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Armi: cresce l'export italiano alla faccia della crisi

GB
Fonte: Unimondo - 07 aprile 2005

Nel generale declino del "made in Italy" si distingue l'industria armiera che anche quest'anno colleziona un portafoglio d'ordini dell'industria italiana di ben 948 autorizzazioni all'esportazione di armi da guerra, per un valore di 1.489.777.678,49 euro con un incremento del 16,18% ripetto allo scorso anno. In tre anni l'export di materiale bellico "made in Italy" è aumentato di oltre il 60%. Sono i dati che emergono dalla Relazione alla legge 185/1990 relativa all'anno 2004 che Unimondo ha ricevuto in anteprima dal Parlamento. Sette autorizzazioni del valore complessivo di oltre 700 milioni di euro, comprono quasi il 50% del totale. Due sono le principali: quella degli elicotteri NH-90 dell'Agusta verso la Norvegia per oltre 168 milioni di euro e quello della Mbda verso il Regno Unito per 170 milioni di euro (accordo siglato nel 2003 per la produzione in serie di sistemi terrestri e missilistici da parte di MBDA, un'azienda produttrice di missili in compartecipazione con Bae Systems, Eads, Finmeccanica). Da sole, queste due operazioni rappresentano il 22,73% del totale delle esportazioni definitive autorizzate.

Tra i principali destinatari delle autorizzazioni alle esportazioni definitive, il Regno Unito si attesta al primo posto, con il 15,52% di autorizzazioni, seguito dalla Norvegia (13,36%), Polonia (8,89%), Portogallo (8,55%), Stati Uniti (6,50%), Grecia (5,74%), Malaysia (5,02%), Repubblica Ceca (3,73%), Svezia (3,31%) e Turchia (3,24%). La Relazione sottolinea che «fra le autorizzazioni rilasciate, oltre a non esserci alcun paese rientrante nelle categorie indicate nell'articolo 1 della legge (cioè Paesi in guerra, sotto embargo internazionale, che si macchiano di gravi violazioni dei diritti umani o altamente indebitati), il Governo ha mantenuto una posizione di cautela verso Paesi in stato di tensione». Ma nell'elenco compaiono paesi dove vi sono violazion dei diritti umani tra cui Malaysia (5,02%) e Turchia (3,24%), stati in conflitto tra cui India (2,79%) e ancora la Cina, nonostante l'embargo Ue.

Il valore delle consegne effettuate («Esportazioni definitive») nell'anno 2004 è di circa 480,27 milioni di euro (nel 2003 erano 629,6 milioni) un calo dovuto ai "tempi di consegna" in quanto i sistemi d'arma complessi richiedono tempo per essere prodotti e assemblati

Dalla Relazione del ministero dell'Economia-Finanze si apprendo poi l'incremento notevole delle transazioni bancarie che questàanno raggiungono i 1.317,7 milioni di euro. Una dato che raddoppia quello dell'anno precedente quando le transazioni bancarie ammontavano a "soli" 722,2 milioni di euro. E nonostante la Relazione segnali come «problematica di alta rilevanza» l'atteggiamento assunto da buona parte degli istituti bancari nell'ambito della loro politica di responsabilità sociale d'impresa" in risposta alle pressioni della società civile confluite nella campagna "banche armate", due banche italiane da sole ricoprono oltre il 60% delle auotizzazioni: si tratta di Banca di Roma e Gruppo bancario San Paolo Imi. Torneremo prossimamente sull'argomento riportando i commenti degli esponenti della società civile da anni imnpegnati per il controllo dell'export italiano di armi. [GB]

Note: Articolo originale al link:

http://unimondo.oneworld.net/article/view/109044/1/
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