una grande capacita tecnica. «Ma nel nostro settore ogni prodotto deve essere supportato dall'intero sistema-Paese», dice l'ad. In questo senso però la società (come altre) vive con una certa difficoltà il ruolo delle cosiddette banche etiche, o non armate. Nomi come Banca Intesa, Unicredito e Mps, che hanno deciso di non supportare finanziariamente le aziende del comparto militare nelle attività di commercio (soprattutto export) e produzione. «Qualche difficoltà si è creata». afferma Cosentino, «soprattutto cori clienti esteri che vogliono montare operazioni finanziarie magari di medio periodo». L'ad rispetta questa scelta ma ribadisce che il suo è un ambito assolutamente scrupoloso nell'applicazione di tutte le normative. E poi dice: «Le banche dovrebbero però perseguire fino in fondo questo atteggiamento. Per assurdo dovrebbero rifiutare come correntisti e risparmiatori tutte le migliaia di dipendenti impiegati nel settore».

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