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La commissione Bilancio del Senato boccia l'emendamento per i finanziamenti

Stop alle fregate Fremm

Ancora da decidere l'assegnazione della fornitura dei motori alle unità: in gara l'italiana Avio e Rolls Royce
Bruno Dardani
Fonte: Il Sole 24 Ore - 22 aprile 2005


ROMA. Si arenano sulle secche della commissione Bilancio le dieci fregate multimissione Fremm che l'Italia, sulla base di un accordo internazionale siglato con il Governo francese, dovrebbe costruire a partire da quest'anno a fronte di un impegno di Parigi a realizzarne 17. Dopo un concitato confronto fra Commissione e Governo sembrava sino a ieri si fosse trovata un'intesa per far partire comunque il progetto nei tempi previsti, senza dover reperire l'intero valore dell'investimento, pari a circa 4 miliardi di euro, ma inserendo nel decreto sulla competitività un primo stanziamento per lo start-up e per il rifinanziamento nel 2006, nel 2007 e nel 2008.
Ieri pomeriggio però, l'emendamento messo a punto dal senatore spezzino Lorenzo Forcieri, è stato inaspettatamente bocciato.
Le speranze di avviare il progetto Fremm entro il 2005 sembrano quindi ridursi essenzialmente alla riproposizione in Aula dello stesso emendamento, con il rischio concreto che il testo del decreto sulle competività venga blindato e passi ponendo la fiducia. In questo caso - come sottolinea Forcieri - esiste la fondata speranza di inserire il finanziamento nel maxi emendamento governativo al decreto stesso.
Per ora il risultato è solo negativo: le fregate restano sul tavolo dei progettisti e una ipotesi alternativa, formulata dal sottosegretario alle Finanze Giuseppe Vegas, di inserimento del finanziamento della prossima legge finanziarie per il 2006, appare altamente rischiosa.
In base all'accordo con la Francia infatti il contratto con Fincantieri per la costruzione delle nuove navi, di cui restano ancora da definire specifiche importanti (come quella relativa ai motori per i quali sono in corsa Ge-Fiat Avio e Rolls Royce), dovrebbe essere siglato al più tardi entro settembre. Nel frattempo gli stabilimenti di Fincantieri a Riva Trigoso e al Muggiano (La Spezia) dove le dieci navi dovrebbero essere costruite rischiano (come emerso anche in una recente assemblea plenaria dei Consigli comunali del levante ligure) di affrontare le conseguenze di un vuoto produttivo che tutte le implicazioni occupazionali che ciò comporterebbe: la stima è di 2.350 posti a rischio.
Quindi, se la Francia decidesse di partire da sola con il progetto e l'Italia dovesse costruire in fase e tempi successivi le navi, peraltro indispensabili per la sopravvivenza stessa della Marina militare, il nostro Paese si troverebbe ad affrontare un volume enorme di extra-costi.
Infine, sempre la Francia si troverebbe insperatamente favorita dal rinvio italiano nella competitzione commerciale sui mercati internazionali approfittando in anticipo delle ricadute positive del progetto Fremm e delle possibilità dì collocare il nuovo prodotto navale su mercati terzi come quello greco e degli Emirati che paradossalmente avevano preso contatto con la parte italiana per sviluppare possibili forme di collaborazione. E secondo i firmatari l'emendamento bocciato ieri, lo stallo nel progetto delle Fregate europee ad altissimo contenuto tecnologico e con una pressochè assoluta valorizzazione del made in Italy, inciderebbe proprio

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