Campagna «Banche armate», governo preoccupato. Ma gli affari vanno bene: transazioni per un miliardo
L'industria bellica lamenta la campagna di pressione sugli istituti di credito. In arrivo una soluzione del ministero dell'Economia
Luca Liverani
Fonte: Avvenire - 28 aprile 2005
La Campagna Banche armate ha creato una «problematica di alta rilevanza» all'industria bellica. Tale che il governo si è attivato e col ministero dell'Economia ha individuato una «soluzione che sarà quanto prima esaminata a livello interministeriale». La Relazione del Governo al Parlamento sull'export bellico 2004 punta il dito contro la campagna di opinione promossa da Missione Oggi, Mosaico di Pace e Nigrizia, che dal 1999 fa pressione sugli Istituti di credito perché non finanzino le esportazioni di armi. Ma gli affari, diversamente da quanto denuncia l'industria, non vanno poi così male: un miliardo 317 milioni di euro nel 2004 le transazioni bancarie per esportazioni definitive, 6% in più le autorizzazioni alle banche rispetto al 2003, 21% in più il loro valore.
La Relazione segnala dunque che «buona parte degli istituti bancari nazionali», nella loro «politica di "responsabilità sociale d'impresa"», pur «di non essere catalogati fra le così dette "banche armate", hanno deciso di non effettuare più, o quantomeno limitare significativamente» le operazioni legate al commercio di armi. Decisione che avrebbe «comportato per l'industria notevoli difficoltà operative, tanto da costringerle ad operare con banche non residenti in Italia, con la conseguenza di rendere più gravoso e alle volte impossibile il controllo finanziario delle autorizzazioni».
La pensa diversamente padre Giorgio Beretta, portavoce della Campagna Banche armate (ieri tra i relatori dell'analisi sulla Relazione 2004, presentata dal cartello di associazioni "ControllArmi - Rete italiana per il disarmo",): «Le banche italiane - dice - rappresentano tuttora l'intermediario privilegiato per l'industria armiera italiana. Due banche italiane da sole, Banca di Roma e San Paolo Imi, ricoprono quasi il 60% delle autorizzazioni, seguite da Antonveneta e Bnl. La somma delle autorizzazioni a istituti stranieri non supera il 14%». Affari ancora in crescita, dunque, e banche italiane ancora ben piazzate. «Ma la Campagna Banche armate deve avere scalfito l'ingranaggio». E la «soluzione» del governo? «Non è dato di sapere. Ma temiamo che non andrà nella direzione della trasparenza».
Note:
Articolo originale al link
http://www.db.avvenire.it/pls/avvenire/ne_cn_avvenire.c_leggi_articolo?id=538036
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