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“Stop armi italiane in Yemen”. Nessuna risposta del Ministro Di Maio a richiesta di incontro.

Le Organizzazioni della società civile rilanciano le preoccupazioni per la situazione in Yemen e per il ruolo dell’Italia nel conflitto yemenita, chiedendo al nostro Paese di spendersi con maggiore forza e produttività per la pace in quel martoriato Paese.
27 novembre 2019
Fonte: Amnesty International Italia - Comitato Riconversione RWM - Fondazione Finanza Etica, Movimento dei Focolari - Oxfam Italia - Rete Italiana per il Disarmo - Rete della Pace - Save the Children Italia - 27 novembre 2019

Il mese scorso Amnesty International Italia, Comitato Riconversione RWM, Fondazione Finanza Etica, Movimento dei Focolari, Oxfam Italia, Rete Italiana per il Disarmo, Rete della Pace, Save the Children Italia hanno richiesto un incontro al Ministro degli Esteri On. Luigi Di Maio. Al momento nessun riscontro positivo è giunto in tal senso. Le Organizzazioni della società civile rilanciano le preoccupazioni per la situazione in Yemen e per il ruolo dell’Italia nel conflitto yemenita, chiedendo al nostro Paese di spendersi con maggiore forza e produttività per la pace in quel martoriato Paese.

Stop armi italiane in Yemen
Nella lettera, inviata il 7 ottobre da numerose organizzazioni della società civile al Ministro degli Esteri Di Maio, sono state inserite richieste chiare sul ruolo positivo dell’Italia in Yemen, dopo la decisione governativa appresa dai media a metà 2019 sulla sospensione dell’invio di bombe d’aereo e missili verso Arabia Saudita ed Emirati Arabi. Nella stessa lettera si era fatto richiamo alle posizioni espresse sul tema dallo stesso Ministro e nel programma del nuovo Governo.

Nonostante tale posizione e le nostre sollecitazioni, ad oggi nessun riscontro positivo ad un incontro è ancora arrivato dal ministro Di Maio. Proprio per il significativo impegno che il Ministro di Maio (e il Movimento 5 Stelle tutto) ha profuso in questa battaglia, riteniamo opportuno che sia lo stesso Ministro in prima persona ad incontrare la società civile per illustrare direttamente la posizione del governo sui vari aspetti che coinvolgono la crisi in Yemen.

Le nostre organizzazioni reiterano pertanto la richiesta di un incontro al Ministro degli Esteri per poter discutere con lui di uno dei più gravi scenari di crisi attuali, tornando a chiedere all’Italia di:

  • sospendere immediatamente ogni autorizzazione all’esportazione di tutte le tipologie di armi verso le parti in conflitto in Yemen, incluse le autorizzazioni già rilasciate. Non basta, infatti, fermare bombe d’aereo e missili, ma serve bloccare tutte le forniture;
  • sospendere immediatamente ogni autorizzazione all’esportazione verso tutti gli attori coinvolti nel conflitto in Yemen, non solo Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti;
  • promuovere un’azione di embargo sugli armamenti a livello europeo (ipotesi presente anche nella mozione Parlamentare che aveva determinato la presa di posizione del Governo);
  • promuovere iniziative concrete per la risoluzione diplomatica e multilaterale del conflitto in corso in Yemen, attraverso un nuovo ciclo di negoziati di pace sotto l'egida delle Nazioni Unite;
  • incrementare significativamente l’impegno finanziario nel sostenere il Piano di risposta umanitario delle Nazioni Unite;
  • sostenere alternative lavorative per il Sulcis-Iglesiente e tutte le aree italiane soggette al “ricatto” occupazionale del settore degli armamenti in particolare rifinanziando il Fondo per la Riconversione previsto dalla legge 185/90 ed attivando piani e programmi occupazionali fondati sullo sviluppo sostenibile (Agenda 2030).

Come si può facilmente constatare dalla lista di temi sottoposti all’attenzione del Ministro, intenzione della nostra lettera era quella di ottenere un incontro non solo per approfondire le questioni “tecniche” dello stop delle vendite ad Arabia Saudita ed Emirati Arabi – anche se ad oggi non sono stati diffusi tutti i dettagli su come sia stata impostata e implementata la decisione - ma soprattutto per discutere in maniera ampia e costruttiva, con la massima autorità di politica estera del nostro Paese, il ruolo positivo che l’Italia potrebbe avere nella risoluzione della crisi in Yemen.
Va inoltre ricordato, che al di là della legge italiana 185/90 che regola l’export di armamenti, l’Italia ha ratificato anche il Trattato ATT sul commercio internazionale di armi che prevede una valutazione anche dei soli “rischi” di violazione dei diritti umani derivanti da tale commercio, e pertanto ha l’obbligo morale di giocare un ruolo chiave nel controllo dell’export di armamenti.

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