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DIPLOMATIQUE SEI TAPPE PER LA DELICATA MISSIONE DEL SEGRETARIO DI STATO

Tra sorrisi e F-16, Condoleezza apre il tour asiatico Solo la Corea del Nord può rovinarle il viaggio

Affari in India e Pakistan, il punto caldo sarà la Cina, anche se la cautela è d'obbligo
21 marzo 2005
Fonte: Il Riformista - 17 marzo 2005

India, Pakistan, Afghanistan, Corea, Giappone, Cina. Le tappe del primo tour in Asia di Condy Rice, da quando è diventata segretario di Stato, delineano un viaggio con qualche difficoltà per un paese che ha sempre guardato con molta attenzione a Oriente. Secondo Condy, stando a quanto ha dichiarato prima di partire per il suo viaggio asiatico, gli Usa in Asia stanno vivendo «probabilmente le migliori relazioni con ogni singola potenza che abbiamo mai avuto». E' vero? Fino a un certo punto, anche se l'Amministrazione può effettivamente vantare diverse vittorie; l'Afghanistan, i rapporti più distesi con l'India, il patto d'acciaio siglato con il presidente pachistano Pervez Musharraf, divenuto la pedina principale nella lotta al terrorisino, sino alla fine delle restrizioni imposte dal Congresso alla collaborazione militare con Giacarta. Le cose sono un po' più complicate in Asia estremo orientale: con la Cina (ieri il presidente di Taiwan, rimasto silenzioso durante l'approvazione della legge anti secessione, ha alzato la voce, guarda caso proprio mentre Condy iniziava il suo viaggio). Per non parlare della Corea del Nord, un tassello del puzzle asiatico, notano gli osservatori, in mano a Pechino. E di cui Pechino si sta servendo per controllare il delicato equilibrio nella penisola coreana e non solo. Può darsi - qualche indizio già c'è - che Kim Jong Il faccia le bizze proprio mentre Condy è in Cina. Tra qualche giorno si saprà. Tutto bene in India, a leggere le dichiarazioni di rito. La Rice ha lodato a Delhi la strada negoziale che ha riavvicinato le due potenze nucleare dell'Asia del Sud, tre anni fa sul piede
di guerra, e l'accoglienza riservatale dagli indiani è stata di alto profilo. Ma sotto sotto ci sono diverse questioni. Ad esempio, ricordava ieri il Wall Street Journal, l'annosa questione degli F16. Dopo aver corteggiato gli Usa per anni, i pachistani hanno ricavato luce verde dal Congresso per l'acquisto, si dice, di alcune decine di caccia F16s, cui tengono molto. Finita l'epoca delle sanzioni votate anche dagli Stati
Uniti dopo i test nucleari del 1998, terminata la possibilità di una guerra tra i due paesi, siglati nuovi accordi di collaborazione dopo I'll settembre, i pachistanì stanno adesso aspettando di veder onorate le promesse. Gli Stati Uniti avrebbero allora optato per una doppia offerta: F16s al Pakistan, F16s all'India (anche lei sotto sanzioni, anche lei graziata). La mossa ha due risvolti: da una parte mette a tacere le rivalità e fa piacere a Delhi, dall'altra riconosce un sostanziale equilibrio e questo va incontro ai desiderata di Islamabad. Le commesse sarebbero comunque diverse. Gli indiani potrebbero comprare oltre un centinaio di apparecchi anche perché, dopo le prime forniture, parte della catena di montaggio passerebbe direttamente in India. Inoltre, visto che gli aerei costano tra i 30 e i 40 milioni di dollari, a seconda degli optional, Delhi potrebbe acquisire per la categoria più sofisticata. Ma ci sono una serie di ostacoli. Una parte dell'establishment militare non ne vorrebbe sapere degli F16s, senza contare che sull'india, uno dei maggiori acquirenti di armamenti russi, c'è il fiato sul collo di Mosca. Adesso che anche gli europei venderanno armi alla Cina (una missione Ue è in America in questi giorni a spiegame le ragioni), l'India diventa per i russi un partner ancor più strategico sul fronte della difesa.
Esauriti India e Pakistan, non troppo ci si può aspettare dal viaggio in Afghanistan, sino ad ora vetrina quasi esclusiva del capo della Difesa Donald Rumsfeld. A parte la retorica sull'avvento della democrazia nel paese dove in realtà continuano a comandare i warlord, non molto altro potrà uscire dalla visita di Condy. Il vero punto caldo del viaggio sarà dunque la Cina, passaggio che avverrà dopo una visita ai solidi amici coreani e, soprattutto, giapponesi. Con i quali gli Usa hanno qualche controversia commerciale ma che, tutto sommato, sono attualmente i veri paladini della dottrina Bush in Asia. Le acque forse si riscalderanno a Pechino. Oppure no, visto che sia gli Usa, sia l'Impero di mezzo sono assai cauti reciprocamente di questi tempi. Entrambi sembrano giudicare la vicenda Taiwan una tempesta in un bicchier d'acqua. Le questioni sono altre e difficilmente verranno fuori con la visita di Condy. Per il momento sembra che prevarranno i sorrisi sempre che Pyongyang, più o meno diretta, non ci metta lo zampino.

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