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Armi e spese militari Africa, un affare da oltre 50 miliardi di dollari nel solo 2014

Secondo il Stockholm International Peace Research Institute le spese militari d'Africa nel 2014 sono di 50, 2 miliardi, 20,1 in nord Africa e 30,1 nella zona sub sahariana. L'Archivio Disarmo diffonde uno studio sulle oltre 13 guerre del continente, sulle armi che servono per combatterle e sul mercato nero di armi definite "leggere": le più usate nelle guerre d'Africa e non solo. E l'Italia è il secondo esportatore del mondo, dopo gli Usa.
Marta Rizzo
Fonte: Repubblica.it - 18 novembre 2015

Oltre 13 sono i conflitti in corso nel continente africano. Usa, Russia, Cina, Germania e Francia, UK, Spagna e Italia e Ucraina, Israele:  questi i principali paesi che, secondo dati del Sipri (Stockholm International Peace Research Institute), forniscono armi per combattere tutte le guerre di un solo continente. Con la novità dell'Ucraina: divenuta il terzo esportatore di armi nel continente. La spesa militare ha superato nel 2014 i 50 miliardi, mentre milizie e gruppi terroristici riescono a guadagnare fino a 289 milioni di dollari l'anno da traffici clandestini di armi e materie prime. L'Archivio Disarmo diffonde un lungo studio sulla situazione (pubblicato per intero su Nigrizia di novembre).

armi africa In un solo continente più di 13 guerre. "Oggi sono in atto 13 situazioni conflittuali di varia intensità, in Africa - rileva Maurizio Simoncelli, vicepresidente dell'Istituto di Ricerche Internazionali Archivio Disarmo e autore del dossier sulle armi in Africa -  Due nel nord Africa (Egitto e Libia) e undici nell'Africa subsahariana Repubblica Centroafricana, Etiopia, Sudan, Sud Sudan, Repubblica Democratica del Congo, Mali, Sahel, Nigeria, Somalia, Sudan, Uganda. Altri conflitti armati, con un numero minore di vittime, in diversi altri paesi come la Tunisia o l'Algeria. Se si calcolano le guerre interstatali (quelli tra due gruppi armati organizzati, gli atti di violenza unilaterale da parte di forze armate regolari o irregolari contro civili) si osserva che gran parte dell'Africa combatte.

Usa, Cina, Russia e parte d'Europa gli esportatori principali. Per fare la guerra servono grandi quantità di armi e di munizioni. I dati elaborati dal Sipri dicono che tra il 2010 e il 2014 l'89% del mercato mondiale è dominato da Stati Uniti (31%), Russia (27%), Cina (5%), Germania (5%), Francia (5%), Gran Bretagna (4%), Spagna (3%), Italia (3%), Ucraina (3%) e Israele (2%): questi i 10 paesi che detengono la quasi totalità del mercato mondiale.

La new entry in Africa subsahariana: l'Ucraina. Nella sola Africa, in particolare nell'area nordafricana e subsahariana, un ruolo di primo piano è rivestito dall'Ucraina, che copre quasi 1/3 delle vendite totali dell'area, seguita da Francia, Cina e  Russia (tutte con il 14%), nonché dall'Italia (con il 7%). Nella sola zona subsahariana, nell'Africa il maggior esportatore d'armi resta l'Ucraina (29%), seguita da Cina (10%) e Israele (4%). Nell'analizzare uno tra i nuovi maggiori esportatori nel continente, si scopre che i  clienti dell'Ucraina sono l'Algeria, la Repubblica Centroafricana, il Ciad, la Repubblica Democratica del Congo, l'Egitto, la Guinea Equatoriale, il Mali, il Marocco, il Mozambico, il Niger, la Nigeria, il Ruanda, il Sudan, la Tanzania, l'Uganda, lo Zambia, nonché un paese africano non identificato, col quale lo stato ucraino commercia in modo meno trasparente. "Un arsenale enorme - dice Simoncelli - di cui è possibile comprendere l'importanza strategica, motivo dello scontro in atto con la Russia di Putin, anch'essa grande acquirente delle fabbriche ucraine (nell'ultimo decennio, 264 motori, 34 aerei da trasporto, 100 missili terra-aria)".

Retaggi colonialisti e nuovi mercati. Nel nord Africa mediterraneo, la parte del leone, la fa la Francia (14%), seguita da Russia (11%) e Italia (5%). "Si può notare - spiega Simoncelli - come tali vendite siano fortemente connesse non solo con i legami storici (la presenza coloniale francese in Nord Africa, le forniture sovietiche ai paesi del centro Africa in funzione antioccidentale), ma anche con i nuovi rapporti economici (basti pensare alla penetrazione cinese)".

Armi in Africa Gli importatori: Algeria, Marocco, Sudan. Nell'ultimo quinquennio, i maggiori acquirenti di armi in Africa sono Algeria (30%), Marocco (26%) e Sudan (6%). Nell'area subsahariana è confluito il 42% delle importazioni globali africane: il Sudan è al primo posto, seguito dall'Uganda.

Francia e Russia e le nuove tendenze: l'Algeria. L'Africa importa anche dalla Francia e dalla Russia, che vi inviano rispettivamente il 21% e il 12% del proprio export. I clienti della Russia sono Algeria, Angola, Burkina Faso, Botswana, Etiopia, Ghana, Libia, Marocco, Mozambico, Namibia, Sudan, Sudafrica e Uganda. I legami col passato, poi,  non sono il solo motore del commercio di armi tra Europa e Africa. Lo dimostra il caso dell'Algeria, che acquista le armi soprattutto dalla Russia, più che dalla Francia, com'era in passato: è il terzo principale cliente della Russia (assorbendone l'8% dell'export tra il 2010 e il 2015). La graduatoria dei primi venti importatori mondiali di armi mostra che l'Algeria, nel 2014, è al diciannovesimo posto, con acquisti di armi nel 2013 per il 91% dalla Russia, per il 3% dalla Francia e per il 2% dall'UK. Secondo il Sipri, l'Algeria ha aumentato le sue importazioni del 3% .

Armi "leggere": le più usate nelle guerre contemporanee. Le armi più usate nei conflitti d'Africa e del mondo sono malamente definite "piccole e leggere". Comprendono armi leggere collettive: trasportate da due persone, un animale o un veicolo leggero (mitragliatori pesanti, lanciagranate e lanciamissili portatili, pezzi d'artiglieria e mortai antiaereo e antimissile con calibro inferiore a 100 mm); armi di piccolo calibro individuali: trasportabili da una persona; armi ad uso sportivo, per la caccia o per difesa personale (revolver, pistole, fucili, pistole mitragliatrici, mitra, carabine); munizioni ed esplosivi. Le guerre contemporanee si svolgono prevalentemente nelle aree abitate tra forze statali e milizie irregolari, con obiettivo prevalente di civili: le armi "leggere" sono le più indicate, dunque: facili da usare, da trasportare, da aggiustare e dai costi contenuti. Ancor meno, poi, costano le munizioni per farle funzionare per bene

L'Italia al 2° posto tra gli esportatori di small arms. "L'Italia, secondo lo Small Arms Survey 2015 (l'annuario del centro studi internazionale di Ginevra), non solo è al secondo posto a livello mondiale, ma ha quasi raddoppiato le sue esportazioni, passando dai 323 milioni di dollari del 2001 ai 544 nel 2012 che, in tutto il periodo considerato, arrivano a 5.700 milioni di dollari. I ricavi della Beretta Holding, leader del settore, sono passati da 481,8 milioni di euro del 2011 a 623,6 milioni di euro nel 2014. Al livello internazionale, secondo il database ONU del commercio (ONU Comtrade), i principali esportatori di armi leggere (quelli con esportazioni annuali superiori ai 100 milioni di dollari) sono Usa, Italia, Germania, Brasile, Austria, Corea del Sud, Russia, Cina, Belgio, Repubblica Ceca, Turchia, Norvegia e Giappone. "Ma è molto difficile conoscere i dati relativi a questo settore, che giungono peraltro con diversi anni di ritardo - spiega Simoncelli -, a causa di un'informazione assai poco trasparente e anche di un fiorente mercato nero".

I mercenari d'Africa muovono miliardi di dollari. Il guadagno dei mercenari di armi è enorme. E questo spiega anche le ragioni per cui tutti questi conflitti in un solo continente non facciano neanche sollevare un sopracciglio alla cosiddetta "comunità internazionale", che osserva impettita e distratta i massacri di centinaia di migliaia di civili - tre quarti dei quali donne e bambini - costretti poi ad ingrossare il già enorme "fiume umano" di profughi in rotta verso l'Europa. In totale, milizie e gruppi terroristici impegnati nei conflitti in corso in Africa possono guadagnare tra i 111 e i 289 milioni ogni anno dal loro coinvolgimento nel commercio illegale di carbone. Considerate le ricchezze africane, dal petrolio al coltan, dall'oro ai diamanti, le cifre ipotizzabili appaiono ancora di maggiore rilevanza. Un volume enorme di denaro, confermato da una relazione di esperti, presentata alla Conferenza dei ministri ad Abuja, nel marzo 2014, che afferma che i flussi finanziari illegali dall'Africa (che riguardano i traffici totali del continente e non soltanto le armi) ammontano almeno a circa 50 miliardi di dollari l'anno. "Tale cifra - precisa Simoncelli -  è probabilmente sottostimata".

Note: Articolo al link http://www.repubblica.it/solidarieta/emergenza/2015/11/18/news/armi_africa_un_affare_di_oltre_50_miliardi_di_dollari_nel_solo_2014-127647339/
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