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Banche "armate", il governo dimentica la tabella

Riccardo Bianchi
Fonte: Il Venerdì di Repubblica - 18 maggio 2012

I caccia Typhoon, elicotteri da combattimento e da aviotrasporto, portaerei e unità navali, ma anche cannoni, sistemi missilistici e tecnologie di ultima generazione per guerre che si combattono sempre più a distanza. L'Italia dovrà anche prepararsi ad altri mesi di sacrifici, ma c'è un settore che è già ripartito sulle ali dei suoi prodotti. L'export di armi nel 2011 non ha infatti risentito della crisi ed è volato, è il caso di dirlo, con un +5,2 per cento rispetto all'anno precedente, superando quota 3 miliardi di euro.
A quanto pare, mentre a Roma fa discutere l'acquisto dei 130 caccia F-35 da quindici miliardi, altri Paesi non si fanno di questi problemi e vanno avanti comprando, soprattutto i velivoli delle società di Finmeccanica: al centro di scandali, ma anche in testa alle classifiche di vendita. E sul podio degli acquirenti, tra Algeria e Turchia, spicca Singapore: che la Cia descrive come uno dei territori più armati del Pianeta. Export italiano
L'ultimo rapporto riassuntivo sulle autorizzazioni agli export bellici non ha brillato, però, per chiarezza. Era il primo del governo tecnico, è stato anche il primo senza la tabella delle "banche armate", vale a dire il documento che elenca gli istituti che fanno da intermediari nel commercio bellico. Il report è uscito con tre settimane di ritardo rispetto ai tempi previsti dalla legge 185 del 1990, e manca anche la tabella che riportava gli armamenti venduti a ciascuno Stato.
"Qualche anno fa, grazie a quelle schede abbiamo capito che i nostri elicotteri destinati all'India sarebbero stati rivenduti alla Birmania, Stato sotto embargo, e abbiamo fermato l'operazione" spiega ora Francesco Vignarca, della Rete per il Disarmo e giornalista di Altreconomia. Ora si dovrà aspettare il rapporto completo, duemila pagine scannerizzate, che quindi non permettono una veloce ricerca sul computer, ma dovranno essere stampate e lette: "Ci vorranno mesi, e a quel punto i traffici saranno già andati in porto".
Intanto, in Parlamento si discute proprio di riformare la legge 185. Già il governo Berlusconi, forte di un richiesta di riordino delle regole arrivata da Bruxelles, aveva provato ad affidare all'esecutivo la riscrittura delle norme sul mercato delle armi, finora in mano al Parlamento. Ora il ministro della Difesa Di Paola riprova a far passare un riforma che affidi la concessione di tutte le autorizzazioni ai palazzi ministeriali. Gli uomini di Monti parlano di semplificazione, ma secondo Augusto Di Stanislao, deputato dell'Idv, è "solo un modo per togliere vincoli e controlli".

 

 

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