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Il caso - L'America: abolirlo cambierebbe l'equilibrio nell'area

"Via l'embargo sulle armi". I perché dello scontro Usa-Ue

r.sta.
Fonte: La Repubblica - 22 marzo 2005

ROMA-Per Condoleezza Rice, che l'ha detto a Pechino con misurata fermezza, togliere l'embargo della vendita di armi alla Cina è un errore che «altera l'equilibrio dell'area». Ma gli rossori americani, rispetto alla decisione annunciata che l'unione europea si appresta a prendere entro l'estate, sono molto meno conpassati, Al Pentagono varie fonti citate anonimamente dal Financial Times non nascondono il fastidio per una «mossa cinica per aprire il mercato cinese alle aziende europee» che butta nel cestino «oltre un decennio di preoccupazioni per i diritti umani». E un recente rapporto della Cia mette per scritto il timore di più lunga gittata: «Crescenti legami con la Cina potrebbero alla fine spostare la fedeltà europea dal sessantennale status quo atlantico: «un'alleanza Ue-Cina, sebbene ancora improbabile, non è più impensabile"». Washington sembra teimere, più che il concreto significato bellico, che la rimozione del divieto posto nell'89 - all'indomani della repressione della rivolta studentesca di Tienanmen - sia l'inizio di uno smottamento geopolitico dell'antico partner verso il gigante asiatico.
Bruxelles, dal canto suo, minimizza. Al posto di un embargo colabrodo (il valore delle esportazioni belliche dal Vecchio continente è stato, nel 2003, pari a 416 milioni di euro) verrà una versione "rinforzata" del codice di condotta introdotto nel '98. che con un corpo trasparente di divieti specifici risulterà molto più efficace del teorico blocco. Senza portarsi dietro lo stigma associato a quest'ultimo (gli unici altri paesi presenti nella lista nera europea sono oggi la Birmania, il Sudan e lo Zimbabwe). E poi, come la Ue ha chiarito ufficialmente a dicembre scorso, «il risultato dell'eventuale rimozione non dovrà avere come effetto un aumento, né quantitativo né qualitativo, delle esportazioni di armi verso la Cina». Un argomento obiettivamente difficile da credere a Foggy Bottossii. Al netto degli equilibrismi diplomatici, tuttavia, il fronte europeo appare compatto. Capofila Germania e Francia, ma anche Italia e Gran Bretagna che, nonostante la salda partnership militare con gli Usa sono anche, assieme a Parigi, i responsabili della quasi totalità dell'export di armi verso Pechino. E potrebbero, in futuro, fornirle anche quei software e quei meccanisissi di controllo sofisticati che la Russia, principale fornitore seguito da Israele, non è stata sin qui in grado di darle. Colmando quel divario tecnologico che ancora resiste tra l'esercito di Taiwan, rifornito dall'America, e quello della Repubblica popolare.

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