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Corsa al riarmo, un ritorno al passato

Severino Galante
Fonte: Aprile online - 21 gennaio 2008

Parisi ha confermato l'esistenza, sconosciuta all'opinione pubblica, di un programma per la costruzione di tre nuove portaelicotteri d'assalto anfibio (LHD). La prova che si sta riaffermando una concezione militarista e aggressiva della difesa, che non viene discussa in Parlamento e nel paese e che richiama tragedie storiche

Rispondendo ad una mia interrogazione parlamentare in merito, il ministro della Difesa ha confermato l'esistenza, pressoché sconosciuta all'opinione pubblica, di un programma per la costruzione di tre nuove portaelicotteri d'assalto anfibio, dette tecnicamente LHD (Landing Helicoper Dock). Si tratta di una notizia importante, in primo luogo perché è significativa di una nuova corsa agli armamenti e del conseguente aumento esponenziale delle spese militari: 5.080 miliardi previsti per nuovi sistemi d'arma solo nel 2008, il 32% in più del 2007, superiore alla spesa in armamenti della Germania, che pure ha un Pil di un terzo maggiore del nostro. E, in secondo luogo, perché rappresentativa del cambiamento non solo della politica militare-industriale dell'Italia ma anche, implicitamente, della sua politica estera.
Secondo la rivista Analisi Difesa, la Forza di Proiezione dal Mare della Marina si baserà, a medio termine, su una forza composta di 2 portaerei e 3 LPD (Landing Platform Dock) - situazione già raggiunta quest'anno- e, sul lungo periodo, su una forza di 2 portaerei, 3 LPD ed una LHD. Le LHD sono navi molto più grandi e potenti delle LPD. Infatti, mentre le LPD sono navi per operazioni anfibie che imbarcano anche elicotteri, le LHD sono vere portaelicotteri d'assalto anfibio. Le attuali LPD italiane hanno un dislocamento di 8mila tonnellate, la futura LHD raggiungerebbe, invece, secondo Military Technology, le 18-20mila tonnellate, secondo il ministero della Difesa le 16mila tonnellate, in ogni caso diventerà la seconda nave della flotta italiana. Le operazioni anfibie e di trasporto nel corso delle missioni all'estero, in cui fino ad ora è stato coinvolto il nostro paese, sono state egregiamente svolte dalle 3 LPD. La nuova LHD moltiplicherebbe, invece, il potenziale offensivo della flotta italiana, già notevolmente accresciutosi con la recente introduzione di una seconda e più grande portaerei, la Cavour, raggiungendo così una potenza bellica che va ben al di là delle necessità imposte sia dalla difesa del territorio nazionale, sia dalla partecipazione a missioni umanitarie all'estero. Tale eccedenza risulterebbe ancora più sproporzionata con l'aggiunta delle altre due navi dello stesso tipo.
Portaelicotteri
A queste problematiche si aggiunge il fatto che il progetto di una o più LHD non risulta scaturire da alcuna programmazione derivante a sua volta dalla definizione di un preciso modello di difesa, discusso ed approvato dal Parlamento. Solo in questo modo, infatti, dovrebbero essere pianificate le necessità delle FF.AA., sia in termini di mezzi che di uomini. Al contrario, si sta affermando una tendenza secondo la quale la scelta dei sistemi d'arma avviene attraverso un processo decisionale in cui il Parlamento è ristretto in un ruolo di mera ratifica finale di scelte svolte altrove e cioè negli uffici degli stati maggiori e nei consigli d'amministrazione delle aziende belliche. Alla mia interrogazione parlamentare il ministro della Difesa ha risposto giustificando la scelta addirittura con esigenze, non solo di trasporto truppe, ma anche di "protezione civile". Ora, pur ammettendo che tali navi possano essere utilizzate in caso di calamità naturali, come già avvenuto con le attuali LPD, la loro funzione è essenzialmente di tutt'altro segno.

La realizzazione di navi di questo tipo si inquadra in quella che viene definita "rivoluzione militare", ovvero la trasformazione delle Forze Armate da strumenti di difesa a strumenti di proiezione di forza all'estero. Ciò comporta la riduzione della componente del personale a vantaggio dell'aumento della componente in mezzi. Le Forze Armate vengono così proiettate nella nuova "era delle spedizioni", come la chiamano gli esperti degli stati maggiori, in cui la politica estera verrà sempre più contrassegnata dal ritorno in auge della "politica di potenza". Bisognerebbe ricordare, però, che la pratica della politica di potenza, basata anche sulla grandezza delle flotte come metro di misura della stessa, ha portato nel passato tanti disastri al nostro paese, e rendersi conto che in futuro, se non scongiurata, porterà alti costi in termini finanziari, politici ed umani. Proprio per evitare questa deriva, c'è bisogno che, quanto prima, le Commissioni Difesa di Camera e Senato, a partire dalle reali esigenze della difesa italiana ed in coerenza con la Costituzione, comincino una discussione sul modello di difesa e sui limiti di forza entro cui deve rientrare, che porti successivamente ad affrontare tale questione nelle aule parlamentari. Quella della difesa è una questione decisiva per la vita di un paese e non può essere lasciata alla discussione e, meno che mai, alle decisioni di tecnici ed esperti.

Note: Articolo al link http://www.aprileonline.info/5960/corsa-al-riarmo-un-ritorno-al-passato
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