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Armi/Esclusivo: la Relazione 185 del 2005

VITA presenta in anteprima i dati della Relazione sull'export delle armi. Nel numero in edicola dal 15 aprile il report completo su un'altra annata d'oro per il business della Difesa
Benedetta Verrini e Riccardo Bagnato
Fonte: Vita.it - 07 aprile 2005

Un'altra annata "d'oro" per il portafoglio ordini dell'industria italiana della difesa.
Dalla Relazione alla legge 185/1990 relativa all'anno 2004, che sarà presentata nelle prossime settimane a Montecitorio e che Vita ha potuto vedere in anteprima, emerge che l'anno scorso sono state rilasciate, da parte del ministero degli Esteri, ben 948 autorizzazioni all'esportazione di armi da guerra, per un valore di 1.489.777.678,49 euro.
Rispetto al 2003 - che già era stata un'annata ricca, con oltre 1 miliardo e 200mila euro di autorizzazioni – l'incremento è stato pari al 16,18%.

Colpisce, in particolare, l'enorme ammontare di ciascun affare: basti pensare che appena l'1,01% delle autorizzazioni (7 in tutto su 948 complessive), è relativo a un valore pari a oltre 700 milioni di euro, quasi il 50% del totale.

Fra le esportazioni autorizzate ne emergono due di particolare valore: quella dell'Agusta verso la Norvegia per oltre 168 milioni di euro (si tratta probabilmente di un ordine relativo ai famosi elicotteri NH-90),e quello della Mbda verso il Regno Unito per 170 milioni di euro (si tratta probabilmente di un accordo siglato nel 2003 per la produzione in serie di sistemi terrestri e missilistici da parte di MBDA, un'azienda produttrice di missili in compartecipazione con Bae Systems, Eads, Finmeccanica). Da sole, queste due operazioni rappresentano il 22,73% del totale delle esportazioni definitive autorizzate.

Ma verso quali Paesi stranieri commercia l'Italia?
I principali destinatari delle autorizzazioni alle esportazioni definitive, il Regno Unito si attesta al primo posto, con il 15,52% di autorizzazioni, seguito dalla Norvegia (13,36%), Polonia (8,89%), Portogallo (8,55%), Stati Uniti (6,50%), Grecia (5,74%), Malaysia (5,02%), Repubblica Ceca (3,73%), Svezia (3,31%) e Turchia (3,24%).

Va notata la prevalenza, tra i primi 10 destinatari, di Paesi Nato o Ue: in questo senso, la stessa relazione sottolinea che “fra le autorizzazioni rilasciate, oltre a non esserci alcun paese rientrante nelle categorie indicate nell'articolo 1 della legge (cioè Paesi in guerra, sotto embargo internazionale, che si macchiano di gravi violazioni dei diritti umani o che sono indebitati n.d.r.), il Governo ha mantenuto una posizione di cautela verso Paesi in stato di tensione”.

E quanto effettivamente è stato esportato nel 2004?
Questo dato proviene dalle “Esportazioni definitive”, risultante dalla relazione sui movimenti doganali, che per l'anno 2004 ha registrato 830 “consegne” definitive, per un valore complessivo di circa 480,27 milioni di euro (nel 2003 erano 629,6 milioni).

In termini finanziari, infatti, non esiste una immediata correlazione tra il valore delle “autorizzazioni concesse”, quello delle “esportazioni definitive” (cioè le esportazioni effettivamente avvenute) e le “autorizzazioni alle transazioni bancarie”, principalmente a causa dello sfasamento temporale che esiste tra la richiesta ad esportare, l'effettiva spedizione delle armi (spesso si tratta di materiali e sistemi che richiedono anni per l'assemblaggio), e i pagamenti effettuati.

A proposito di pagamenti, poi, nel periodo preso in considerazione sono state autorizzate dal ministero dell'Economia-Finanze ben 749 transazioni bancarie, di cui 579 relative ad operazioni di esportazione definitiva per un ammontare pari a 1.317,7 milioni di euro. Un incremento notevolissimo, se si considera che nel 2003 le transazioni bancarie avevano movimentato 722,2 milioni di euro.

La relazione indica come “problematica di alta rilevanza” l'atteggiamento assunto da buona parte degli istituti bancari nell'ambito della loro politica di responsabilità sociale d'impresa.

“Tali istituti, infatti”, prosegue il report, “pur di non essere catalogati fra le cosiddette “nache armate”, hanno deciso di non effettuare più, o quantomeno, limitare significativamente le operazioni bancarie connesse con l'import o l'export di materiali d'armamento”. L'anno passato, lo ricordiamo, anche Banca Intesa ha annunciato l'uscita dal settore armi, dopo l'analoga decisione, negli anni precedenti, di grandi gruppi come Unicredito e Mps.

Ciò avrebbe comportato per l'industria della difesa “notevoli difficoltà operative, tanto da costringerle ad operare con banche non residenti in Italia” e con la conseguenza, secondo il Ministero, “di rendere più gravoso e a volte impossibile il controllo finanziario” delle operazioni normate dalla 185.

La classifica dei big dell'industria protagonisti delle operazioni nel 2004 mette in fila, rispettivamente: Agusta (514 milioni di euro di esportazioni autorizzate), MBDA 200 milioni), Alenia Marconi Systems (173 milioni), Oto Melara (152 milioni), Avio (71 milioni), Fincantieri Cantieri Navali (71 milioni), Selenia Communications (61 milioni) Whitehead Alenia Sistemi Subacquei (36 milioni) Galileo Avionica (35 milioni) Iveco (29 milioni).

Nell'anno che avrebbe dovuto mostrare le prime “conseguenze operative” delle modifiche alla legge 185, la relazione rileva che non sono ancora state effettuate operazioni di esportazione di materiali autorizzati con Licenza globale di progetto (il famoso “passaporto” per esportare armi con maggiore facilità nei paesi Nato e Ue).

Questi i primi, significativi, dati. Di certo, nel complesso report di oltre 500 pagine, che presto sarà discusso dalla Camera, si trovano altri dati estremamente significativi per capire dove va il fiorente mercato italiano degli armamenti.

Di questo, dei nuovi affari di Finmeccanica e della situazione delle banche italiane si parlerà nel numero del settimanale Vita in edicola il prossimo 15 aprile.

Note: Articolo originale su:

http://www.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=53760
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