ControllArmi

ControllArmi

RSS logo
L'Italia seconda al mondo dopo gli USA

L'unico export ok? Dalle armi leggere

Negli ultimi 5 anni vendite da capogiro. Per lo più a paesi sotto embargo o antidemocratici
Giulia Fossà
Fonte: Il Salvagente - 21 aprile 2005


Esportazioni in picchiata in una situazione economica italiana che preoccupa operatori e opinione pubblica. La crisi del commercio non risparmia neppure il santuario del classico Made in Italy, ma c'è un dato in controtendenza, un'inquietante eccezione.
Nel quinquennio 1999-2003 il prêt-à-porter delle armi leggere si è conquistato un posto di rilievo in un mercato che non conosce flessioni, anzi vive e prospera su tensioni e violenza: un giro d'affari di 28 milioni di dollari. L'Italia è, dopo gli Usa, il secondo produttore mondiale di armi di piccolo calibro. Pistole, fucili.
Una grande mostra a Brescia ha illustrato ed esaltato - la settimana scorsa - il prodotto italiano. È l'Exa, ventiquattresima edizione, 599 espositori, ufficialmente "Mostra internazionale delle armi sportive e dell'out door". Di fatto vetrina della più moderna tecnologia della morte destinata ad armare odi e divisioni, interessi e incomprensioni. Il movimento pacifista, le organizzazioni del disarmo lanciano l'allarme. Hanno organizzato nello stesso periodo una contromanifestazione, l'ExPa, appuntamento di pace.
Negli ultimi 5 anni l'Italia ha esportato armi comuni ed esplosivi per un miliardo e mezzo di euro: un'alta percentuale in direzione di paesi sottoposti a embargo o responsabili di gravi violazioni dei diritti umani.
Elisa Lagrasta ha presentato a Roma all'Archivio Disarmo un libro-indagine "Le armi del Bel Paese", inventario ragionato di un commercio senza regole. II settore militare per la verità - dice l'autrice - è sottoposto ad alcune normative rigide, ma quello civile vive l'assenza organizzata di una legislazione al di sotto del livello di sicurezza. Francesco Vignarca, autore del libro "Mercenari Spa", che ha conosciuto un boom di attenzione ai tempi del sequestro in Iraq di Quattrocchi e delle altre guardie del corpo italiane, definisce così l'allarmante fenomeno: "Moltissimi dei cosiddetti conflitti a bassa intensità, delle guerre regionali, delle violenze urbane, sono alimentati da armi di piccolo calibro, facilmente trasportabili. Anche da soldati bambini". È il nuovo modello della conflittualità interna che vede scontrarsi etnie e fazioni in lotta, gruppi di potere sostenuti da formazioni paramilitari, bande ribelli. Il marchio di eccellenza della produzione è Beretta, sede vicino a Brescia, quattordici in tutto le industrie nazionali del settore. Elisa Lagrasta ci mostra il planisfero delle violazioni, una carta che riassume il movimento del commercio mondiale di queste armi. Destinazioni: Stati Uniti e paesi dell'Unione europea
IL CATALOGO DEI CLIENTI.
L'itinerario è più complesso, osserva il professor Maurizio Simoncelli di Archivio Disarmo, il catalogo dei paesi interessati comprende Turchia, Malesia, Arabia Saudita, Afghanistan (dopo il 2003), Israele.
Kofi Aiman, il segretario delle Nazioni Unite, parla senza mezzi termini di "armi di distruzione di massa". Fra il 1990 e il 2000 le armi leggere hanno provocato nel mondo più di 5 milioni di morti, la metà bambini. È certo preoccupante, ci fa notare Riccardo Troisi di Rete Lilliput e ControlArms, che il viaggio in Cina del nostro capo dello Stato e del ministro degli Esteri si sia concluso con l'impegno di chiedere la revoca dell'embargo per un paese in vertiginosa crescita, ma che deve fare i conti con il rispetto dei diritti umani e le condame a morte. Eseguite solo nell'ultimo arino, si dice, 10mila esecuzioni.
Anche la diplomazia è in ritardo: solo 15 paesi hanno sottoscritto nel mondo un 'trattato sul commercio di armi". Tra questi la Gran Bretagna, la cui firma induce a sperare in una pressione all'interno del prossimo G8 di Edimburgo, che costringa gli altri governi europei, fra cui il nostro, a prendere posizione e ad avviare una regolamentazione sull'esempio di finlandesi e belgi.
Gli intermediari, i cosiddetti Brokers, in Italia godono di impunità assoluta. "Addirittura è successo - ci racconta Vignarca - che uno di questi venisse arrestato. C'era la prova che avesse comprato e venduto armi anche in paesi sotto embargo. Ma è stato rilasciato, perché non aveva fatto passare le armi sul nostro territorio. In assenza di una legislazione in materia, non era perseguibile".

Allegati

  • PDF logoIl documento è in formato PDF, un formato universale: può essere letto da ogni computer con il lettore gratuito "Acrobat Reader". Per salvare il documento cliccare sul link del titolo con il tasto destro del mouse e selezionare il comando "Salva oggetto con nome" (PC), oppure cliccare tenendo premuto Ctrl + tasto Mela e scegliere "Salva collegamento come" (Mac).
.