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Scontro con gli Usa per 55 velivoli dell´Agusta

Elicotteri, l´appalto dei misteri il Tar boccia la vendita top secret

Il governo autorizzò un contratto da 350 milioni di euro per fornire forze di polizia, vigili del fuoco e forestale Il 15 ottobre è arrivata l´ultima di una serie di sentenze che hanno annullato l´accordo: riservatezza ingiustificata Il governo Berlusconi sollecitò gli acquisti di mezzi "dual use", rendendo la società italiana destinataria della fornitura Continue proteste ufficiali degli Stati Uniti anche con una lettera destinata al sottosegretario Gianni Letta
Carlo Bonini
Fonte: La Repubblica - 18 ottobre 2004

Nelle pieghe della lotta al terrorismo, del dopo 11 settembre in Italia, si nasconde una storia di denari, segreti pseudo militari, protezionismo industriale e imbarazzi diplomatici, di cui nessuno parla volentieri. Una ricca commessa pubblica da 350 milioni di euro. Per quello che doveva essere l´acquisto di 55 elicotteri destinati a rinnovare le flotte non di un esercito in guerra, ma di Vigili del fuoco, Corpo forestale dello Stato, Polizia, Carabinieri, Guardia di finanza. Protetta per tre anni dal segreto militare, la commessa è stata sottratta dal governo alle regole dei pubblici incanti e affidata con trattativa privata alla Agusta Westland, società che fa capo a Finmeccanica. Chi con lei concorreva in gare d´appalto già indette, la società americana con capitali olandesi MD Helicopters inc. e il consorzio franco-tedesco Eurocopter sas, è stato estromesso. Perché quelle gare sono state cancellate con un tratto di penna. Per tre anni, il governo ha tirato diritto e oggi paga un prezzo. La giustizia amministrativa (Tar di Roma), il 15 ottobre, con l´ultima di una serie di pronunce, ha stracciato il contratto con l´Agusta, annullandone gli effetti e dichiarando abusive le mosse del governo, a cominciare dalla segretezza con cui le ha protette per non offrirne motivazione. L´Erario, la scorsa estate, è già stato condannato (sentenza del Consiglio di Stato) ad un primo risarcimento di 1 milione e mezzo di euro a favore di una delle aziende escluse, l´americana Md. Dei 55 elicotteri commissionati, 28 non sono mai arrivati, né arriveranno a breve. Il denaro già uscito dalle casse dello Stato dovrà in qualche modo rientrarvi. Nuove gare d´appalto, ammesso che esistano ancora le disponibilità finanziarie per farvi fronte, dovranno essere indette.
Che l´affare fosse opaco, prima della nostra giustizia amministrativa lo aveva intuito per tempo l´ambasciata americana in via Veneto. Nel dicembre del 2001, William Pope, allora numero due della rappresentanza diplomatica a Roma, oggi vicedirettore dell´Intelligence Antiterrorismo del Dipartimento di Stato, decide di scrivere a Gianni Letta, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Sono passati due mesi dal martedì di sangue delle Torri Gemelle e Washington osserva con un qualche sconcerto la rapidità con cui il ministro della Difesa Martino ha deciso di agitare il fantasma della Guerra al Terrore in una ricca commessa aeronautica che sollecita i legittimi appetiti anche di un´azienda americana come la Md. Si tratta di un ordinativo di 49 elicotteri mono e bi-turbina da destinare al Corpo Forestale dello Stato, già deciso nel dicembre del 2000 e per il quale ci si prepara a svolgere regolari gare di appalto per le quali hanno già presentato offerta Agusta, Md ed Eurocopters. Si tratta, soprattutto, del primo capitolo di un importante sforzo finanziario con cui le casse dello Stato si preparano a sostenere l´ammodernamento complessivo delle flotte delle Forze di Polizia e dei vigili del Fuoco per complessivi 140 elicotteri e una spesa che, nelle stime di allora, supera i 500 milioni di euro. Quei primi elicotteri da consegnare alla Forestale per «la lotta agli incendi boschivi» sono affare di chiara competenza del ministro delle Politiche agricole Gianni Alemanno. Ma, curiosamente, nell´ottobre del 2001, il ministro Martino chiede ad Alemanno che la gara venga sospesa, perché "motivi di sicurezza" consigliano procedure che assicurino alla Forestale «elicotteri dual use», capaci cioè di essere riconvertiti ad uso militare o, comunque, idonei ad essere integrati nel sistema di «difesa territoriale». William Pope è uomo di mondo. Intuisce che qualcosa non va per il giusto verso. Scrive a Gianni Letta: «Mi auguro che i criteri di aggiudicazione (della commessa, ndr.) siano aperti a tutte le aziende, a prescindere dalla loro nazionalità».
Le cose vanno altrimenti. La Commissione di gara del Corpo Forestale dello Stato (dove per altro ? come lamentano gli americani di Md e i franco-tedeschi di Eurocopter - siedono un colonnello capo del Reparto Elicotteri nazionali della Difesa e un´ex direttore generale del Registro Aeronautico Italiano il cui nipote è dirigente di una delle società del gruppo Agusta) annulla la gara. E lo stesso accade al Ministero dell´Interno, dove viene cancellato il bando per una commessa destinata ai Vigili del Fuoco. Nel marzo del 2002, liberato il terreno dalla concorrenza, il ministro dell´Interno di allora, Scajola, dopo una visita agli stabilimenti Agusta, sollecita Protezione civile e Corpo forestale ad avviare una trattativa privata con l´azienda che fa capo a Finmeccanica. In estate, il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi dispone con ordinanza che gli elicotteri della Forestale vengano acquistati senza ulteriore ritardo. In ottobre, con una direttiva, impone che «in materia di potenziamento delle flotte elicotteristiche delle Forze di sicurezza e di polizia», gli elicotteri da acquistare abbiano quelle caratteristiche "dual use" che, apparentemente, rendono Agusta unico possibile destinatario della commessa.
Chiuse in angolo, Md ed Eurocopter entrano nel ginepraio della giustizia amministrativa. I loro ricorsi al Tar di Roma e al Consiglio di Stato affinché le gare vengano riaperte, le loro istanze sospensive degli atti con cui il governo li ha esclusi dall´affare vengono accolti. Ma i tempi della giustizia non sono quelli dell´esecutivo. E, regolarmente, ciò che viene dichiarato illegittimo da un giudice si è già consumato. Nessuno, soprattutto, riesce a comprendere cosa diavolo c´entri l´11 settembre con l´acquisto di quegli elicotteri. Neppure il ministro della Difesa che pure si è mosso per primo, ma che, a questo punto, interpellato da Alemanno, rifiuta la segretazione dei contratti. Anche perché si scopre che a rendere "dual use" un elicottero, qualunque sia l´azienda costruttrice, non sono altro che «otto cavetti per la predisposizione di un sistema di navigazione che renda il mezzo identificabile da mezzi della difesa militare». Una stupidaggine da 1.000 euro.
Il 3 febbraio del 2003, l´ambasciata americana bussa una seconda volta a Palazzo Chigi. Questa volta è il nuovo ambasciatore Mel Sembler a prendere carta e penna. «Mi auguro ? scrive ? che i criteri di scelta dei nuovi elicotteri siano improntati alla massima trasparenza». I suoi dubbi hanno più di una ragione. Due mesi prima, sull´affare degli elicotteri la Commissione europea per la concorrenza ha avviato una procedura di infrazione contro il nostro governo. In Parlamento, il vicepresidente della Camera Publio Fiori, prima, la Margherita, poi, hanno chiesto conto non solo del perché siano state cancellate le gare a favore della trattativa privata con l´Agusta, ma anche i motivi per i quali il Ministero dell´interno (dove a questo punto siede Giuseppe Pisanu), disturbato da tanta attenzione, e a differenza di quello della Difesa, abbia deciso di segretare gli atti con cui si prepara a chiudere i contratti con l´azienda che fa capo a Finmeccanica.
Il rumore che l´affare solleva non serve a dissuadere chi ha fretta di chiudere. Palazzo Chigi procede spedito. Ministero dell´Interno e Ministero dell´Agricoltura sono conseguenti. Tra la fine del 2002 e il primo semestre 2003 firmano i loro contratti a trattativa privata con Agusta. La torta ? 350 milioni di euro per 55 elicotteri ? è tutta della società che fa capo a Finmeccanica. E poco importa che la scelta protezionista che viola le regole della concorrenza procuri guai alle casse dello Stato.
Nel giugno scorso, il Consiglio di Stato dichiara infatti nullo il contratto tra Agusta e Ministero dell´Interno per la fornitura degli elicotteri ai vigili del fuoco e, non potendo impedirne gli effetti (dal momento che 12 elicotteri sono già stati consegnati) condanna l´Erario a risarcire all´americana Md un milione e mezzo di euro, il 2 per cento del valore della commessa. Di più: il Corpo Forestale dello Stato dovrà riaprire la gara congelata nell´autunno del 2001, sempre che abbia ancora le risorse per onorare l´appalto, visto che quel denaro è stato già in parte speso per l´acquisto di elicotteri Agusta su disposizione di Palazzo Chigi nell´estate 2002. Nei giorni scorsi, poi, l´ultima mazzata. Il 15 ottobre, caduta la foglia di fico della segretazione degli atti (non c´è nessun segreto militare da proteggere su quegli elicotteri), il Tar di Roma annulla la commessa, chiusa nell´estate 2003, da 200 milioni di euro per i 27 elicotteri destinati alle forze di Polizia. L´avvocato Luca Mazzeo, che assiste l´avvocato Luigi Manzi e, con lui, da tre anni condivide il calvario della statunitense Md, chiosa: «Nel Paese amico dell´America, l´America non solo non è stata favorita, ma addirittura punita per ragioni che nulla c´entrano con l´11 Settembre. Chiedevamo, paradossalmente per conto degli americani, l´applicazione delle norme europee sulla libera concorrenza. Ci eravamo illusi che a qualcuno importassero. I giudici amministrativi ora ci ridanno una speranza». Se l´Agusta esca o meno definitivamente sconfitta da questa vicenda si vedrà. Per il momento vale la pena registrare una coincidenza. Giovedì scorso, mentre il Tar di Roma si preparava a cancellare la commessa, il gruppo Finmeccanica, cui Agusta fa capo, annunciava il suo nuovo vice presidente esecutivo: Giovanni Castellaneta, consigliere diplomatico di Berlusconi.

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