Dichiarazione in occasione del 5° anniversario dell’inizio del conflitto in Yemen
- 24 marzo 2020
DICHIARAZIONE STAMPA - Berlino/Roma/Sana’a, 24 marzo 2020
Dichiarazione in occasione del 5° anniversario dell’inizio dell'intervento militare guidato dall'Arabia Saudita e dagli Emirati Arabi Uniti in Yemen da parte del Centro europeo per i diritti costituzionali (ECCHR), Mwatana for Human Rights (Mwatana) e della Rete Italiana per il Disarmo (RID).
Il 26 marzo 2015, il conflitto armato già in corso in Yemen si è intensificato nel momento in cui una Coalizione militare guidata dall'Arabia Saudita e dagli Emirati Arabi Uniti ha avviato una campagna di bombardamenti a sostegno del governo internazionalmente riconosciuto del presidente yemenita Abd Rabbuh Mansur Hadi. I bombardamenti continuano ancora oggi.
Tutte le parti in conflitto si sono rese responsabili di gravi violazioni del diritto internazionale umanitario. Numerosi attacchi indiscriminati e sproporzionati condotti dalla Coalizione militare guidata da Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti hanno ucciso e ferito migliaia di civili, distrutto infrastrutture fondamentali e contribuito al peggioramento della crisi umanitaria dello Yemen proprio a partire dal 2015. A più riprese la Coalizione ha preso di mira aree civili e strutture, comprese case, scuole e ospedali, con un impatto devastante sul sistema sanitario. L'Europa ha una responsabilità in questo: alcuni Paesi e aziende traggono persino profitto da questa guerra producendo o fornendo armi ai Paesi che conducono attacchi nello Yemen.
L'8 ottobre 2016 un attacco aereo a Deir Al-Hajari, nello Yemen nord-occidentale, ha ucciso una famiglia di sei persone, tra cui quattro bambini. Tra le macerie è stato trovato un gancio di sospensione prodotto dalla RWM Italia S.p.A., una consociata italiana del produttore tedesco di armi Rheinmetall AG. E’ quindi provato che forniture europee siano state utilizzate per eseguire questo attacco aereo contro i civili. Nonostante numerose evidenze sulle violazioni del diritto umanitari internazinale da parte degli attacchi aerei della Coalizione militare, RWM Italia ha esportato un gran numero di bombe della serie MK80 in Arabia Saudita e negli Emirati Arabi Uniti tra il 2015 e il 2018. Sono stati trovati resti di questo tipo di bombe in diversi siti di attacchi aerei in tutto lo Yemen.
L'organizzazione yemenita Mwatana per i diritti umani, l’italiana Rete Disarmo e il centro ECCHR in Germania hanno da tempo chiesto alla magistratura italiana di indagare a fondo sulle potenziali responsabilità di RWM Italia e dell'Autorità nazionale italiana sull'esportazione militare (UAMA - Unità per le autorizzazioni sui materiali d'armamento) a riguardo degli illeciti attacchi della Coalizione nello Yemen, che potrebbero anche equivalere a crimini di guerra. Nell'Aprile 2018 le suddette organizzazioni hanno presentato una denuncia penale contro RWM Italia e UAMA presso la Procura della Repubblica di Roma. Un anno e mezzo dopo, il Pubblico Ministero ha chiesto l’archiviazione del caso, invece di condurre una valutazione completa dei fatti. Ma la popolazione dello Yemen merita un esame adeguato del ruolo dell'Italia negli attacchi aerei. Mwatana, Rete Disarmo ed ECCHR hanno dunque presentato appello alla decisione del Procuratore e finalmente nel febbraio 2020 è stato nominato un Giudice decidere a riguardo del caso. Ora l'Ufficio del Giudice per le indagini preliminari di Roma deciderà, dopo un’audizione delle parti, se le indagini possano o meno continuare.
La legge italiana 185/1990 vieta le esportazioni di armi verso le Paesi in stato di conflitto armato, così come fanno la Posizione Comune dell'UE sul controllo delle esportazioni di armi (2008) e il Trattato Internazionale sui trasferimenti di armi (ATT - 2014). Anche il Diritto penale internazionale è rilevante ai fini della valutazione della legalità delle esportazioni di armi in conflitti come lo Yemen. E non sono state solo le armi italiane ad essere utilizzate nello Yemen: aziende con sede in Germania, Francia, Spagna e Regno Unito hanno fornito alla Coalizione guidata da Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti armi, munizioni o supporto logistico. Le aziende europee stanno quindi traendo beneficio dal dolore di milioni di persone.
Oltre a derivare un proprio profitto da una guerra queste Compagnie la stanno di fatto alimentando, e contribuendo dunque portando alla peggiore crisi umanitaria del mondo con milioni di civili che muoiono di fame, si ammalano e muoiono. La potenziale complicità delle aziende e delle autorità statali in questi crimini deve essere investigata a fondo. Questo è il motivo per cui Mwatana, Rete Disarmo ed ECCHR non solo hanno condotto un’azione congiunta per promuovere un'indagine in Italia, ma hanno anche presentato nel Dicembre 2020 - in associazione con altre Organizzazioni della società civile europea - una Comunicazione alla Corte Penale Internazionale dell’Aia. Le Organizzazioni coinvolte in tale iniziativa chiedono alla CPI di indagare sulla responsabilità delle autorità italiane e di RWM, come così come su quelle di industrie a produzione militare come Rheinmetall AG (Germania), Airbus Defence and Space GmbH (Germania), BAE Systems Plc. (Regno Unito) e Leonardo S.p.A. (Italia).
Allegati
- Infografiche Yemen (6382 Kb - Formato zip)Rete DisarmoInfografiche Giornata di Azione "War in Yemen - Made in Europe" del 25 marzo 2020